Giovanni Valentini, la Repubblica 18/6/2012, 18 giugno 2012
I PARTITI
hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia.
(da “La questione morale” — intervista di Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari apparsa su
Repubblica
il 28 luglio 1981 – Aliberti editore, 2011 – pag. 22)
Non c’è dubbio che la decisione assunta in extremis dal Partito democratico sulle nomine al vertice della Rai, dopo un ripensamento quanto mai opportuno, segna un’apprezzabile discontinuità nella pratica spartitoria che ha accomunato finora la Prima e la Seconda Repubblica. Si può anche discutere sulla scelta delle quattro associazioni della cosiddetta società civile a cui Pier Luigi Bersani ha chiesto di indicare i due nomi che spettano al suo partito nel nuovo Consiglio di amministrazione di viale Mazzini, in base alla scellerata legge in vigore e agli attuali rapporti di forza parlamentari.
Ma in ogni caso la discontinuità va registrata come un segnale positivo e accolta come un buon auspicio per il futuro. La mossa di Bersani sarebbe risultata certamente più credibile se il segretario dei democratici l’avesse annunciata fin dall’inizio, anziché minacciare un impraticabile Aventino. E soprattutto, se non fosse stata preceduta – appena pochi giorni prima – dall’indecorosa lottizzazione nelle Autorità di garanzia che fra l’altro ha portato un parlamentare del Pd, di professione dermatologo, al vertice della Privacy.
La delega alle associazioni esterne fissa comunque un punto di non ritorno. Una linea di confine fra la partitocrazia e la società civile, rispetto alla quale verosimilmente il Partito democratico non potrà più tornare indietro. E rappresenta quindi, nello stesso tempo, un impegno per sé e una sfida per le altre forze politiche: ammesso pure che questa sia una “lottizzazione soft”, come s’è affrettato a ironizzare qualche oppositore autolesionista, staremo a vedere se il centrodestra sarà capace di rinunciare adesso all’abituale “lottizzazione hard”.
C’è tuttavia un appunto critico che si può rivolgere direttamente al governo e indirettamente al Pd. Per quale motivo, in attesa di una riforma organica per rinnovare la
governance
del servizio pubblico, non è stato ridotto anche il Cda della Rai da nove a cinque componenti – come s’è fatto per l’Agcom – a costo di sfidare in Parlamento l’ostilità del Pdl? Oltre a risparmiare emolumenti e prebende, si sarebbe costituito probabilmente un organismo più omogeneo, compatto e quindi affidabile.
Ora la partita si sposta tutta sulle deleghe nel nuovo vertice della Rai e sulle eventuali modifiche allo Statuto interno, se queste fossero effettivamente indispensabili per un passaggio dei poteri assegnati dalla legge vigente. In pratica, occorre trasferirli formalmente dal Consiglio di amministrazione al futuro presidente, Anna Maria Tarantola: a lei spetterebbe approvare, correggere o respingere le proposte del direttore generale sulle nomine dei direttori di rete, testate giornalistiche e altre strutture aziendali. Lo stesso neo-presidente avrebbe inoltre la competenza sugli atti e sui contratti aziendali di carattere strategico, nonché su quelli di durata pluriennale che superano il limite di spesa (2,5 milioni di euro) fissato dalla legge per il direttore generale. Non va ignorato però il dato oggettivo che un assetto del genere trasferirebbe il controllo dell’azienda pubblica dal Parlamento al governo. Sarebbe un commissariamento di fatto. E in prospettiva, potrebbe perfino incorrere nelle censure della Corte costituzionale che s’è già espressa più volte a favore della responsabilità parlamentare, specialmente in ordine al pluralismo dell’informazione.
La coincidenza vuole, fortunatamente, che alla guida della Commissione bicamerale di Vigilanza sieda oggi un personaggio come Sergio Zavoli, giornalista storico della radio e della televisione pubblica, già presidente dell’azienda. Nell’era dei “tecnici”, il suo potrebbe essere un ruolo di garanzia sull’autonomia e sull’indipendenza editoriale del servizio pubblico in questa incerta transizione. Per passare, finalmente, dalla Rai dei partiti alla Rai dei cittadini.