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 2012  giugno 18 Lunedì calendario

VI RACCONTIAMO LA NOSTRA CENTOCELLE

Come si fa a catturare l’ intimità di un quartiere? Ci sono riusciti magnificamente gli abitanti di Centocelle, fotografando per tre settimane se stessi e le loro strade, che a leggerne i nomi sembra di percorrere la trama di un immenso giardino, con quella toponomastica che rimanda a gerani e abeti, camelie e campanule, lecci e ginestre, giunchiglie e ninfee. Gli scatti sono stati raccolti ed esposti presso la libreria Il Mattone (via Bresadola 12/14) nella mostra «Centocelle ore 16.00. Il quartiere fotografa se stesso». L’ idea del progetto è del Laboratorio psicoanalitico locale. Prendendo spunto dalle scene iniziali del film «Smoke» di Wayne Wang (1995), in cui il tabaccaio Auggie fotografa per anni lo spicchio di mondo davanti al proprio negozio, il Laboratorio ha coinvolto i negozianti in un progetto che ha trasformato tutti i residenti in protagonisti del loro angolo di vita. Questi Laboratori, come raccontano Silvia Liberati e Fabrizo Perilli, due dei sette psicologi che lavorano in quello di Centocelle, sono nati in varie zone della capitale negli anni Novanta per rispondere a un bisogno di assistenza a prezzi calmierati. Fanno tutti capo allo «Spazio psicoanalitico», scuola fondata nel 1972 da Cesare Musatti, Adriano Ossicini e Paolo Perrotti. «Uno degli aspetti del nostro intervento è l’ apertura al territorio» dice Silvia Liberati. «C’ è tanta gente che non verrà mai in analisi, ma con iniziative di questo genere può avere la possibilità di confrontarsi con un pensiero diverso, rompere la routine quotidiana, vedere se stessa con uno sguardo nuovo». All’ esperimento hanno partecipato diciassette negozianti, producendo un’ ottantina di immagini molto suggestive e poetiche. Come il muro di via Gordiani ritratto dal maestro di tango Pino Nucera, con coppiette di innamorati e giovani mamme che camminano svelte davanti al muro grigio dove un graffitaro ha tracciato la scritta «Siamo qua fabbricanti di sogni...». O il chiosco del fioraio, osservato dall’ impiegata Fabrizia Cernicchiaro sul marciapiede di via dei Castani, con il suo piccolo via vai di signore anziane e donne velate intorno a rose e gerbere, e che un giorno appare all’ improvviso come abbandonato, con le saracinesche abbassate. E ancora la sfilata di personaggi multietnici, sorpresi dall’ ingegnere Roberto Huner a piazza dei Gerani, mentre ridono, parlano al telefonino, portano a spasso il cane. E la sequenza - scattata da Micaela Mecchia, commerciante di biancheria intima - con i tavoli in plastica rossa davanti al bar sempre vuoti mentre i passanti tirano dritti, finché un bel giorno si siede un uomo con i baffi e ordina una birretta.
Lauretta Colonnelli