Davide Frattini, Corriere dell Sera 18/6/2012, 18 giugno 2012
CORRIERE DELLA SERA
DAL NOSTRO INVIATO DAVIDE FRATTINI
ATENE — L’annuncio della vittoria arriva in greco e viene ripetuto in inglese. «Resteremo nell’euro, basta con le avventure». Il conservatore Antonis Samaras parla ai sostenitori riuniti sotto i platini nel Giardino nazionale di Atene, sa di essere ascoltato in tutto il mondo. Dagli investitori che già fanno correre la moneta unica sul mercato australiano (il primo ad aprire) e dai leader internazionali che si preparano a volare in Messico per il vertice del G20.
Nuova Democrazia è il primo partito, non ha conquistato la maggioranza assoluta (malgrado i 50 deputati garantiti in premio al vincitore), da oggi partono le trattative per formare un governo di coalizione. Quello che il socialista Evangelos Venizelos chiama di «salvezza nazionale»: il Pasok continua a perdere voti, ma resta la terza forza e i suoi parlamentari sono necessari per formare l’esecutivo. Venizelos pone come condizione la partecipazione di Syriza, la sinistra radicale arrivata seconda che ha sconquassato il dominio dei due partiti che per trentotto anni si sono alternati al potere.
Alexis Tsipras, il giovane leader del movimento, ha già escluso qualunque sostegno: «Restiamo all’opposizione. I risultati dimostrano un consistente rifiuto delle misure di austerità». Un portavoce spiega al canale Skai che «se Samaras non è in grado di mettere insieme il governo, Syriza rifiuterà anche il mandato esplorativo». A quel punto, il presidente Karolos Papoulias passerebbe l’incarico a Venizelos in un replay dei negoziati di un mese fa, quando nessuno era riuscito a trovare l’accordo costringendo il Paese a tornare alle urne.
I neonazisti di Alba d’oro ottengono più o meno lo stesso risultato del 6 maggio e restano in Parlamento. Il capo Nikos Mihaloliakos si è presentato a ringraziare gli elettori («siamo gli unici a non aver arretrato di fronte alla paura e al terrore») accompagnato da Ilias Kasidiaris, il portavoce che dieci giorni fa ha preso a pugni la deputata comunista Liana Kanelli durante un dibattito televisivo. Gli analisti erano convinti che gli estremisti di destra non avrebbero superato questa volta la soglia del 3 per cento, in un Paese che ha subito l’occupazione tedesca. Le magliette nere di Alba d’oro, testa rasata e spranghe, hanno continuato in queste settimane i raid contro gli immigrati, alle missioni punitive partecipa anche la figlia di Mihaloliakos.
Samaras, 61 anni, promette di presentarsi con la lista dei ministri in tempi brevissimi. Conta anche sull’appoggio di Sinistra democratica, fondato da un gruppo di fuoriusciti da Syriza. In campagna elettorale ha promesso di rinegoziare il Memorandum, l’intesa firmata con l’Unione Europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, che prevede tagli e riforme in cambio degli aiuti. Si è presentato come il difensore dell’accordo («o me o il ritorno alla dracma» è stato lo slogan) contro Tsipras, che ha ripetuto di volerlo cancellare. Eppure il leader conservatore si era opposto al primo piano di salvataggio nel maggio del 2010 e ha sostenuto i due successivi solo perché il Paese sarebbe altrimenti finito in bancarotta.
Il quotidiano britannico Financial Times ha raccolto pochi giorni prima del voto le perplessità di investitori e uomini d’affari greci. Samaras è visto come un politico «da rissa di strada», concentrato sul combattere la sinistra. «I boss del partito e le grandi famiglie preferirebbero che si facesse da parte per lasciare che venga creato un governo tecnico: guidato da Panagiotis Pikrammenos, il presidente del Consiglio di Stato che sta amministrando il Paese ad interim, o da George Provopoulos, il governatore della Banca centrale».
