Martino Villosio, Il Tempo 3/6/2014, 3 giugno 2014
IL TESORO DEL BOSS NICOLETTI PERDE UN ALTRO PEZZO
Un’altra confisca, l’ennesimo granello di un patrimonio mobiliare e immobiliare ingentissimo che lo Stato prova a strappare dalle mani dell’ex cassiere della Banda della Magliana. La Corte d’appello di Roma, con un provvedimento datato 11 febbraio ma depositato in cancelleria solo il 16 maggio scorso, ha ordinato di sequestrare al 78enne Enrico Nicoletti l’appartamento al primo piano in via di Valle Alessandra, non lontano dalla Casilina e dalla zona di Tor Vergata.
I giudici hanno accolto una richiesta proveniente dalla procura generale, che ha a sua volta preso atto degli accertamenti svolti da Reparto Operativo del Comando Provinciale dei carabinieri di Roma: un’analisi specifica, confluita in una nota del 30 maggio 2013, che ha sviscerato l’assetto reddituale dell’intero nucleo familiare di Nicoletti a partire dal 1997. Da quelle ricerche è emerso che all’anagrafe del Comune di Roma sono iscritti come residenti nell’appartamento di via di Valle Alessandra proprio Enrico Nicoletti, la moglie e uno dei figli. Altri figli, pur risultando residenti allo stesso indirizzo, sono però domiciliati altrove. Per la procura generale, dunque, quell’unità immobiliare è ancor oggi nella piena disponibilità dell’ex boss, nonostante sia formalmente intestata a un’altro soggetto (tale A.G.) e quindi da confiscare al pari degli altri beni già in mano alla custodia giudiziaria. Tra questi spicca «il Castelletto», la splendida villa da oltre due milioni di euro - vicina al lago di Castel Gandolfo - sfilata definitivamente dallo Stato a Nicoletti nell’ottobre 2012. Come ricorda il collegio nell’ordinanza, infatti, dagli accertamenti fiscali nei confronti di Nicoletti senior e dei familiari risultati conviventi con lui in via di Valle Alessandra, emerge come «nessuno di loro percepisca redditi leciti e come, dal 1997, nessuno di essi abbia mai presentato dichiarazione dei redditi». Nel loro provvedimento, che sarebbe stato già notificato a Nicoletti, i giudici richiamano la sentenza definitiva con cui la Cassazione ha condannato nel febbraio 2012 a 6 anni e 6 mesi per usura l’ex boss, successivamente arrestato ma oggi ai domiciliari ad Amelia. Nell’ordinanza i giudici sottolineano, nel motivare la «piena sussistenza delle condizioni per l’adozione del provvedimento», l’abitualità di Nicoletti nel «ricorrere a schermi societari o personali per dissimulare le sue rilevantissime disponibilità economiche».
La Corte d’appello, nell’occasione giudice di «esecuzione» della condanna diventata irrevocabile nel 2012, aveva il potere di valutare richieste di confisca obbligatoria, anche se intervenute dopo una sentenza definitiva.