CHIARA CIVETTAZ NICCOLÒ ZANCAN, La Stampa 1/12/2010, pagina 63, 1 dicembre 2010
Si buttano dal viadotto tenendosi per mano - Cento metri di volo Una signora li ha visti: « Tremavano
Si buttano dal viadotto tenendosi per mano - Cento metri di volo Una signora li ha visti: « Tremavano... Ho capito subito: ho chiamato i carabinieri e sono scesa dall’auto per cercare di bloccarli». Si sono lasciati cadere in quel momento Forse avrebbe voluto essere salvato, come era successo a suo padre tanti anni fa. Ma di sicuro Franco Allais, geometra di 62 anni, amministratore di condomini braccato dai debiti, dalla paura e dalla depressione, non ha trovato la forza di spiegare niente a nessuno. Lunedì mattina era affacciato sul viadotto di Exilles, lungo la vecchia statale 24 che collega Torino e Bardonecchia, le due città dove lavorava. La convivente Nicol Verna Usseglio, coetanea, origini francesi, immobile al suo fianco. Si tenevano per mano, pallidissimi. Lei imbottita di psicofarmaci, lui con un taglio sulla fronte. «Sono scivolato», ha detto alle prime persone che si sono fermate per cercare di capire. La stessa storia sussurrata a bassa voce anche all’infermiere dell’autoambulanza del 118. Poi al pronto soccorso di Susa e ai carabinieri, persino al cognato, arrivato apposta per stargli vicino: «Ci siamo fermati sul ciglio della strada perché Nicol aveva un po’ di nausea. Sono caduto e ho sbattuto la testa per cercare di sorreggerla. Tutto qui». Lui è stato medicato a Susa. Lei trasferita, per una visita specialistica, al reparto psichiatrico del pronto soccorso di Rivoli. Ma verso l’ora di cena li hanno visti allontanarsi di nuovo insieme, prima della fine degli accertamenti. Ed è così che Franco Allais e Nicol Verna si sono ritrovati, ieri mattina, in bilico sull’orlo dello stesso viadotto. Per la seconda volta. Una signora li ha visti mentre stava andando a fare delle commissioni: «Erano oltre al guard-rail, si tenevano per mano, dando la schiena al vuoto. Tremavano... Ho capito subito: ho chiamato i carabinieri e sono scesa dall’auto per cercare di bloccarli». Si sono lasciati cadere in quel momento. Cento metri di volo. I carabinieri agli ordini del capitano Mazzanti sono arrivati nel giro di pochi minuti, ma era già successo tutto. Tutto finito. «Sembravano tranquilli», si disperano adesso la sorella e il cognato di Franco Allais. Abitano a Torino in via Bainsizza. Milli Allais e Gianni Massasso devono prendersi cura di un’anziana madre sconvolta e fare i conti con un dolore troppo forte: «Non hanno spiegato niente, erano solo un po’ stanchi. Hanno detto che sarebbero tornati a Bardonecchia». Poi hanno un pensiero pieno di commozione: «Hanno voluto farlo insieme perché si amavano molto. Hanno passato tutta la vita a fianco l’uno dell’altro». Abitavano a Bardonecchia. Ma la palazzina di viale Einaudi è tutta spenta sotto la nevicata. Come l’ufficio del geometra Allais, all’ingresso del paese. Era arrivato ad amministrare fino a cinquanta condomini. Ma nell’ultimo anno proprio non riusciva più a far quadrare i conti. In primavera un’inchiesta della Finanza aveva messo in luce uno spaventoso buco di bilancio. Qualcuno in paese parla di 500 mila euro. Debiti. Clienti che lo cercavano e lui che non riusciva a dare spiegazioni. «Con noi non si confidava - spiega il cognato -, ma non vorrei che lo avessero avvicinato delle persone sbagliate». Dubbi. Mentre la vita del geometra Allais era sempre più complicata. I proprietari degli appartamenti che gestiva non ricevevano i soldi degli affitti. Era inseguito da bollette non pagate. Da un’angoscia sempre più forte, anche di fronte alla depressione di Nicol. Da settimane Franco Allais girava per Bardonecchia come un fantasma. «Era molto dimagrito, quando gli parlavo di lavoro dava risposte confuse», racconta Giovanni Pollone, amministratore di stabili esattamente come lui. Erano le ultime risposte. Famiglia originaria di Giaveno, da tutti conosciuta e stimata. «Franco era una bravissima persona, un caro amico di infanzia», lo ricorda commosso l’assessore Giovanni Mellano. Il padre di Franco Allais si chiamava Oscar. Era stato lui, nel 1961, ad aprire la seggiovia Dell’Aquila in Val Sangone. Una scommessa imprenditoriale talmente difficile - il primo e unico impianto della zona – che lo aveva messo a dura prova. Dopo due anni senza neve e senza turisti, anche Oscar Allais aveva tentato di togliersi la vita. Ma era stato salvato appena in tempo, per riuscire a vedere altri anni più felici e fortunati.