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 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

CONFESSA L’OMICIDIO DI 11 ANZIANI: COCKTAIL DI VARECHINA E INSULINA

Ha confessato di aver ucciso almeno undici anziani con iniezioni di varechina e insulina nonché altri cocktail di farmaci ancora da accertare. E al giudice ha spiegato che se dopo la prima vittima gli avessero fatto notare che non si trattava di un buona decisione, lui si sarebbe fermato. Lui è Joan Vila, quarantacinque anni, da cinque incaricato dell’assistenza di persone in avanzata età e da ben vent’anni in cura psichiatrica per ansia, depressione, crisi maniaco-depressive ed altre patologie cui nessuno par aver prestato la dovuta attenzione.
Siamo ad Olot, 35 mila abitanti, cittadina all’interno del parco vulcanico della Garrocha, prossima alla Costa Brava catalana, in provincia di Gerona, e ieri pomeriggio tra la popolazione è piombata la “bomba”. Il bravo, solerte, attento, affettuoso infermiere della residenza geriatrica era già in stato di arresto per l’omicidio di tre anziane. Una drammatica storia considerata chiusa e che ora si riapre, anzi, continua in crescendo seminando il panico tra la popolazione della zona.
Ieri Joan Vila ha voluto allargare la confessione. Già accusato dei tre omicidi, al giudice ha fornito le indicazioni utili all’indagine sulla soppressione di altri otto residenti nel geriatrico. Tutti uccisi con le stesse modalità “perché io mi sentivo Dio e inviavo gli anziani verso la pienezza”. Il magistrato inquirente non ha perso tempo e già si stanno riesumando altri corpi, quelli delle vittime di un serial killer le cui motivazioni si altalenano tra la pura follia e la follia farcita da farneticazioni eutanasiche. Anche perché non tutti le vittime, che l’infermiere lavava, pettinava ed assisteva con cura, si trovavano in gravi condizioni di salute.
Pare che dietro le farneticazioni di Vila e delle sue carenze psichiche, oggetto di terapie che non si sa bene se l’infermiere seguiva, ci sia pure l’ingrediente alcool. Le indagini dei Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, hanno portato alla scoperta di bottiglie nascoste strategicamente qua e là per la residenza. Un rinvenimento spiegato dall’avvocato dell’arrestato: «Il mio assistito - ha detto il noto penalista Carles Monguilod - beveva durante il lavoro per darsi un tono e per alterare il proprio comportamento». Una dichiarazione che sembra indicare la strategia della difesa: turbe psichiche, alcolismo, pentimento e confessione liberatoria.
E’ stato infatti lo stesso Vila, non si sa se spontaneamente o consigliato dall’avvocato, a chiedere di essere udito dal giudice per il supplemento di confessione. Quello che ha portato a undici, forse a dodici le vittime di una serie di soppressioni metodiche, programmate sempre per i fine settimana, quando l’infermiere era di turno, e consumate tra la seconda metà del 2009 e qualche settimana fa.