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 2014  giugno 03 Martedì calendario

I re si dimettono per iscritto, e il re di Spagna non ha fatto eccezione. Ecco la lettera recapitata al consiglio dei ministri ieri, e che non c’è bisogno di tradurre, data la somiglianza tra le due lingue: Palacio de la Zarzuela, 02 de junio de 2014 A los efectos constitucionales procedentes, edjunto el escrito que leo, fermo y entrego al Señor Presidente del Gobierno en este acto, mediante el cual le comunico mi decisón de abdicar la Corona de España

I re si dimettono per iscritto, e il re di Spagna non ha fatto eccezione. Ecco la lettera recapitata al consiglio dei ministri ieri, e che non c’è bisogno di tradurre, data la somiglianza tra le due lingue: Palacio de la Zarzuela, 02 de junio de 2014 A los efectos constitucionales procedentes, edjunto el escrito que leo, fermo y entrego al Señor Presidente del Gobierno en este acto, mediante el cual le comunico mi decisón de abdicar la Corona de España. El Rey de España don Juan Carlos I de Borbón.

Tutto qui?
Il re è poi apparso in televisione: «Abdico per aprire una nuova tappa di speranza in cui si combinano l’esperienza acquisita e l’impulso di una nuova generazione». Il successore è il figlio Felipe, principe delle Asturie, 46 anni, sposato con la nostra collega Letizia Ortiz Rocasolano, 41 anni, giornalista della carta stampata e anchor-woman televisiva (Bloomberg Tv, Cnn Plus e infine Televisión Española), repubblicana figlia di repubblicani – il padre Jesu era giornalista e militante di Izquierda Unida e la madre era infermiera sindacalista –, divorziata, anoressica e forse stufa del marito. Si spettegola sul matrimonio e si sostiene che lei rifiuterà il titolo di regina. Felipe ha la laurea in Giurisprudenza e ha preso un master in America a Georgetown. Nel suo discorso in tv il padre ha sostenuto che «incarna la stabilità e l’istituzione della monarchia, ha la maturità per regnare e aprire una nuova fase». Qualche parola anche sulla moglie, di cui la Spagna diffida parecchio: «il re avrà il pieno sostegno della moglie Letizia», precisazione dalla quale si deduca che il problema esiste.  

Come ha preso questa decisione?
Juan Carlos ha cominciato a pensarci in gennaio, quando ha compiuto 76 anni. Ne ha parlato col figlio, poi col portavoce di Palazzo Reale – Rafael Spottorno Diaz-Caro –, a marzo l’ha comunicata al premier Mariano Rajoy, quindi al capo dell’opposizione, Alfredo Pérez Rubalcaba. Ammiriamo il fatto che nulla sia trapelato fino a ieri mattina, ore 10.30, quando Rajoy ha convocato i giornalisti e in una conferenza stampa di quattro minuti (proibite le domande) ha detto che «Sua Maestà il re Don Juan Carlos mi ha appena comunicato la sua decisione di abdicare». All’una e dieci Juan Carlos è apparso in televisione, e intanto s’era tenuto un consiglio dei ministri straordinario perché per la successione di Felipe, che sarà Felipe VI, si dovrà varare una legge apposita: in Costituzione è scritta la volontà del caudillo Franco che alla sua morte (1975) la Spagna diventi una monarchia con Juan Carlos di Borbone come re, ma nulla si dice sulle procedure successive. Tecnicamente, perciò, il trono di Spagna è in questo momento vacante, in attesa delle formalità che permetteranno di insediare il successore.  

Le ragioni di questa rinuncia?
Intanto il consenso sempre meno convinto del Paese verso la monarchia. I sondaggi dicono che la corona ha ancora una leggerissima prevalenza sulla repubblica, ma Juan Carlos, politico fine, deve aver pensato che ci voleva una scossa. La figlia Cristina potrebbe essere rinviata a giudizio tra pochi giorni per la distrazione di 20 milioni di fondi pubblici perpetrata dal marito dietro lo schermo di una Ong. Un colpo durissimo per Palazzo Reale, dopo l’indignazione generale per la costosa vacanza in Botswana a dar la caccia agli elefanti in compagnia dell’amante praticamente ufficiale Corinne Larson principessa zu Sayn-Wittgenstein. Alla Spagna non piace nemmeno questa storia delle 1.500 amanti, e c’è in genere più simpatia per la regina Sofia che non rivolge più la parola al marito da un pezzo, ma sopporta senza fare scandali. Deve però aver avuto un suo peso anche il risultato delle elezioni del 25 maggio. I popolari e i socialisti restano ai primi due posti, però perdendo parecchio terreno rispetto alle europee del 2009. Avanzano Izquierda Unida, storica formazione di sinistra, e soprattutto Podemos, movimento vicino alle posizioni di Tsipras nato appena quattro mesi fa e che fa riferimento al movimento degli Indignados. Juan Carlos deve aver capito che nel Paese avanzano forze nuove, che non hanno quasi rapporto con la monarchia. La scossa delle dimissioni può essere la premessa per il rilancio.  

È strana questa perdita di consensi, no? Al tempo di Pertini, Juan Carlos era un sovrano adorato.
Regnava da cinque anni e sventò con mano sicura il golpe del tenente-colonnello Antonio Tejero, un tentativo di far tornare il Paese al franchismo. Juan Carlos ha operato con grande bravura per favorire la nascita, anche in Spagna, di un sistema democratico solido e per seppellire definitivamente il passato, le sue divisioni, la dittatura. Ha pagato in qualche modo anche lui la crisi in cui il Paese è precipitato.  

Come mai Juan Carlos a 76 anni si ritira, e la regina Elisabetta, a 88, non molla?
Elisabetta vuole battere il record della regina Vittoria (in trono dal 1837 al 1901) e non lascerà di sicuro fino all’11 settembre del 2015. Ma non lascerà neanche dopo, in realtà. Lo ha giurato nel 1947 («finché sarò in vita continuerò a fare il mio dovere»), non ha da temere contraccolpi repubblicani dato che è adorata in patria e fuori, e soprattutto non si fida di Carlo e delle sue stravaganze.