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 2014  giugno 03 Martedì calendario

GRILLOTALPA-2 LA VENDETTA


Diamo pure per veri alcuni argomenti grilleschi sul dilemma Farage sì-Farage no. Vero che la stampa italiana, quando l’Ukip ha vinto le elezioni europee in Gran Bretagna, ha dipinto il suo leader come un simpatico cazzaro da pub col vizietto delle battute xenofobe, omofobe e sessiste, poi è bastato che pranzasse con Grillo per diventare la reincarnazione di Hitler. Vero che tutti i razzisti sono xenofobi, ma non tutti gli xenofobi sono razzisti: Farage è xenofobo (come abbiamo scritto e come tutti confermano, lui compreso), ma non razzista. Infatti fa campagne contro tutti gli immigrati, anche comunitari, senza mai sottilizzare sul colore della pelle: per ragioni nazionalistiche e sociali, non etniche; e non ha nulla a che fare con i fascisti, che anzi non possono metter piede nell’Ukip. Vero che al Parlamento europeo la formazione dei gruppi è un mercato delle vacche, dove tutti vanno con tutti alla rinfusa e contano molto i numeri e poco i programmi (altrimenti B. e Alfano non si ritroverebbero nello stesso condominio, e per giunta con la Merkel all’ingresso; e i renziani non convivrebbero con i socialisti, compresi quelli che ancora pensano a Marx). Vero che Farage è di bocca molto più buona dei Verdi europei: per lui il gruppo Efd (“Europa della libertà e della democrazia”) è solo un taxi dove può salire chiunque praticamente gratis, senza obblighi di omogeneità, mentre altri gruppi, come i Verdi, sono più compatti, più esigenti, più “puzza sotto il naso”. Vera la malafede dei doppiopesisti che guardano solo i compagni di strada imbarazzanti di Grillo e non quelli di Renzi (do you know Berlusconi, Alfano, Cicchitto, Schifani, Formigoni, Scopelliti & C.?). Tutto vero. Eppure scartare a priori la possibilità dei Verdi ed entrare a marce forzate nell’Edf con Farage rimane per i 5Stelle un errore grossolano, per molti versi irreparabile. Da due giorni il blog di Grillo tenta forsennatamente di convincere gli iscritti che presto saranno chiamati a scegliere fra due alternative fittizie (c’è spazio solo per Farage), ma con argomenti molto deboli o addirittura controproducenti. Vediamoli.
1) “Con Farage sarà solo un matrimonio d’interesse e i 5Stelle avranno la massima libertà di voto”. La libertà di voto è garantita non dal generoso Farage, ma dalle regole dell’Europarlamento, che escludono il vincolo di mandato esattamente come la nostra Costituzione. Ed è paradossale che chi osteggia il vincolo di mandato in Italia lo rivendichi in Europa.
2) “Andiamo in Europa per contare, quindi passiamo sopra le differenze e scegliamo l’Efd che con M5S potrebbe diventare il quarto gruppo, mentre i Verdi contano meno”. A parte il fatto che i Verdi senza M5S contano già 52 elementi ed Eds solo 38, sorge spontanea una domanda: ma se – per “contare in Europa” – ci si allea o almeno si dialoga con un tipo come Farage, perché mai – per contare in Italia – non si dialoga con nessuno? Vero che Bersani non voleva un’alleanza di governo, voleva solo una manciata di voti gratis et amore Dei per il suo governicchio monocolore di minoranza. Ma a gennaio Renzi offriva a M5S di fare insieme la legge elettorale e le riforme istituzionali. Forse era un bluff, ma perché non andare a vedere le sue carte per smascherarlo e levargli l’alibi per l’inciucio con B.? E, se non era un bluff, perché non far pesare i propri numeri per imporre riforme un po’ migliori di quelle poi uscite dal patto del Nazareno con B.? Cioè per “contare in Italia”?
3) “Anche i Verdi hanno poco a che spartire con i 5Stelle, perché hanno avallato le guerre e il rigore finanziario, e attaccato il M5S”. Vero che anche i Verdi hanno i loro scheletrucci nell’armadio (ospitano alcuni nazionalisti ben poco rassicuranti, come ha spiegato Alessio Schiesari sul Fatto di domenica).
