CLAUDIO GORLIER, La Stampa 18/6/2012, 18 giugno 2012
ETNIE E PETROLIO, PIÙ CHE RELIGIONE
Il 13 febbraio 1976, a pochi mesi dal suo insediamento, venne assassinato l’ultimo Presidente islamico della Nigeria, Murtala Muhammad. Vedi caso, l’assassinio avvenne a Kaduna, città vivace e fiorente, con un’eccellente università che ho conosciuto e dove islamici e cristiani convivevano. Gli uccisori di Muhammad, comunque, erano in pratica dichiaratamente cristiani, anche se non vennero identificati e perseguiti. Muhammad, ex militante, veniva dall’islamico Nord, nella cui principale città, Kano, mi capitò una volta di dover rimandare un volo a Lagos perché l’aereo aveva cambiato destinazione, per recare alla Mecca un gruppo di alaji, pellegrini abituali. A Muhammad succedette il suo vice, il cristiano Obasanjo, che riuscì a indire nuove elezioni e a organizzare un governo sostanzialmente democratico. Durò poco, e quando si ritirò gli succedette una serie di dittatori spietati, tutti cristiani yoruba .
Uno di loro, il feroce Abacha, nel 1995 fece processare e giustiziare il mio amico Ken Saro-Wiwa, anglicano ma colpevole di essere lo strenuo difensore degli Ogoni, la popolazione del delta del Niger ridotta alla miseria per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi. Saro-Wiwa, uno dei maggiori scrittori africani di lingua inglese, aveva raccolto i suoi brillanti scritti giornalistici in un volume, Similia («Similia similibus curantur»), in cui i misfatti dei dittatori del suo Paese venivano inesorabilmente denunciati. In buona sostanza, Saro-Wiwa documentava la corruzione dei governanti nigeriani, letteralmente comprati dalle grandi compagnie petrolifere internazionali. Tra queste, mi duole rammentarlo, figurava anche l’Agip.
«Non vi sorprenderete», scriveva, «se il cane di uno qualsiasi dei manager di queste compagnie è trattato meglio di ogni essere umano di queste zone». «Sì, la Nigeria ha un problema religioso», scriveva ancora il mio amico Ken. «Politici incompetenti e falliti tendono a creare uno scisma tra nigeriani di fedi diverse per mascherare i loro fallimenti e la loro incapacità». E, naturalmente, i loro interessi. Si trova qui l’origine primaria dei conflitti religiosi in Nigeria, alimentati in misura sempre maggiore da organizzazioni eversive, e insieme la crescente egemonia politica di un cristianesimo largamente formale.
Non dimentichiamo la guerra civile, con un milione di morti, tra il 1967 e il 1970, contro i secessionisti Ibo del Biafra. Il presidente nigeriano generale Gowon era figlio di un missionario protestante e venne sostenuto da tutti i paesi occidentali salvo la Francia. Il Vaticano appoggiò nell’ombra ma concretamente il Biafra, dove esiste l’unica minoranza cattolica. Andiamoci piano, dunque, prima di parlare di guerra di religione in Nigeria. La religione, come già ci spiegò Ken SaroWiwa pagandolo con la vita, costituisce una superstruttura, a coprire uno scontro di interessi. Certo, l’Islam è più preparato, anche ideologicamente, in Nigeria, ad alimentare un conflitto civile in un Paese dove la maggioranza della popolazione ha un reddito di un dollaro al giorno, e dove le strutture tribali ancora resistono. In quanto all’Occidente post coloniale, che ha inventato la Nigeria, a partire dal nome, sta a guardare.