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 2012  giugno 18 Lunedì calendario

“TARTARUGA” GREIFELD DOPO IL FLOP DI FACEBOOK IL RE DEL NASDAQ RISCHIA LA CORONA


New York C’è qualcosa di sanamente perverso nell’ostinazione con cui Bob Greifeld, il signore del Nasdaq, cioè della Borsa dell’hi-tech, la piattaforma dalle transazioni finanziarie più veloci della luce, continua a coltivare quella passione per gli animaletti più lenti e più antichi del mondo: le tartarughe. Nella sua bella villona di Westfield, New Jersey, lo Stato Giardino di fronte a New York, il supermanager che passerà alla storia come l’uomo che affondò la quotazione di Facebook, si inchina ogni sera davanti alle vere principesse della casa: le dieci tartarughe che questo ex ragazzone del Queens cura affettuosamente, con la maniacale attenzione che avrebbe fatto meglio a riservare ai delicatissimi software, naturalmente andati in tilt, della sua Borsa ipertecnologica. «E’ come se in qualche stranissimo modo mi identificassi con loro», ripete Bob ai pochi fortunati che possono inseguirlo fino al giardino. Facendo tornare in mente ai più smaliziati convitati le indimenticabili massime del Peter Sellers di “Oltre il giardino”, quando il suo Chance Giardiniere sventola ovvietà del mestiere che il presidente degli Stati Uniti scambia invece per profondissime metafore di politica economica: “Fino a che le radici non verranno strappate, tutto andrà bene nel giardino...”. Fino a che Bob Greifeld non verrà strappato dalla sua poltrona, tutto andrà invece male per i poveri investitori: che continuano ad affacciarsi
alla sua Borsa credendo di avere le opportunità di tutti gli altri. Convinti cioè davvero che anche al civico 4 di Times Square, la scenografica sede con vista sulla piazza più famosa del mondo, inaugurata mica per caso nel gennaio del nuovo Millennio, l’economia continui a essere mossa dalla mano invisibile di Adam Smith: e non da quelle diavolerie di software grazie a cui la National Association of Securities Dealers Automated Quotation Systems, quest’orribile scioglingua riassunto appunto dal fortunatissimo slogan Nasdaq, è riuscita in meno di vent’anni a diventare la seconda Borsa d’affari del mondo, fino a tentare addirittura di papparsi la bicentenaria rivale di Wall Street. In fondo il Nasdaq era nato proprio per questo: per favorire le transazioni finanziarie che la tecnologia avrebbe reso finalmente più sicure, eliminando l’alea dell’intermediazione umana, sostituendo le grida e i gesti di generazioni di coloratissimi broker con il gelido silenzio delle grigie macchine. Poi, col tempo, la piattaforma tecnologica era diventata essa stessa mercato: il mezzo cominciò a rappresentare il suo messaggio e le compagnie più tecnologiche cominciarono a traslocare dal vecchio New York Stock Exchange a questo nuovissimo bazar della finanza hi-tech. Finché i grattacieli sempre più alti di New York non finirono per oscurare il sole allora nascente della Silicon Valley: e l’ombra della prima grande bolla della new economy spense gli entusiasmi dei tecnofinanzieri bruciando i miliardi dei risparmiatori beffati. E’ a questo punto che entra in campo il nostro Bob. Ed è a questo punto che andrebbe rivelato un altro segreto dell’amante delle tartarughe chiamato a guidare la Borsa superveloce: Bob Greifeld è un fanatico della maratona. Che, come si sa, è per definizione la corsa più lenta del mondo. Il quadro però non sarebbe ancora completo se non avessimo bene in mente lo slogan che ha guidato questo simpatico 54enne per tutta la vita e che adesso, peggio che una pulce, continua desolatamente a girare nelle orecchie del delusissimo Mark Zuckerberg: “Non riuscirai mai a ottenere quello che vuoi al primo colpo”. Ecco, lo psicoritratto ora è chiarissimo. Per Bob solo chi va piano va lontano. Il guaio è che lui, incurante delle strombazzate dei rivali, non è mai voluto rientrare dalla corsia di sorpasso: rallentando la corsa di tutti. Per carità: all’inizio gli è andata più che bene. Bob nasce povero e si fa un cosiddetto così per pagarsi gli studi. La mamma di origini italiane è casalinga, il padre di origini irlandesi fa mille mestieri per