Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

Woody Allen: “Ho 75 anni ma non sono saggio” - Sono contro l’invecchiamento. Non lo raccomando a nessuno, non si guadagna nessuna saggezza con gli anni che passano

Woody Allen: “Ho 75 anni ma non sono saggio” - Sono contro l’invecchiamento. Non lo raccomando a nessuno, non si guadagna nessuna saggezza con gli anni che passano. Cadi solo a pezzi, ecco cosa succede. La gente cerca di dare alla vecchiaia una verniciata di accettabilità ma il fatto è che si darebbe tutto per tornare a 35 anni». Oggi Woody Allen compie 75 anni e tra due giorni uscirà in Italia il sua penultima lavoro, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni , con Anthony Hopkins, Josh Brolin, Naomi Watts e Antonio Banderas: un film che parla di crisi di coppia, del concetto di fede, religiosa e non, e dell’illusione d’amore. «Per me non c’è differenza tra chi legge le carte e chi si affida a una qualsiasi delle religioni organizzate - dice Woody Allen -. Sono tutte ugualmente valide, o non valide. E tutte ugualmente d’aiuto. Ero interessato al tema della fede, nel concetto del credere in qualcosa. Sembra banale ma tutti noi abbiamo bisogno di un’illusione per andare avanti e le persone che sanno illudersi sono più felici di quelle che non sanno farlo. Il problema è il rude risveglio». In questi ultimi mesi il regista newyorchese ha girato a Parigi Midnight in Paris , con Adrien Brody, Kathy Bates, Owen Wilson, Marion Cotillard e Rachel McAdams. E soprattutto con Carla Bruni, una scelta che - a 18 anni da quando lasciò Mia Farrow per mettersi con Soon-Yi, la figlia adottiva 35 anni più giovane di lui - lo ha di nuovo proiettato in una situazione per lui scomoda e insolita: al centro dell’attenzione dei paparazzi e dei tabloid del pettegolezzo. No, non è vero che ha dovuto tagliare la sua parte, mette in chiaro Allen. «È falso al cento per cento. Carla Bruni è nel film, tutto ciò che abbiamo girato è rimasto. È stata molto brava, una parte piccola ma rispettabile. E tutto il resto è stato inventato». E le supposte scene di gelosia del marito, del presidente francese Nicholas Sarkozy? «È venuto sul set una volta, gli ho dato le cuffie per seguire ed era molto soddisfatto della moglie. Sono scioccato da ciò che ho visto in televisione e letto sui giornali, sono abituato alle follie del giornalismo sulle celebrità, ma questo ha superato tutto. Invenzioni assurde e che mi hanno fatto riflettere, pensare se anche ciò che leggo sull’Afghanistan o sull’economia non sia una completa invenzione». Nel suo film in uscita dopodomani in Italia una parte fondamentale ce l’ha una chiromante. Lei crede ai chiromanti? «Ho conosciuto molte persone intelligenti che si affidano ai veggenti. Mi è sempre sembrato ridicolo, ma poi ho iniziato a pensare: meglio avere qualcosa che niente. Solo che io non ci riesco». E allora che cosa fa? «Quando ci penso mi prende il panico e così mi cerco delle distrazioni. Mi butto sul lavoro. O guardo lo sport e mi domando se gli Yankees vinceranno o se Federer ce la farà o se il nuovo film di Scorsese sarà bello». Pessimista, come sempre... «Ma è una questione di realismo, di fredda analisi scientifica. Tutti passano la vita a cercare un significato, alla ricerca del grande amore e di esaudire una qualche ambizione, ma il 99 per cento di noi arriva alla morte senza risposte. Vogliamo delle spiegazioni, ma ci sono elementi della vita e della condizione umana che restano incomprensibili, e questo è ciò che ho cercato di mostrare col mio film. È triste che sia così, ma da un punto di vista drammatico è interessante». La psicoterapia l’ha aiutata? «Un po’ sì, dopotutto conduco una vita attiva, sono relativamente sano e non uso antidepressivi. Ma, come ho già detto, ci sono domande cui non possono rispondere i filosofi o gli economisti o i politici o gli zii saggi e nemmeno gli psicoanalisti. Apparentemente, siamo qui per soffrire». Anche il cinema è un po’ una psicoterapia? «È soprattutto una fuga. Da ragazzo, quando volevo scappare, andavo al cinema. Ora faccio lo stesso, mettendomi dall’altra parte della macchina da presa».