r. e., La Stampa 3/6/2014, 3 giugno 2014
LE COMPAGNIE: “PROFITTI MINIMI UN PASSEGGERO RENDE 5,4 DOLLARI”
L’uno per cento del Pil globale si fa in volo. Il volume d’affari del trasporto aereo, nel 2014, dovrebbe raggiungere i 746 miliardi di dollari. Il margine di profitto, però resta molto basso: si ferma al 2,4%. Il settore garantisce lavoro a 58 milioni di persone nel mondo, e quest’anno trasporterà nei cieli 3 miliardi e 300 mila passeggeri oltre a circa 52 milioni di tonnellate di merci assortite. Le compagnie hanno migliorato la rete dei collegamenti e aggiustato le tariffe verso il basso: al netto dell’inflazione quest’anno volare costerà il 3,5% in meno. Consistente anche lo sforzo di modernizzazione delle flotte: nel 2014 saranno consegnati 1.400 aerei nuovi, per un controvalore di circa 150 miliardi.
A fronte di tutto ciò gli operatori hanno rivisto al ribasso le stime sull’utile complessivo, atteso a 18 miliardi di dollari. È il secondo taglio del 2014: a metà marzo la cifra era stata abbassata a 18,7 miliardi rispetto alla previsione precedente (19,7). Così dicono le cifre del rapporto annuale sull’industria aerea compilato dalla Iata (l’International air transport association raggruppa 240 compagnie che rappresentano l’84% del traffico mondiale) presentato ieri a Doha.
La crescita, spiegano le aziende, si fa da una parte migliorando redditività ed efficienza e dall’altra riducendo i costi. Fatto il consuntivo, il numero uno della Iata Tony Tyler non è soddisfatto. Spiega: «L’aviazione è un catalizzatore della crescita economica, basta guardare al suo peso sul prodotto mondiale, al numero dei passeggeri, ai 6.800 miliardi di dollari di merci che trasporteremo quest’anno o ai 621 miliardi di spesa turistica che passerà attraverso il lavoro dei vettori».
Le compagnie devono vedersela con tasse elevate e redditività debole. Ancora Tyler: «Il margine di profitto netto è molto basso: il 2,4% appena. Significa che guadagneremo solo 5,42 dollari per passeggero. C’è una discrepanza tra l’apporto dell’industria aerea alla crescita e la ricompensa che riceve chi rischia i suoi capitali nel settore». Quest’anno il carico fiscale dovrebbe raggiungere i 121 miliardi di dollari (113 miliardi nel 2013).
Con un margine di profitto così basso bastano minimi errori di calcolo per mandare in crisi anche i conti dei vettori più robusti. Spostare i sedili di qualche centimetro per migliorare il comfort, per esempio, può servire per attirare una clientela più ampia ma rischia, eliminando posti preziosi sulle singole tratte, di capovolgere il delicato equilibrio tra costi e benefici.
Far volare le persone, insomma, resta un mestiere difficile: già il mito di Icaro insegnava quanto è facile bruciarsi le ali. E dire la redditività sta migliorando. In Europa è passata da 0,58 a 3,23 dollari per passeggero. Nel 2014 ha anche svoltato l’Africa: fino al 2013 le compagnie perdevano 1,66 dollari per passeggero, quest’anno guadagneranno quasi la stessa cifra (1,64). Il mercato più redditizio resta il Nordamerica, eldorado nel quale un passeggero rende la bellezza di 11,09 dollari.
r. e., La Stampa 3/6/2014