Vero che il copresidente dei Verdi Daniel Cohn-Bendit s’è schierato per le guerre in Kosovo, in Afghanistan e in Libia, ma molti altri verdi no, e l’ex leader sessantottino ormai trombonizzato è fuori dal Parlamento europeo (peraltro impotente in materia di difesa, infatti i conflitti sono sempre decisi dalla Nato e dai governi nazionali). Falsa la linea pro-rigore. Vero che alcuni Verdi han criticato i 5Stelle in campagna elettorale, ma solo perché in Italia – contrariamente all’Ukip – presentavano la loro lista in concorrenza con M5S: l’Ukip invece no.
Le distanze Verdi-M5S finiscono sostanzialmente qui. E sono infinitamente meno incolmabili di quelle che separano M5S dall’Ukip. Fino al 2012 Farage chiedeva l’abrogazione della Convenzione europea per i diritti umani, Verdi e M5S ovviamente no. L’Ukip è ultramilitarista, Verdi e M5S tendenzialmente pacifisti e per tagli drastici alle spese militari. L’Ukip è per il nucleare, il petrolio, il carbone (ricordate le battute di Grillo sul futuro da spazzacamini dei giovani?), le trivellazioni, Verdi e M5S tutto il contrario. E non osiamo immaginare il Farage-pensiero sul Tav Torino-Lione e sulle varie Ilva, visto che nega il cambiamento climatico e qualche anno fa tentò di vietare nelle scuole il film ambientalista di Al Gore Una scomoda verità.
La battaglia dei 5Stelle per cambiare le regole dell’euro o uscirne non interessa nulla a Farage, che si tiene ben stretta la sterlina (Londra ha la sua moneta, noi non più). Anche in materia fiscale, dove l’Europa può molto, l’Ukip è lontana le mille miglia dai 5Stelle: Farage vuole ridurre lo stato sociale e le tasse sui redditi più alti (compreso il suo: infatti gestiva un fondo fiduciario all’isola di Man, paradiso offshore, per eludere il fisco), Grillo vuole tagliare le pensioni d’oro e dare il reddito di cittadinanza a chi non ha nulla. Insomma, in quasi tutte le battaglie degli ultimi anni, i ragazzi a 5Stelle stavano da una parte e Farage da quella opposta. Poi c’è la xenofobia dell’Ukip che, per quanti sforzi si facciano, non può essere negata: “L’Inghilterra agli inglesi” è lo slogan che ha fatto vincere le elezioni a Farage. Sappiamo bene – l’ha intervistato Announo – che uno dei dirigenti dell’Ukip è un nero di origini africane. Alla domanda “Come può un ex immigrato come lei voler cacciare gli immigrati?”, ha risposto serafico: “Sì, ma io sono arrivato prima”. Non potendo negare l’evidenza, i persuasori del blog di Grillo hanno astutamente osservato che anche i socialisti australiani e spagnoli sono anti-immigrati: e con questo? Qualcuno ha detto che i socialisti hanno sempre ragione o proposto ai 5Stelle di entrare nel Pse, complice del Ppe per questo schifo d’Europa? Qui si sta parlando dei Verdi. Fra l’altro il gruppo ambientalista-indipendentista (Eg-Efa) è attualmente dominato dai 12 eletti in Germania (11 verdi più un “pirata” su 52 aderenti). Cioè: i 5Stelle, con i loro 17 europarlamentari, sarebbero la pattuglia più popolosa del gruppo ambientalista (perciò i verdi tedeschi li temono), mentre nell’Edf sarebbero secondi dietro i 24 dell’Ukip. Anche per “contare in Europa”, i Verdi sono più convenienti (anche lì c’è libertà di voto, che è garantita a tutti dalle regole e non è un gentile omaggio di Farage).
Finora Grillo ha sempre mostrato un fiuto da rabdomante per gli umori dei suoi elettori. Non per nulla cita spesso Berlinguer e Pertini, e poco più di un anno fa gridava in piazza “Rodotà Rodotà”. Davvero pensa che chi voleva Rodotà o Gino Strada al Quirinale, inneggiava a Berlinguer in piazza San Giovanni e, nella votazione sul blog per il miglior presidente della Repubblica, eleggeva al primo posto Pertini e all’ultimo Napolitano, ora muoia dalla voglia di vedere lui e i suoi eurodeputati a braccetto con Farage? Grillo sa benissimo che la risposta è no. Grillotalpa, chissà.

Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 3/6/2014