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 2014  giugno 03 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Federica Mogherini
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro degli Affari regionali è Maria Carmela Lanzetta (senza portafoglio)
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente facente funzioni dell’ Egitto è Adly Mansour
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

I re si dimettono per iscritto, e il re di Spagna non ha fatto eccezione. Ecco la lettera recapitata al consiglio dei ministri ieri, e che non c’è bisogno di tradurre, data la somiglianza tra le due lingue: Palacio de la Zarzuela, 02 de junio de 2014 A los efectos constitucionales procedentes, edjunto el escrito que leo, fermo y entrego al Señor Presidente del Gobierno en este acto, mediante el cual le comunico mi decisón de abdicar la Corona de España. El Rey de España don Juan Carlos I de Borbón.

Tutto qui?
Il re è poi apparso in televisione: «Abdico per aprire una nuova tappa di speranza in cui si combinano l’esperienza acquisita e l’impulso di una nuova generazione». Il successore è il figlio Felipe, principe delle Asturie, 46 anni, sposato con la nostra collega Letizia Ortiz Rocasolano, 41 anni, giornalista della carta stampata e anchor-woman televisiva (Bloomberg Tv, Cnn Plus e infine Televisión Española), repubblicana figlia di repubblicani – il padre Jesu era giornalista e militante di Izquierda Unida e la madre era infermiera sindacalista –, divorziata, anoressica e forse stufa del marito. Si spettegola sul matrimonio e si sostiene che lei rifiuterà il titolo di regina. Felipe ha la laurea in Giurisprudenza e ha preso un master in America a Georgetown. Nel suo discorso in tv il padre ha sostenuto che «incarna la stabilità e l’istituzione della monarchia, ha la maturità per regnare e aprire una nuova fase». Qualche parola anche sulla moglie, di cui la Spagna diffida parecchio: «il re avrà il pieno sostegno della moglie Letizia», precisazione dalla quale si deduca che il problema esiste.  

Come ha preso questa decisione?
Juan Carlos ha cominciato a pensarci in gennaio, quando ha compiuto 76 anni. Ne ha parlato col figlio, poi col portavoce di Palazzo Reale – Rafael Spottorno Diaz-Caro –, a marzo l’ha comunicata al premier Mariano Rajoy, quindi al capo dell’opposizione, Alfredo Pérez Rubalcaba. Ammiriamo il fatto che nulla sia trapelato fino a ieri mattina, ore 10.30, quando Rajoy ha convocato i giornalisti e in una conferenza stampa di quattro minuti (proibite le domande) ha detto che «Sua Maestà il re Don Juan Carlos mi ha appena comunicato la sua decisione di abdicare». All’una e dieci Juan Carlos è apparso in televisione, e intanto s’era tenuto un consiglio dei ministri straordinario perché per la successione di Felipe, che sarà Felipe VI, si dovrà varare una legge apposita: in Costituzione è scritta la volontà del caudillo Franco che alla sua morte (1975) la Spagna diventi una monarchia con Juan Carlos di Borbone come re, ma nulla si dice sulle procedure successive. Tecnicamente, perciò, il trono di Spagna è in questo momento vacante, in attesa delle formalità che permetteranno di insediare il successore.  

Le ragioni di questa rinuncia?
Intanto il consenso sempre meno convinto del Paese verso la monarchia. I sondaggi dicono che la corona ha ancora una leggerissima prevalenza sulla repubblica, ma Juan Carlos, politico fine, deve aver pensato che ci voleva una scossa. La figlia Cristina potrebbe essere rinviata a giudizio tra pochi giorni per la distrazione di 20 milioni di fondi pubblici perpetrata dal marito dietro lo schermo di una Ong. Un colpo durissimo per Palazzo Reale, dopo l’indignazione generale per la costosa vacanza in Botswana a dar la caccia agli elefanti in compagnia dell’amante praticamente ufficiale Corinne Larson principessa zu Sayn-Wittgenstein. Alla Spagna non piace nemmeno questa storia delle 1.500 amanti, e c’è in genere più simpatia per la regina Sofia che non rivolge più la parola al marito da un pezzo, ma sopporta senza fare scandali. Deve però aver avuto un suo peso anche il risultato delle elezioni del 25 maggio. I popolari e i socialisti restano ai primi due posti, però perdendo parecchio terreno rispetto alle europee del 2009. Avanzano Izquierda Unida, storica formazione di sinistra, e soprattutto Podemos, movimento vicino alle posizioni di Tsipras nato appena quattro mesi fa e che fa riferimento al movimento degli Indignados. Juan Carlos deve aver capito che nel Paese avanzano forze nuove, che non hanno quasi rapporto con la monarchia. La scossa delle dimissioni può essere la premessa per il rilancio.  

È strana questa perdita di consensi, no? Al tempo di Pertini, Juan Carlos era un sovrano adorato.
Regnava da cinque anni e sventò con mano sicura il golpe del tenente-colonnello Antonio Tejero, un tentativo di far tornare il Paese al franchismo. Juan Carlos ha operato con grande bravura per favorire la nascita, anche in Spagna, di un sistema democratico solido e per seppellire definitivamente il passato, le sue divisioni, la dittatura. Ha pagato in qualche modo anche lui la crisi in cui il Paese è precipitato.  

Come mai Juan Carlos a 76 anni si ritira, e la regina Elisabetta, a 88, non molla?
Elisabetta vuole battere il record della regina Vittoria (in trono dal 1837 al 1901) e non lascerà di sicuro fino all’11 settembre del 2015. Ma non lascerà neanche dopo, in realtà. Lo ha giurato nel 1947 («finché sarò in vita continuerò a fare il mio dovere»), non ha da temere contraccolpi repubblicani dato che è adorata in patria e fuori, e soprattutto non si fida di Carlo e delle sue stravaganze. (leggi)

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