Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

“L’arma anti-fame? Gli Ogm” - Il rapporto della Pontificia Accademia delle Scienze sull’ uso di Ogm per contrastare la fame nei Paesi in via di sviluppo - reso noto oggi - costituisce uno spartiacque nel dibattito sull’uso di questa tecnologia

“L’arma anti-fame? Gli Ogm” - Il rapporto della Pontificia Accademia delle Scienze sull’ uso di Ogm per contrastare la fame nei Paesi in via di sviluppo - reso noto oggi - costituisce uno spartiacque nel dibattito sull’uso di questa tecnologia. L’Accademia ha riunito biologi vegetali ed economisti, filosofi ed esperti di legislazioni agricole, teologi ed esperti di sicurezza alimentare da tutto il mondo e le conclusioni non ammettono ambiguità. «I benefici derivanti dagli Ogm possono essere molto significativi per gli agricoltori più poveri e specialmente per le donne ed i bambini. Le varietà di piante Ogm di cotone e mais resistenti ai parassiti hanno fortemente ridotto l’uso di pesticidi (aumentando la sicurezza degli agricoltori), contribuendo ad aumentare i raccolti, migliorando i profitti e diminuendo il tasso di povertà (riducendo anche gli avvelenamenti da pesticidi)». Si tratta di un documento autorevole che schiera una parte rilevante della Chiesa tra coloro che hanno fiducia negli Ogm, mentre in Italia non c’è un solo partito politico che guardi con ottimismo ad una tecnologia che già da 14 anni è alla base dell’alimentazione del nostro parco zootecnico per la produzione di quei prodotti di alta qualità che consumiamo ed esportiamo con orgoglio. Ma, se è ovvio che i più prestigiosi scienziati siano favorevoli agli Ogm, una riflessione va fatta per interpretare come mai l’Accademia abbia avuto quel coraggio mancato ai nostri governanti. Si sta diffondendo nella società un fideismo neo-pagano che chiama «Madre» la natura, che si affida alla sua benevolenza, usando il termine «naturale» come sinonimo di buono e salutare. Insomma, i nostalgici del bel tempo andato approfittano dei progressi della scienza, ma ne demonizzano le procedure che ci hanno portato a raddoppiare la vita media, mandando al rogo biotecnologie come la pasteurizzazione del latte o la pratica delle vaccinazioni. Il progetto dell’Accademia parte da lontano, dall’82, quando Giovanni Paolo II incontrò i padri degli Ogm e li esortò a fare il massimo per ridurre la fame e la povertà. Il rapporto ripercorre così le encicliche «Laborem excercens» di Giovanni Paolo II e «Caritas in veritate» di Benedetto XVI, oltre al libro della «Genesi». Il documento non sorvola sulle problematiche che attorniano la tecnologia, dai brevetti al ruolo delle multinazionali, ma si scaglia contro l’inutile ed onerosa sovraregolamentazione sanitaria chiesta solo alle produzioni da Ogm, quando non esiste un solo caso documentato di un problema sanitario dovuto all’ingestione di un un derivato di una pianta Ogm. Questi controlli, chiesti dalle multinazionali ambientaliste, avvantaggiano, paradossalmente, solo le multinazionali del biotech ed impediscono alla ricerca pubblica di migliorare le varietà di miglio, sorgo, cassava o vigna che potrebbero cambiare la disponibilità di cibo per molte popolazioni del Sud del mondo. Un’attività che può svolgere solo la ricerca senza fine di lucro e quindi un compito che avrebbe dovuto vedere il sostegno di una politica solidale e lungimirante. Forse il punto su cui più insiste il r a p p o r t o della Pontificia Accademia è la riduzione nell’uso di pesticidi garantito dall’uso degli Ogm, come il mais Bt resistente ai parassiti. Si scopre così che il vero ecologismo non è quello che vieta in Europa gli Ogm, rendendo il nostro continente quello dove si usano più pesticidi di qualunque altra regione sviluppata, con inevitabili danni sia all’ecosistema che alla salute. Anzi, ci ricordano alcune organizzazioni dell’agricoltura biologica che grazie alle varietà Ogm del tipo Bt si sono risparmiate 30 mila tonnellate di pesticidi: un amico dell’ ambiente eco-ragionevole dovrebbe favorire la diffusione di Ogm resistenti ai parassiti. Non sorprende che organizzazioni di agricoltori come Futuragra conducano una battaglia per piantare sui terreni di loro proprietà quelle varietà di mais Bt, autorizzate in tutta Europa per il consumo umano, che non richiedono l’uso di pesticidi, che aumentano del 20% la resa per ettaro, che producono un mais meno inquinato da tossine e che ci permetterebbero di raddrizzare la bilancia di interscambio agroalimentare da sempre in rosso per 10 miliardi di euro l’anno. Infatti, non avendo adottato l’innovazione in agricoltura, importiamo oggi il 35% del mais che consumiamo proprio nell’anno in cui il mais sarà più costoso, visto che le scorte mondiali raggiungeranno a luglio il minimo. Produrre quel mais in Italia sarebbe un modo di privilegiare la filiera italiana, riducendo l’impatto ecologico delle produzioni agricole che importiamo ora da oltreoceano. Il documento dell’Accademia risponde anche al quadro appena disegnato dall’ultimo sondaggio di Eurobarometro, che descrive il 59% di europei come diffidenti verso gli Ogm, ma ben il 30% favorevoli, nonostante le campagne pubblicitarie che ce li dipingono come il male. Eurobarometro descrive come il consumatore contrario sia in prevalenza donna, anziana e credente. La percezione degli Ogm dei giovani tra i 15 ed i 24 anni trova invece favorevoli e contrari equamente divisi con percentuali attorno al 40%. La maggioranza degli europei accettano gli Ogm destinati a combattere la fame nel mondo ed il rapporto dell’Accademia risponde a questo auspicio. Ma la ricerca pubblica italiana nelle biotecnologie vegetali non potrà dare un contributo ai problemi di carenze alimentari e di devastazioni di raccolti, perché non finanziata ed impossibilitata a sperimentare le innovazioni ottenute in esperimenti di pieno campo. Questi divieti non rispondono a nessuna motivazione di sicurezza, ma sono solo frutto di superstizione e oscurantismo antiscientifico. Un pessimo modo di ricordare il quasi-Nobel Nicola Cabibbo, scomparso lo scorso agosto e che è stato il presidente dell’Accademia, che questo rapporto ha preparato e pubblicato.