Davide Frattini
REPUBBLICA
DAL NOSTRO INVIATO ETTORE LIVINI
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE
— L’euro sopravvive (per ora) alla tragedia greca. Nea Demokratia (Nd), il partito di centrodestra alla guida del fronte favorevole alla moneta unica, ha vinto le elezioni-bis di Atene e dovrebbe essere in grado di formare un governo assieme ai socialisti del Pasok, allontanando così lo spettro di un ritorno alla dracma. Il referendum pro o contro il memorandum della Trojka ha provocato, come previsto, una forte polarizzazione del voto: Nd ha ottenuto il 30% circa dei voti, l’11% in più del sei maggio, battendo di un’incollatura la sinistra radicale di Syriza, che malgrado un altro balzo in avanti del 10% si è fermata al 27%. L’Eurogruppo, soddisfatto per l’esito della consultazione, ha garantito «pieno sostegno » per aiutare Atene «a tornare a un percorso di crescita sostenibili». «I greci hanno espresso la loro volontà: vogliamo rimanere nell’euro, rispettando tutti gli impegni
che ci siamo presi. Ed è una vittoria per tutta l’Europa – ha detto ieri il leader Antonis Samaras - Faccio appello a tutti i partiti di buona volontà per varare al più presto possibile un governo di salvezza nazionale ». Auspicio arrivato nella serata anche dalla Casa Bianca. Le alchimie della legge elettorale ellenica gli daranno una mano decisiva. Il primo posto ha regalato a Nea Demokratia il bonus di 50 seggi (sui 300 totali del Parlamento) che porta a quota 130 circa il suo bottino totale. Cifra che sommata ai 33 del Pasok di Evangelis Venizelos dovrebbero consentire di mettere in piedi senza troppa difficoltà un governo pro-euro. Formato per ironia della
sorte dai due partiti storici della politica ellenica usciti con le ossa rotte dalle ultime due elezioni, con la possibile aggiunta della Sinistra democratica (Dimar) di Fotis Kouvelis. Antonis Tsipras, 37enne leader di Syriza e astro nascente della politica ellenica, ha telefonato al leader di Nd complimentandosi per il risultato e confermando che la sinistra radicale «rimarrà all’opposizione ». Dove resterà anche il partito neonazista Alba d’Oro che ha confermato il 7% precedente.
Oggi il presidente della Repubblica Karolos Papoulias dovrebbe affidare a Samaras il mandato per varare il nuovo esecutivo. E malgrado qualche piccola resistenza
dei socialisti («parteciperemo solo se ne farà parte anche Syriza», hanno minacciato ieri alcuni rappresentanti del Pasok) già mercoledì l’aspirante premier potrebbe sciogliere la riserva.
Il primo passo di Samaras - sempre che alla guida del governo di unità nazionale, come chiede qualcuno, non vada un “tecnico” gradito alla Ue - è già scontato. Le casse dello stato sono vuote. Senza aiuti internazionali la Grecia non avrebbe i soldi per pagare stipendi e pensioni di luglio. E il nuovo presidente del Consiglio sarà costretto giocoforza a dedicare la sua prima missione a un viaggio a Bruxelles. Obiettivo: ribadire l’impegno del
paese a rimanere nell’euro rispettando quel memorandum che solo un anno fa lo stesso Samaras contestava dai banchi dell’opposizione a George Papandreou. Chiedendo
però in cambio, come hanno promesso sia il Pasok che Nd in campagna elettorale, di ammorbidire il programma di austerità imposto
dalla Trojka in cambio dei 240 miliardi di aiuti garantiti ad Atene.
Samaras troverà la porta aperta. Incassato il successo del fronte proeuro persino la Germania ha aperto le porte ieri a una revisione dei termini del memorandum. Potrebbero essere rivisti i tempi, spostando dal 2014 al 2016 l’anno in cui Atene dovrebbe rispettare i suoi obiettivi di bilancio. Ed possibile che Bruxelles possa rivedere pure il tasso d’interesse applicato ai 290 miliardi di debiti ellenici, diluendo nel tempo gli 11 miliardi di tagli previsti per fine giugno in cambio della tranche di aiuti – data a questo punto per scontata – in arrivo a metà luglio. «L’Europa dovrà ora bilancia-
re le politiche di austerità con quelle di crescita», ha ribadito ieri sera Samaras.
La via crucis della Grecia, malgrado i festeggiamenti nel centro di Atene di ieri sera, non è finita. La strada per uscire dalla crisi è ancora lunga. Il nuovo governo di unità nazionale dovrà completare la riforma del pubblico impiego (la Trojka chiede 150mila taglia entro il 2015), la liberalizzazione delle professione e combattere corruzione ed evasione fiscale che tolgono 40 miliardi l’anno dal Pil. All’orizzonte ci sono insomma altre decisione dolorose, specie in un paese dove la disoccupazione è arrivata al 22% e dove i tagli a pensioni e
stipendi del 20% hanno spinto (garantisce Eurostat) il 27% della popolazione sull’orlo della povertà. La Grecia però con il voto di ieri ha voltato pagina. L’orizzonte è meno fosco rispetto alle scorse settimane. Il paese, dopo aver conquistato in zona Cesarini i quarti di finale degli Europei di calcio, ha deciso di rimanere anche nell’euro. E quando venerdì la nazionale biancazzurra incontrerà la Germania, Angela Merkel e Antonis Samaras potrebbero addirittura sedersi fianco a fianco senza timore che finisca agli stracci. Con Atene, incrociamo le dita, forse ha voltato pagina anche l’Europa.