Andrea Biondi, Il Sole 24 Ore 18/6/2012, 18 giugno 2012
L’AUMENTO DEI PREZZI HA COLPITO PIÙ FORTE IN BASILICATA E VENETO
La sorpresa peggiore l’ha avuta chi è andato a vivere in affitto: a loro, in Basilicata, è toccato un aumento dell’11% su base annua, a fronte di una media italiana del +2,2. Hanno avuto poco da ridere anche gli automobilisti – incremento del 10% della Rc auto, contro il +4,3 di media – e chi ha soggiornato in albergo, visti i prezzi saliti del 5,7% sempre su base annua (contro una media nazionale del +0,4%).
È su questo come su altri non certo piacevoli record che la Basilicata ha costruito il suo primato negativo nella classifica del carovita, messa a punto dal lavoro congiunto di Unioncamere-Indis e Ref Ricerche, con il loro ultimo "Osservatorio prezzi e mercati". Così è tra il +5,1% lucano e il +2,5% del Molise che prende forma quel 3,2% di inflazione tendenziale a maggio certificato nei giorni scorsi dall’Istat.
«Nei fatti è una fotografia purtroppo realista quella che emerge dai lavori del nostro ultimo Osservatorio. Nonostante l’aggravarsi della crisi dei consumi – afferma Andrea Zanlari, presidente dell’Indis di Unioncamere – l’inflazione rimane comunque elevata e i divari tra i territori si ampliano». Le elaborazioni su questo sono impietose, visto che i 2,6 punti percentuali di gap a maggio fra il valore minimo e massimo delle regioni erano 1,5 con la media 2011. «Su tutto – precisa Zanlari – è evidente che ci sia lo zampino di una crisi in cui i bilanci delle famiglie e delle piccole e medie imprese subiscono un’erosione di potere d’acquisto a opera delle imposte indirette e dei mercati protetti, come quelli dei servizi pubblici locali».
Insomma, se è vero che imposte indirette e petrolio hanno aumentato e continuano a far salire i prezzi in tutto il territorio nazionale, è altresì da considerare che i fattori di carattere locale stanno vestendo i panni del leone, determinando scostamenti significativi nell’inflazione da territorio a territorio.
A conferma di ciò basta andare a guardare la differenza fra la variazione delle tariffe a controllo nazionale (calate dello 0,7% annuo ad aprile) e quelle a controllo locale (salite nello stesso periodo del 3%). Ma la prova arriva anche dai capitoli in cui il gap tra la regione più virtuosa e quella più "costosa" è maggiormente elevato. Balzano agli occhi quindi i 4,4 punti alla voce "abitazione e utenze" e i 5,6 nel capitolo trasporti. Nel primo caso «sulla variabilità – spiega Donato Berardi di Ref Ricerche – incidono proprio gli aumenti di tariffe locali come rifiuti, acqua. Alla voce trasporti, invece, occorre considerare i rincari nel trasporto locale, urbano, ferroviario e le auto pubbliche, oltre che le addizionali sui carburanti, introdotte in Lazio, Umbria, Marche, Toscana, Liguria e nel 2011 in Calabria, Campania, Piemonte, Puglia, Molise al fine di reperire risorse destinare alla copertura dei disavanzi nella sanità».
E così, la maglia nera della Basilicata nel capitolo abitazione e utenze risulta abbastanza decisiva. Ma ci sono anche regioni come la Calabria – che segue i vicini lucani – in cui più che i record sono i tanti dati più alti della media a spingere in alto il carovita: il +8,4% annuo dell’indice Nic per alcolici e tabacchi, il +4,3% dell’abbigliamento piuttosto che il +7,5% dei trasporti. Invece al Nord il primato del caroprezzi va al Veneto, con inflazione che a maggio si è attestata al +3,8% trascinata dal capitolo abitazione (8,2%), ma anche «dai servizi di alberghi e ristoranti con aumenti in particolare a Venezia: più 3.4 per cento contro una media Italia dell’1.5, e dagli alimentari», conclude Berardi.
Proprio da quest’ultima voce però, per Unioncamere-Indis e Ref Ricerche arrivano segnali da non trascurare. Perché per il periodo estivo le anticipazioni sui contratti fra la distribuzione commerciale e l’industria di settore evidenziano richieste di adeguamento al rialzo per alcuni generi di prima necessità. Si parla di un 3,5% tendenziale in media a luglio (con punta dell’8,6 per le carni), in salita dal 2,9% dei prodotti "trasformati" a maggio (+2% per l’alimentare in generale).