sbarcare il lunario, e anche Bob da ragazzo si sbatte come può, fa perfino il lavatore di autotreni per continuare a sostenere il college, anche se lo Iona che frequenta non è certo Harvard. Malgrado la laurea in Letteratura Inglese - e una passione per i Beat e Allen Ginsberg, forse l’unica cosa da “Urlo” nel suo curriculum - con la lentezza che lo contraddistingue Bob ci mette del resto un po’ a capire che il mondo sta girando intorno ai computer. E anche questo succede più per caso che per necessità: perché si ritrova a vendere proprio pc porta a porta. È qui che la storia prende una di quelle curve che solo in America si trasformano in sogno, diventando naturalmente incubo per tutte le altre vittime: è qui che Greifeld scopre la vocazione da manager. Continuando a studiare come un matto, il ragazzo si specializza allo Stern. E mettendo a frutto la passione scoperta per i computer, realizza un software per le transazioni finanziarie, Automated Security Clearance, meglio noto come Asc, che nel far west tecnologico di quegli anni riesce a rivendere per la bellezza di 280 milioni. Lentamente, manco a dirlo, al gioco si appassiona: fino a realizzare proprio per il Nasdaq un software dal nome non proprio bellissimo di Brut. E’ così che quando la Borsa ipertecnologica agogna un Cavaliere Bianco, che sappia finalmente riscattarla dall’ipercrisi in cui è crollata, è proprio Bob a presentarsi all’orizzonte, al dorso delle sue tartarughe. E’ il 2003 e piano piano la sua gestione riporta il listino letteralmente alle stelle. Il Nasdaq è così ricco da pensare all’acquisto della Borsa di Londra. No, il Nasdaq è così ricco da pensare all’acquisto della stessa Borsa di New York. Il venditore di pc porta a porta da 13mila dollari l’anno adesso è un signore da più di un milione di stipendio, cascate di stock option e bonus che l’ultima volta hanno sorpassato i 15 milioni. Certo, a volte qualche baco nei software causa agli investitori perdite, quando, va bene milionarie. Ma chi se ne frega: il Nasdaq, che continua ad arricchirsi, risponde al massimo per mezzo milione di danni. Possibile? Il regolatore se ne accorge e la Borsa hi-tech è costretta ad alzare quel minimo: facciamo un milione. Non basta ancora. E quest’anno la capacità d’indennizzo sale a 3 milioni: è l’ultimo capitolo di questa storia a dimostrare che sono pochi anche quelli. Il Nasdaq riesce a strappare la strombazzata quotazione di Facebook agli eterni rivali del Nyse. Bob vola in California per suonare la campanella - scravattato e a maniche corte perché fa più “ggggiovane” - insieme a Mark Zuckerberg e alla sua solita felpa: mentre 3mila miglia più in là il suo Nasdaq crolla sotto l’ennesimo crack del nuovo software, che nessuno si era preso la briga di testare adeguatamente. È il caos. La quotazione del secolo diventa un flop. Le azioni crollano da 42 a 25 dollari. Gli investitori reclamano altro che mezzo milione, altro che tre milioni: oltre mezzo miliardo di danni, 350 soltanto da parte di Ubs, che per le perdite è pronta addirittura a denunciare la Borsa tecnologica. E Bob che fa? Prima cerca l’impossibile offrendo la bellezza, si fa per dire, di 13 milioni, quando in realtà quei soldi sono solo i 3 milioni già previsti dalla legge più i 10 milioni di incassi sulla quotazione di Facebook che i furbetti del Nasdaq sono comunque riusciti a fare. Poi prova a salire a 40, più altri 2 milioni di sconti sulle prossime contrattazioni: come se fossimo al mercato italoamericano del suo Queens e non al secondo mercato più grande del mondo. E poi... E poi e poi. Si sa come funziona in questi casi. Tutti si stringono come al solito intorno al manager. E il board conferma la fiducia. Ma dietro ai sorrisi e alle dichiarazioni di circostanza c’è chi giura che il destino di Greifeld sia in realtà ormai segnato. La figuraccia di Facebook ha gelato le aspettative delle altre belle speranze hi-tech, che hanno rinviato l’offerta pubblica a data da destinarsi. E il crollo del social network ha rilanciato le paure di una nuova tecnobolla: proprio come quella che aveva portato Bob sulla poltrona della Borsa più veloce della luce che adesso si ostina a non volare mollare.