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 2014  giugno 03 Martedì calendario

I TORMENTI DI SAXA RUBRA “CI SPUTANO TUTTI ADDOSSO MA È UN FAVORE A MEDIASET”


ROMA.
«Diciamocelo: 15 anni fa arrivavi con una telecamera Rai e la gente ti chiedeva “per favore, m’intervisti”, ora quasi ti sputa addosso». Capannelli infiammati sotto il sole di Saxa Rubra. Rimpianto per i bei tempi andati. Paura dei tagli. Stupore per la reprimenda del premier. Colleghi divisi tra loro sullo sciopero contro la scure da 150 milioni di euro. Ecco la Rai.
Giornalista del Tg2: «Parla un sacco di gente che non sa niente del mestiere. Giletti si è presentato ospite alla nostra assemblea con la maglietta della Regina d’Inghilterra e ha sparato che alla sede di Campobasso lavorano in cento. Vacci tu in Molise, così magari scopri che sono professionisti che producono notiziari dalle 7 del mattino a mezzanotte».
Leonardo Metalli, inviato del Tg1 , dichiarate simpatie grilline: «Perché devi far fare un programma a Porro? Fallo fare a uno interno, no? Fazio guadagna 5300 euro al giorno».
Carlo Paris, Raisport: «Dovevamo denunciarlo noi che alla sede Rai di Firenze ogni giornalista ha a disposizione 136 metri quadri. So’ più de casa mia».
Metalli informa che l’ha chiamato Renzo Arbore: «Voleva sapere che sta succedendo».
Non sono troppi ormai tre tg nazionali, come ha fatto intendere il premier? Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai. «Eh, no! Se intendeva che vanno chiusi, non ci stiamo per niente, se invece sostiene che bisogna ridiscutere la loro missione se ne può parlare. Credo che si riferisse alla seconda ipotesi».
Claudio Valeri, firma del Tg2: «Sono in Rai da 35 anni, tuttavia sono il primo a dire che dobbiamo aprirci al cambiamento, ma se il sindacato mi dice che dobbiamo fare sciopero io lo faccio».
Che aria tira dopo la sberla di Renzi? Di stupefazione, di vertigine. Ma anche di un terrore mai provato prima nella tv pubblica. Ti sussurra un volto del Tg3: «Se quelle cose le avesse dette Berlusconi avremmo fatto fuoco e fiamme, la verità è che questo attacco favorisce Mediaset». Metalli scatenato: «Un anno di canone Rai costa come due mesi di abbonamento Sky ». Alla meraviglia per la reprimenda si aggiunge la paura. «Meno 150 milioni di euro alla lunga può voler dire una sola cosa: tagli all’occupazione», fa notare Di Trapani. «E chi rischia di più?», ragiona Paolo Piras, che da anni racconta per il Tg3 i drammi della crisi sociale. «Ma i giovani, i precari», quelli che qui chiamano i td, «i tempo determinato», i non garantiti. «La stagione in cui in Rai i cani venivano legati con le salsicce è finita, ma se la politica mette le mani sulla nostra giugulare e lascia l’azienda in mano ai partiti allora saremo punto e a capo». Scioperare? «Per l’azienda, semmai, non contro il governo».
Tutti battono sullo stesso tasto: il canone evaso. I soldi si recuperano lì. Non lo paga il 27 per cento degli italiani. Fa un buco di 500 milioni di euro. Quest’anno c’è stata un’ulteriore evasione di 28 milioni. In più, si lamentano, il mancato adeguamento al tasso d’inflazione dell’abbonamento, («obbligatorio per legge»), deciso dall’ex ministro Zanonato ha fatto perdere altri 22 milioni. Renzi ha puntato il dito contro le sedi regionali. Troppe, in sedi talvolta lussuose — quella di Venezia, Palazzo Labia, ha un salone al piano nobile affrescato dal Tiepolo — ma, dice il sindacato, la TgR ha 700 giornalisti contro i 3mila cronisti locali della Bbc. «La Gabanelli sostiene che ci occupiamo troppo di sagre e di assessori, ma noi ci siamo sempre, soprattutto a coprire le tragedie: il terremoto dell’Aquila, l’alluvione nelle Marche».
Quanto guadagna un giovane neoassunto? «1700 euro di paga base», ti dice Alfredo Di Giovampaolo, membro Cdr di Rainews24, («ma parlo a titolo personale »). Palazzina F. L’inviata Angela Caponnetto si sta montando il suo servizio da sola: «Per noi la spending review ha voluto dire anche questo: niente più tecnici. A Pozzallo ho fatto dirette per sedici ore, poi a sera tardi mi sono montato il pezzo di giornata». Scioperare? «Non ne sono convinta». Di Giovampaolo invece è per la linea dura: «Noi la cinghia la tiriamo già da un pezzo. Siamo cittadini di questo Paese, la mattina portiamo i figli a scuola». Sembra dire: «Noi non ce la meritavamo». Dice: «Eliminino pure la figura del direttore della Tgr, i sei vicedirettori, finanche il direttore di sede, via le sovrastrutture burocratiche, ma perché cacciare i giornalisti, ridurre l’informazione?».

Concetto Vecchio, la Repubblica 3/6/2014