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 2014  giugno 03 Martedì calendario

BILLY BOB THORNTON: «LA TV È DIVENTATA IL NUOVO CINEMA»

Nella «seria­liz­za­zione» di Fargo, Billy Bob Thorn­ton interpreta un kil­ler spie­tato e filo­sofo, un misto dei due mal­vi­venti del film (Steve Buscemi e Peter Stor­mare), e il per­so­nag­gio di Javier Bar­dem in Non è un Paese per Vec­chi. Per lui attore/regista/sceneggiatore dalla tra­iet­to­ria hol­ly­woo­diana obli­qua, decli­nata nei film indie, è un approdo abba­stanza tar­divo al for­mat in cui con­flui­sce ormai un numero sem­pre mag­giore di attori ed autori. Sono tran­sfu­ghi da uno stu­dio system sem­pre più impron­tato ai «bloc­k­bu­ster», un diver­ti­men­ti­fi­cio indu­striale fon­dato sui fan­tasy da bot­te­ghino e su numeri da mul­ti­sala. Un mondo di bud­get da cen­ti­naia di milioni che ha sostan­zial­mente can­cel­lato la fascia inter­me­dia degli «adult drama» in cui hanno vis­suto gene­ra­zioni di film­ma­ker «auto­riali» ame­ri­cani. Thorn­ton che ha vinto l’Oscar nel 1996 con Lama Tagliente ha all’attivo col­la­bo­ra­zioni arti­sti­che con Alex Cox, Robert Duvall, Oli­ver Stone, i Coen, Sam Raimi, Barry Levin­son e Terry Zwi­goff. È il tipo di cur­ri­cu­lum che oggi come oggi – dopo le pac­che sulle spalle — ti può far ritro­vare disoc­cu­pato – oppure entu­sia­sta neo­fita di fic­tion tv…

Come hai deciso di lavo­rare su Fargo?

Dal 2006 per circa tre anni non ho quasi lavo­rato, in gran parte per­ché il genere di film che a me piace fare sta scom­pa­rendo. Credo che una figura di scrittore-regista come me nel cinema di oggi sia sem­pre più fuori posto, e da tempo pen­savo alla tele­vi­sione. Quando è arri­vata la pro­po­sta di Fargo è sem­brata quella giu­sta; Noah (Haw­ley, crea­tore della serie) aveva scritto una bel­lis­sima sce­neg­gia­tura, il mate­riale aveva già il pedi­gree dei fra­telli Coen che ave­vano appro­vato il progetto.

E così anche lei è arri­vato in tv?

Quando ero alle prime armi come attore, negli anni 80, la tv era ancora molto diversa. Era impos­sile fare certe cose per­ché la cen­sura era molto più severa. Gli autori ave­vano le mani legate; se un tizio spa­rava a un altro quello si met­teva una mano sulla spalla e diceva «ah mi hai col­pito» e si but­tava in terra – era finto, non potevi mostrare la spalla spap­po­lata come si farebbe oggi e come si faceva nei film. Al cinema avevi una libertà crea­tiva impen­sa­bile sul pic­colo schermo. Adesso è il con­tra­rio. Non solo puoi fare quello che vuoi in una serie, ma nel frat­tempo il cinema subi­sce più cen­sure per­ché i film sono mirati a tar­get demo­gra­fici gio­va­nili e devi ven­derli al mag­gior numero di spet­ta­tori nel mag­gior numero di ter­ri­tori, cioè al minimo comune deno­mi­na­tore. Non biso­gna fumare ad esem­pio, quindi se hai un per­so­nag­gio eroi­no­mane, quello non deve fumare! In tv intanto ormai si fuma tran­quil­la­mente.… E poi c’è il discorso della gene­ra­zione del baby boom, il loro cinema ormai è diven­tato il salotto.

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Basta cinema, allora?

A Hol­ly­wood ormai si va avanti esclu­si­va­mente con kolos­sal fan­tasy, film di super­pe­roi. Per un film indi­pen­dente al mas­simo ti danno un bud­get di 3–4 milioni di dol­lari ma allo stesso tempo chie­dono che ci siano den­tro delle star. Al posto di quei film da 20–30 milioni che una volta face­vano gli stu­dios ora ci sono le serie. Nel caso di Fargo si tratta in sostanza di un film di… dieci ore. Per un attore è una bella sod­di­sfa­zione, è un bel po’ di lavoro e ti lascia anche del tempo libero per fare altre cose. Spero che in futuro altre emit­tenti seguano l’esempio di Hbo e di Shot­wime che pro­du­cono serie ma anche film per la tv, lun­go­me­traggi di un’ora e mezza-due che pos­sano tro­vare una col­lo­ca­zione sul pic­colo schermo. Ormai è diven­tato pra­ti­ca­mente impos­si­bile farsi finan­ziare un film, soprat­tutto se esu­lano dagli schemi com­mer­ciali. Sono certo che il flusso di regi­sti e sce­neg­gia­tori verso la tele­vi­sione sarebbe ancora mag­giore di quello che è oggi. Oppure c’è il for­mat della mini­se­ries, come quella sui Hat­field e McCoy pro­dotta da Kevin Cost­ner e che magari dieci anni fa sarebbe stato un film indipendente.È incre­di­bile come la gente ormai sia molto più al cor­rente delle fic­tion che non di quello che c’è al cinema. Quando esce un mio film magari mi chia­mano un paio di amici, ricevo un sms…ma quando stava per andare in onda Fargo mi hanno chia­mato per­sone che non sen­tivo da anni, dicen­domi «non vedo l’ora di guar­darla». Certo in parte la ragione è che molto più facile schiac­ciare i tasti del tele­co­mando che non uscire e andare al cinema. E poi l’atmosfera intorno ad alcune delle pro­du­zioni tele­vi­sive ricorda quello che si faceva nel cinema indi­pen­dente negli anni 90, quando io, Quen­tin Taran­tino, Ted Demme e Nick Cas­sa­ve­tes e un po’ di altri ci fre­quen­ta­vamo e lavo­ra­vamo assieme. Io avevo scritto Qual­cuno sta per morire (1992) con Tom Epper­son e Quen­tin aveva appena finito Le Iene e c’era nell’aria un senso di elet­tri­cità; pen­sa­vamo che fosse un rina­sci­mento. Pur­troppo si è rive­lato il rina­sci­mento più corto della sto­ria (ride).

Ma non si rischia di per­dere un’intero patri­mo­nio abban­do­nando il cinema?

È una buona domanda, ma la rispo­sta è che l’abbiamo per­duto da tempo; «l’esperienza» del cinema ormai non esi­ste più. Già dal momento in cui i vec­chi cinema di quar­tiere sono stati sosti­tuiti dai mul­ti­sala, quell’esperienza si è irri­me­dia­bil­mente modi­fi­cata. Avere 20 pic­cole sale una accanto all’altra in un cen­tro com­mer­ciale non ti dà la stessa emo­zione visce­rale. Oggi la gente va al «cinema» e con un occhio con­trolla i mes­saggi sul tele­fono, non è più la stessa cosa. La tele­vi­sione almeno offre un’alternativa, soprat­tutto nei con­te­nuti che sono spa­riti dai film. Gli stu­dios non sono imperi del male ma sono delle aziende che vogliono fare pro­fitti e ven­dono ciò che la gente com­pra. Quindi se chi ha più di 40 anni al cinema non ci va più, beh allora in un certo senso non ci pos­siamo lamen­tare se i film sono fatti esclu­si­va­mente per i ragazzi.