Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
In Grecia lo spoglio delle schede è più o meno a un terzo e stanno vincendo quelli di Nea Demokratia, cioè i democristiani o conservatori, mentre Tsipas, l’arrembante capo della sinistra radicale, – Syryza – starebbe indietro di quasi sei punti.
• I socialisti?
Aspetti, le do il quadro completo come risulta fino a questo momento. Proiettando gli scrutini di un 34% dei seggi, Nea Demokratia ha il 31%, Syryza è poco oltre il 25%, il Pasok – cioè i socialisti – sono terzi al 12,8%. Seguono: Greci Indipendenti 7,26%, Alba Dorata (nazisti) al 6,83%, Sinistra democratica 5,92%, Kke (comunisti) 4,41%. Il sistema greco prevede uno sbarramento nazionale al 3%, dunque tutte le sigle nominate, restando queste le percentuali, entreranno in Parlamento. Il partito che arriva primo avrà un premio di 50 seggi. I seggi sono in tutto 300. In base ai primi calcoli, Nea Demokratia otterrebbe – premio di maggioranza compreso – 127 seggi, Syryza 72 e il Pasok 32. Se i numeri sono questi, il governo dovrebbe essere possibile.
• Perché?
Possiamo dividere i partiti greci in due schieramenti: quelli che sono favorevoli alla politica di sacrifici imposta dalla Troika (Ue-Bce-Fmi) e quelli che vogliono denunciare il memorandum firmato a suo tempo con i socialisti del Pasok – a quel tempo al governo - e che garantisce, in cambio di tagli e ristrutturazioni, un prestito da 130 miliardi. Sia i democristiani di Nea Demokratia, guidati da Antonin Samaras, che i socialisti, guidati adesso da Evangelos Venizelos, difendono il memorandum ed è dunque piuttosto ovvio che, dopo essersi combattuti per decenni, alternandosi al governo e riducendo il Paese nelle condizioni che sappiamo, adesso si mettano insieme per governare e far passare lo spavento al resto del mondo. Tsipas starà all’opposizione, a quanto pare, con i nazisti e gli altri. Oppure tenteranno di associarlo, perché nove voti di vantaggio, in una frangente tanto delicato, sono forse pochi. Dora Bakoyannis, una bella signora che sta nel gruppo dirigente di Nea Demokratia, ha infatti già dichiarato: «Siamo il primo partito, è venuta l’ora di formare un governo di unione nazionale per uscire dalla crisi».
• E secondo lei, Tsipas ci sta a diventare ministro con gli altri due?
Secondo me, no. L’opposizione alla Troika lo ha fatto arrivare comunque almeno al 25%, una quota impensabile solo poche settimane fa. Se si guarda al voto del 6 maggio, che risultò inutile per la nascita d un governo costringendo a questo nuovo turno, si vede che sia Syryza che Nea Demokratia hanno guadagnato dieci e più punti ciascuno. È il riflesso perfetto di quei due strani sondaggi, veri ma apparentemente contradditori, che segnalavano il 70% dei greci contrari al memorandum e nello stesso tempo lo stesso 70% di greci favorevoli a restare nell’euro.
• Qual è lo scenario adesso?
Samaras farà il governo e, senza denunciare il memorandum, otterrà condizioni migliori, relativamente al prestito da 130 miliardi e alle rate (allungamento dei tempi). Su questo, la Merkel e gli altri avevano fatto capire che qualcosa avrebbero mollato. E del resto anche Tsipas, se avesse vinto, sarebbe venuto a consigli un po’ più miti: denunciare magari il memorandum, per siglarne però un altro con scadenze meno capestro. Voglio dire: la posizione di Syryza, alla fine, non sarebbe stata molto distante da quella che adesso prenderanno Samaras-Venizelos. Questo non significa che entrerà al governo: stando all’opposizione, e facendo un’opposizione dura (ma non fino a provocare un tracollo), può guadagnare parecchi voti e candidarsi a governare la prossima volta, magari in una situazione meno complicata.
• E dal punto di vista finanziario?
Stamane le Borse andranno su e dovrebbe esserci anche qualche miglioramento nel nostro spread (parlo sempre del mercato secondario). I greci devono ancora tagliare gli 11,5 miliardi di euro previsti dal memorandum. In teoria, solo dopo quest’altro sacrificio (che avrebbe dovuto essere compiuto già a maggio) potranno incassare i 30 miliardi della rata previsti per giugno. È probabile che queste operazioni si facciano: per la formazione del governo ci vorrà comunque qualche giorno, e in ogni caso la Troika aspetterà la fine del decisivo vertice del 28-29 giugno a Bruxelles, dove si discuterà appunto di Grecia, Spagna e Italia. E della questione se sia meglio tagliare o investire, cioè mettere tasse e pagare stipendi più bassi, rischiando la deflazione, o stampare moneta esponendosi ai venti dell’inflazione.
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