18 giugno 2012
CRESCE LA VOGLIA DI CASA MA S’INFRANGE SULLA CRISI
Che sia per retaggio culturale, o per voglia di stabilità in tempi incerti, di casa fra gli italiani c’è sempre più voglia. La crisi però sta mostrando la sua faccia peggiore: quella del «vorrei, ma non posso» in cui domanda e offerta si stanno avvitando in una spirale che inizia a fare paura e con numeri, come quelli forniti da Nomisma, da allarme rosso. Il think thank bolognese ha previsto che il trimestre gennaio-marzo 2012 si chiuderà con un dimezzamento, rispetto ai primi tre mesi del 2011, delle erogazioni di mutui alle famiglie consumatrici per l’acquisto di abitazioni. In valori assoluti, la quota dovrebbe attestarsi poco sotto i 6,8 miliardi di euro. A giugno non dovrebbe andare poi molto meglio: -45 per cento.
In attesa dei risultati ufficiali, in arrivo da Bankitalia a fine mese, le previsioni di Nomisma – che mercoledì mattina a Roma presenterà il suo «Quinto rapporto sulla finanza immobiliare» – completano il quadro, tutt’altro che roseo, tratteggiato da un’indagine sulle famiglie e la crisi condotta nelle settimane scorse dallo stesso istituto guidato da Pietro Modiano.
Lo studio presenta anche risultati che di primo acchito potrebbero sorprendere. Se è vero, infatti, che l’87% degli interpellati dichiara di non avere neanche l’intenzione di acquistare un’abitazione nei prossimi mesi, è altrettanto vero che il 13% di "intenzionati" equivale a oltre 2 milioni di famiglie. Non solo: anche guardando al trend fra l’indagine del 2011 e quella di quest’anno, c’è stata una crescita degli intenzionati all’acquisto, rispetto all’8,7% di un anno prima.
Segno, quindi, di maggiori ricchezza e propensione a spendere degli italiani? «Tutt’altro. Che non sia così – spiega Luca Dondi, responsabile real estate Nomisma – lo dimostra proprio l’incrocio con le erogazioni di mutui, in calo praticamente ininterrotto dall’ultimo trimestre del 2010». Evidenza, quest’ultima, impossibile da trascurare in un mercato in cui l’80% di chi pensa alla casa di proprietà non vede altra strada che il mutuo.
Peraltro, un peggioramento nella situazione generale l’istituto bolognese lo ha fotografato anche nella parte dell’indagine in cui ha classificato le famiglie italiane secondo la presenza o meno di tre fattori: il risparmio, la casa di proprietà e la detenzione di strumenti finanziari. Il gruppo che da un anno all’altro si è più ingrossato è quello dei "resilienti": 7,2 milioni di famiglie (5 in più rispetto al 2011) che hanno una casa e detengono strumenti finanziari, ma non riescono a tenere da parte altri risparmi immediatamente utilizzabili. La classe d’età prevalente in questo novero è 55-64 anni, proprio quell’età in cui la perdita del lavoro rischia di non essere recuperabile. Si capisce dunque che ad aumentare siano proprio i più vulnerabili, in un momento in cui variabili come l’aumento della tassazione possono far saltare il banco in assenza di una base di risparmio. Allo stesso tempo, questi 5 milioni di famiglie in più tra i "resilienti" sono arrivate, nella metà dei casi, dal gruppo degli "equipaggiati", ora scesi a quota 3,2 milioni di famiglie che risparmiano, hanno casa e strumenti finanziari.
Insomma, quello con cui si sta facendo i conti è un contesto in peggioramento e in cui la débâcle nelle erogazioni dei mutui fa da innegabile cartina di tornasole, segnale di un "fabbisogno compresso" di casa. «Il calo delle erogazioni per l’acquisto di case – precisa Dondi – non è però un fenomeno partito nell’ultimo anno. Finora è stato nascosto dalle componenti di surroga e sostituzione». Ora che sono venute meno, il trend è diventato evidente, anche se «va considerato che la casa è vista dagli italiani in maniera un po’ acritica». Quindi, per esempio, «non è l’aumento della tassazione, che pure per una parte minoritaria ha un peso, che può frenare le intenzioni di acquisto per le abitazioni. Piuttosto – conclude Dondi – a influire sono la debolezza dei redditi, l’instabilità generale e un atteggiamento di prudenza delle banche che sta diventando inevitabilmente un grosso ostacolo per l’offerta di credito necessaria ai mutui delle famiglie».