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 2012  giugno 18 Lunedì calendario

HI-TECH. LE GRANDI ALLEANZE: UNA MELA STREGATA PER PAGE

Steve Jobs l’aveva giurato: «farò una guerra termonucleare» contro Google perché Android «è un prodotto rubato». Così racconta Walter Isaacson nella biografia del fondatore di Apple scomparso lo scorso ottobre.
Adesso la guerra è cominciata davvero con la decisione di estromettere Google Maps dall’iPhone, dove finora quell’applicazione era installata automaticamente. Annunciata alla convention degli sviluppatori di software per l’iPhone e l’iPad, la settimana scorsa a San Francisco, la novità ha una portata potenzialmente straordinaria. E infatti Wall Street l’ha registrata subito con un balzo all’insù del 3% delle azioni Apple e un calo altrettanto sensibile di Google in un solo giorno, a conferma dell’umore degli investitori più ottimisti sulle prospettive future dell’azienda guidata da Tim Cook (in rialzo del 40% in Borsa da inizio anno) rispetto a quelle della dot.com creata e gestita da Larry Page (in ribasso del 15% nello stesso periodo).
Nuovi servizi
Il sistema operativo iOS 6 — con cui funzioneranno gli iPhone e iPad dal prossimo autunno — offre un nuovo servizio di cartine stradali disegnato da Apple in collaborazione con TomTom, società specializzata in questo settore, che secondo gli analisti darà molto filo da torcere a Google, perché è integrato con Yelp e con l’assistente virtuale Siri che risponde ai comandi dati a voce. Yelp è una sorta di pagine gialle di negozi, ristoranti e altri servizi (dai dentisti ai massaggiatori) con le recensioni e le raccomandazioni dei clienti iscritti al sito, quartiere per quartiere di ogni città: è insomma un’alternativa alla ricerca locale di Google.
Se poi la ricerca è fatta attraverso Siri — chiedendo per esempio «qual è un buon ristorante cinese vicino a dove sono adesso e non caro» —, ecco che sull’iPhone non c’è più bisogno di aprire il browser Safari e usare Google per avere la risposta. Basta l’applicazione Yelp con Siri e Google è bypassata, con la conseguenza di minare alle basi la fonte delle sue entrate pubblicitarie che sono legate appunto ai risultati della ricerca.
Sviluppatori
L’impatto di questo cambiamento può farsi sentire in particolare perché gran parte del fatturato pubblicitario che arriva a Google dai telefonini è generato non dagli apparecchi Android — quelli con il suo sistema operativo — ma dagli iPhone.
Negli Stati Uniti, per esempio, oltre la metà degli smartphone venduti sono Android, ma rappresentano solo il 23% del traffico digitale per gli operatori telefonici, mentre gli iPhone sono di meno (31% delle vendite) ma generano in proporzione molto più traffico (25% secondo uno studio di Chitika, vedere il grafico). Il motivo è la diversa tipologia di apparecchi e utenti: la gamma degli Android varia dai modelli di base a prezzi molto bassi, usati spesso solo per mandare messaggi di testo o email, a quelli più sofisticati, concorrenti dell’iPhone; mentre il pubblico di quest’ultimo è più omogeneo e abituato a utilizzare tutte le sue funzioni e applicazioni.
Ecco anche perché gli sviluppatori di apps continuano a preferire Apple: su dieci nuovi programmi pensati per gli smartphone, quasi sette sono per l’iPhone secondo le ultime rilevazioni di Flurry; e i loro ricavi sull’iPhone e l’iPad sono circa il quadruplo di quelli realizzati sugli Android. In totale sono disponibili oggi 650 mila applicazioni per l’iPhone e l’iPad (225 mila solo per questo tablet, l’assoluto leader del mercato) contro quasi 500 mila per Android; e secondo le statistiche fornite da Apple hanno generato finora 5 miliardi di dollari di fatturato per gli sviluppatori. I quali alla convention della settimana scorsa sono stati invitati a integrare i loro programmi con le mappe di Apple, ampliando la schiera di partner già coinvolti nel nuovo servizio come Open Table, che permette di scegliere e prenotare online i ristoranti, oppure Rotten Tomatoes, una guida ai film con le recensioni del pubblico e la possibilità di comprare i biglietti online.
Fronte comune
Fra le nuove alleanze speciali di Apple c’è poi quella con un arcinemico di Google, Facebook: il social network sarà incorporato molto più strettamente nell’iOS, tanto che Gene Munster — analista di Piper Jaffray molto seguito sul business digitale — ha ribattezzato l’iPhone come di fatto «il Facebook phone», oltre a prevedere che gli apparecchi Apple cresceranno più degli Android l’anno prossimo sul mercato Usa e forse anche su quelli europei che in tutto contano per il 65% delle vendite dell’iPhone.
Anche una serie di case automobilistiche — dalla General Motors alla Toyota, dalla Bmw alla Mercedes — stanno lavorando con Apple per integrare Siri nei comandi a bordo delle vetture: l’assistente virtuale sarà attivato da un pulsante sul volante, darà istruzioni sulla strada da seguire in tempo reale e suggerirà in quale ristorante fermarsi a mangiare o dove fare benzina, nei programmi di Cook. Che sta quindi allargando la sua rete di partner in uno sforzo di collaborazione tanto più notevole se confrontato con il rischio che Google sta correndo di perdere i partner del suo sistema «open» dopo aver deciso di fabbricare smartphone in proprio con Motorola. Una curiosa inversione dei ruoli, in cui il «giardino chiuso» della Mela si sta aprendo sempre più per reclutare alleati nella sua guerra ad Android.
Maria Teresa Cometto