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 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

L’Europa incapace di spendere i fondi - Perché il 90% dei 347 miliardi di fondi europei stanziati per i sette anni (dal 2007 al 2013) giace inutilizzato a Bruxelles mentre alcuni Paesi del Vecchio Continente sono sull’orlo del collasso? Come sono distribuiti i soldi pagati dai contribuenti? E perché centinaia di milioni finiscono per essere gestiti dalle mafie italiane, con la ’ndrangheta in testa? Sono alcune delle domande che il Financial Times e il Bureau of investigative journalism di Londra si sono fatti nel corso di un’inchiesta durata sette mesi

L’Europa incapace di spendere i fondi - Perché il 90% dei 347 miliardi di fondi europei stanziati per i sette anni (dal 2007 al 2013) giace inutilizzato a Bruxelles mentre alcuni Paesi del Vecchio Continente sono sull’orlo del collasso? Come sono distribuiti i soldi pagati dai contribuenti? E perché centinaia di milioni finiscono per essere gestiti dalle mafie italiane, con la ’ndrangheta in testa? Sono alcune delle domande che il Financial Times e il Bureau of investigative journalism di Londra si sono fatti nel corso di un’inchiesta durata sette mesi. L’indagine ha attraversato 271 regioni di 27 Stati consentendo di seguire per la prima volta le tracce dei 646 mila finanziamenti autorizzati, di fotografare un sistema imperfetto e di preparare un database per monitorare qualunque spostamento di denaro. Johannes Hahn, commissario agli Affari regionali dell’Ue, rivendicando la correttezza del lavoro svolto a Bruxelles ammette che la diversità degli «standard di affidabilità tra un Paese e l’altro rende difficile un meccanismo definitivamente efficiente». Ma quali sono i problemi più evidenti? Secondo l’inchiesta, alcune potenti multinazionali, comprese Coca-Cola, Ibm e Nokia, avrebbero ricevuto sussidi che dovrebbero essere destinati alle piccole e alle medie imprese. «Ma questo meccanismo impedisce una deindustrializzazione dell’Europa», commenta Hahn. Non basta. Alcuni colossi europei avrebbero utilizzato i sussidi per spostare la propria attività in nazioni in cui la mano d’opera è meno onerosa, in contrasto con norme specifiche che proibiscono la pratica. Lo scopo del fondo è aiutare la crescita nelle zone meno sviluppate e valorizzare progetti innovativi, non avvelenare il mercato. Laszlo Andor, commissario Ue agli Affari sociali, non nasconde il fastidio per la pubblicazione dei dati. «Questa non è una banca che ha bisogno di produrre un bilancio ogni momento». Forse. Ma il sistema di controllo non dovrebbe essere più specifico? Un interrogativo che diventa ancora più pressante nel caso italiano. Federico Gatti del Bureau of investigative journalism, spiega che il meccanismo di attribuzione dei fondi è regolato dalla legge 488. È il ministero a promuovere i bandi per il mondo dell’industria, del turismo, del commercio e dell’innovazione. Pulizia e trasparenza. Almeno in superficie. «In verità le mafie ne approfittano facilmente. Basta pensare al caso di Vito Nicastri, considerato un uomo di Matteo Messina Denaro, capace di ottenere fondi europei per l’eolico. O a Giuseppe Prestanicola, finito in manette nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte infiltrazioni della mafia calabrese sugli appalti della Salerno-Reggio Calabria. Ha 7 aziende sotto sequestro. Due hanno goduto degli aiuti di Bruxelles». Le aziende impegnate sull’autostrada, che secondo le indagini erano costrette a pagare un pizzo del 3% sull’appalto, sono in parte titolari dei sussidi europei. Da cui la ’ndrangheta ha ricavato in quest’operazione 400 milioni. Nicolas Ilet, direttore generale dell’Ufficio antifrodi europeo, sottolinea che i Paesi sono responsabili dei fondi, ma che «la mafia non dovrebbe avere queste somme e noi dobbiamo migliorare il sistema di controllo». E secondo la Bbc, Antonio Birrittella, ex capo di Cosa Nostra e ora collaboratore di giustizia, avrebbe raccontato che la ’ndrangheta è abituata a partecipare ai bandi dopo avere remunerato funzionari regionali e del ministero. Un triangolo perfetto.