Rassegna, 18 giugno 2012
In Grecia vincono i conservatori europeisti
• In Grecia si è votato per rinnovare il Parlamento e hanno vinto i conservatori di Nuova Democrazia, guidati da Antonis Samaras. Con il 30% dei consensi non hanno però la maggioranza assoluta, ma grazie al premio di maggioranza (50 deputati su 300) hanno i numeri per creare un governo di unità nazionale insieme ai socialisti, che permetta alla Grecia di rimanere nell’euro, rinegoziando però i trattati. Il Pasok ha perso ancora consensi (12,3%), ma rimane il terzo partito del Paese. Il leader Venizelos pone come condizione per entrare nel governo la partecipazione di Syriza, la sinistra radicale antieuropeista arrivata seconda con il 27%. Alexis Tsipras, il giovane leader del movimento, ha già escluso qualunque sostegno: «Restiamo all’opposizione. I risultati dimostrano un consistente rifiuto delle misure di austerità». I neonazisti di Alba d’oro ottengono più o meno lo stesso risultato del 6 maggio e restano in Parlamento. Il capo Nikos Mihaloliakos si è presentato a ringraziare gli elettori («Siamo gli unici a non aver arretrato di fronte alla paura e al terrore») accompagnato da Ilias Kasidiaris, il portavoce che dieci giorni fa ha preso a pugni la deputata comunista Liana Kanelli durante un dibattito televisivo. [Frattini, Cds]
• Sul Cds scrive Frattini che «Samaras, 61 anni, promette di presentarsi con la lista dei ministri in tempi brevissimi. Conta anche sull’appoggio di Sinistra democratica, fondato da un gruppo di fuoriusciti da Syriza. In campagna elettorale ha promesso di rinegoziare il Memorandum, l’intesa firmata con l’Unione Europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale, che prevede tagli e riforme in cambio degli aiuti. Si è presentato come il difensore dell’accordo (“o me o il ritorno alla dracma” è stato lo slogan) contro Tsipras, che ha ripetuto di volerlo cancellare. Eppure il leader conservatore si era opposto al primo piano di salvataggio nel maggio del 2010 e ha sostenuto i due successivi solo perché il Paese sarebbe altrimenti finito in bancarotta».
• In Grecia ci sono stati 2.500 suicidi dall’inizio della crisi. [Mastrobuoni, Sta]