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 2014  giugno 03 Martedì calendario

LA NUOVA GUERRA FREDDA STA CAMBIANDO LA STRATEGIA INTERNAZIONALE DELL’ENI


Chiamarla nuova guerra fredda non è esatto. La ridefinizione dell’ordine mondiale contemporaneo non è più incentrata su due soli paesi o blocchi, Usa e Urss, come lo fu per gran parte del secondo dopoguerra nel Novecento. Oggi lo schema di gioco è molto più dinamico e gli attori ben più numerosi. Non è, quindi, una nuova guerra fredda quella che è già iniziata con le recenti crisi in Libia, Siria e Ucraina, ma un contesto che potremmo definire di guerra tiepida o semicalda, perché sarà caratterizzata da continui confronti muscolari tra i diversi interessi in campo. Confronti su cosa e, soprattutto, tra chi? I contendenti in campo non sono soltanto i paesi noti ai più quali Usa, Russia, Cina, Regno Unito e Francia, tutti a vario titolo impegnati nelle tre vicende più significative recenti. Della partita delle nuove relazioni internazionali fanno parte anche grandi paesi come la Turchia, la Germania risvegliatasi dopo decenni da Svizzera della Ue, l’Iran, il Giappone, l’India e il Brasile. Durante la guerra fredda era esclusivamente la dimensione dell’arsenale nucleare a fare la differenza, oggi contano molto di più il peso economico e finanziario regionale e la capacità di avere un qualche ruolo nel commercio mondiale. La nuova guerra fredda, fatta di tanti dinamici confronti territoriali tra attori dissimili, è una derivata della globalizzazione economica. La conseguenza più diretta della necessità di assicurarsi spazi vitali di azione per le proprie esportazioni e le rispettive produzioni. Ed è anche un confronto permanente per assicurarsi gli approvvigionamenti energetici, cioè l’autonomia di azione economica. Per questa ragione oggi le guerre e le situazioni di crisi investono paesi snodo delle relazioni energetiche globali: l’Ucraina, territorio ponte per esportare il gas russo soprattutto verso il Sud Europa; la Siria, punto di torsione che coinvolge direttamente l’Iran; la Libia, congelata per decenni dal regime di Gheddafi in un originale spazio di manovra; il Venezuela, ormai post chavista ma ancora in bilico tra stabilità e guerra civile; la Nigeria, minacciata dal terrorismo alla pari di una Somalia qualunque.
In questo nuovo contesto globale deve imparare a muoversi il più importante gruppo multinazionale italiano, l’Eni, investito due volte dal cambiamento: come grande soggetto dell’economia mondiale e come protagonista del business energetico.
Non è chiaro, al momento, se l’Italia sarà in grado di offrire un supporto da grande paese del contesto mondiale o se l’aiuto del governo di Roma potrà essere solo simile a quello garantito alle sue imprese dall’Olanda o dalla Svezia. Ma l’Eni deve rapidamente darsi una strategia per posizionarsi e operare al meglio negli spazi di manovra della nuova guerra fredda. Eppoi, quando necessario, richiedere il sostegno di Roma.

Edoardo Narduzzi, ItaliaOggi 3/6/2014