Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Camera ha approvato il disegno di legge Gelmini – cioè la riforma dell’università – con 307 voti contro 252. Una battaglia vinta dal governo senza troppi affanni parlamentari, vista la decisione dei finiani di votare a favore, ma con molta contestazione per le strade. Quasi ovunque ci sono facoltà occupate. Ieri studenti e professori – specialmente precari – hanno sfilato, oltre che nelle principali città (Roma, Milano, Venezia, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Palermo), anche nei centri minori. Manifestazioni si sono infatti svolte a L’Aquila, Ancona, Brescia, Reggio Calabria, Cosenza e Scalea, Potenza, Udine, Pisa, Teramo, Campobasso, Cagliari e Sassari, Trieste, Catania, Padova, Perugia, Lecce, Parma.
• Scontri?
Sì, a Roma, Milano, Genova, Brescia, Bologna. Si segnala un ferito a Genova, qualche contuso a Roma. A Roma dicono che un giovane è stato fermato, notizia che la Questura non ha confermato. I leader politici della sinistra, riferendosi a Roma, hanno parlato di “città blindata”. Maroni ha risposto: «Le misure di sicurezza sono state applicate lasciando il diritto di manifestare come sta avvenendo in molte città italiane, ma consentendo al Parlamento di lavorare tranquillamente». In effetti piazza Montecitorio, dov’è l’ingresso della Camera dei deputati, era a un certo punto completamente deserta, cioè abitata solo da celerini. Mentre tutt’intorno una massa che le agenzie hanno valutato in 50 mila persone premeva per raggiungere la sede dei deputati. Nella capitale la tensione è durata tutto il giorno, con cortei vari – alcuni più numerosi, altri di poche decine di persone – che hanno attraversato il centro un po’ in tutte le direzioni, piazza del Popolo e l’Argentina, via del Corso, il Lungotevere e, a un certo punto, il Muro Torto, un’arteria decisiva per il traffico cittadino. Che è andato in tilt. La polizia ha caricato un paio di volte, i manifestanti, dalla terrazza di San Pietro in Vincoli, hanno sparato fumogeni.
• Nelle altre città?
Le Ferrovie, alla fine della giornata, hanno fatto il bilancio delle occupazioni dei binari, una forma di protesta messa in atto in modo massiccio. Sono state occupate, per pochi minuti o per qualche ora, le stazioni di Scalea, Milano-Porta Garibaldi e Milano-Greco Pirelli, Venezia-Mestre, Catania Centrale, Trieste Centrale, Padova, Perugia, Palermo Notarbartolo, Parma, Cremona. A Milano la Questura ha ordinato la chiusura temporanea di tre stazioni della metropolitana (Duomo, Cordusio, Missori) per ragioni di ordine pubblico. A Roma, gli studenti hanno tentato di occupare dieci binari di Termini, riuscendoci per pochi minuti e provocando comunque ritardi e disagi.
• I monumenti?
Sì, a Palermo ci sono state brevi occupazioni del monumento ai Caduti e della Cattedrale, a Bari gli studenti sono entrati al Petruzzelli agitando poi uno striscione da un balcone. L’Anfiteatro romano a Lecce, la scalinata del Campidoglio e di San Pietro in Vincoli a Roma. A Milano il tentativo di occupare palazzo Marino da un ingresso laterale è stato respinto. Altra tecnica messa in atto in modo piuttosto massiccio quella dei blocchi stradali: oltre al Muro Torto a Roma, sono state bloccate la circonvallazione di Palermo, la tangenziale di Torino, l’A14 a Bologna al casello della Fiera, la Salerno-Regio Calabria all’altezza di Cosenza Nord, il ponte delle Bocchette a Pisa, il ponte alla Vittoria a Firenze. A Genova hanno tirato sacchi di letame su due assessori del Pd (Paolo Perfigli e Giovanni Vassallo, colpiti in pieno, schizzi notevoli sui rappresentanti di Confesercenti, Cna, Confartigianato e Confindustria). Altri escrementi a Bologna: trenta chili depositati davanti alla sede del Pdl in via Santo Stefano. A Napoli hanno tirato sacchetti di rifiuti a destra e a sinistra. Non si contano i lanci di uova. Più eleganti le proteste di Sassari e Udine: a Sassari sono stati messi ironicamente sotto processo dieci intellettuali sardi (Gransci, Lussu, Grazia Deledda, Salvatore Satta ecc.) colpevoli di incitazione alla cultura e condannati perciò al silenzio e alla morte intellettuale; a Udine si è proceduto alla fucilazione simbolica del diritto allo studio.
• I politici?
Berlusconi ha voluto che il consiglio dei ministri facesse un applauso alla Gelmini. Poi ha detto che in strada ci stanno i fuori-corso e quelli dei centri sociali, perché gli studenti seri sono a casa a studiare.
• Intanto la legge è passata.
La legge deve ancora tornare al Senato, dove la maggioranza è comunque più salda. Se il governo, a quel punto, sarà ancora in piedi. Ieri è andato sotto due volte. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/12/2010]
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