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 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

Domande e risposte: La commedia all’italiana cos’è? - Cosa si intende per «commedia all’italiana» di cui Mario Monicelli scomparso ieri è stato uno dei massimi esponenti? «Commedia all’italiana» è il termine con cui viene indicato un fortunatissimo filone cinematografico nato in Italia negli Anni 50

Domande e risposte: La commedia all’italiana cos’è? - Cosa si intende per «commedia all’italiana» di cui Mario Monicelli scomparso ieri è stato uno dei massimi esponenti? «Commedia all’italiana» è il termine con cui viene indicato un fortunatissimo filone cinematografico nato in Italia negli Anni 50. L’espressione è stata inventata parafrasando il titolo di uno dei primi successi del genere, «Divorzio all’italiana» di Pietro Germi. Più che un vero e proprio «genere», però, con «commedia all’italiana» si indica un felice periodo creativo in cui in Italia vengono prodotte commedie brillanti, ma con contenuti profondi e attuali: alle situazioni comiche e agli intrecci tipici della commedia tradizionale, si affianca infatti sempre, con ironia, una pungente satira di costume, che riflette l’evoluzione della società italiana di quegli anni. Quali sono i temi toccati dalla commedia all’italiana? Negli anni di maggior successo di questo tipo di film l’Italia vive il boom economico e un mutamento radicale della mentalità e dei costumii, la nascita di un nuovo rapporto con il potere e con la fede, la ricerca di nuove forme di emancipazione economica e sociale, nel lavoro, nella famiglia, nel matrimonio. Di tutti questi fermenti e contraddizioni sono testimoni ironici e divertiti i maggiori talenti dell’epoca. Quali sono i registi più importanti? I padri del genere sono Pietro Germi, Nanni Loy e Mario Monicelli, ma anche Luigi Comencini, , Vittorio De Sica, Lina Wertmüller, Ettore Scola, Luigi Zampa, Luigi Magni, Dino Risi, Camillo Mastrocinque, Luciano Salce, Sergio Corbucci. Fondamentale l’apporto degli sceneggiatori, che regalarono dialoghi indimenticabili ai personaggi: veri giganti in questo senso furono Steno (Stefano Vanzina), Age e Scarpelli, Rodolfo Sonego e Suso Cecchi D’Amico. E gli attori? La commedia all’italiana è stata anche fatta dai suoi interpreti, che hanno saputo incarnare magistralmente i vizi e le virtù, i tentativi di emancipazione e gli involgarimenti degli italiani del boom: Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi sono i più simbolici, ma molti altri si devono aggiungere a questi: Marcello Mastroianni, Sofia Loren, Claudia Cardinale, Vittorio De Sica, Raimondo Vianello, Gino Cervi, Walter Chiari, Aroldo Tieri, Franca Valeri, Stefania Sandrelli, Gastone Moschin, Silvana Mangano, Carla Gravina, Adolfo Celi. Tra le donne, insuperabile «commediante» resta Monica Vitti. I titoli più simbolici? Se si volesse individuare un manifesto del genere, probabilmente ci si potrebbe riferire a tre film su tutti, ossia «I mostri» di Dino Risi (dove troviamo riuniti Gassman e Tognazzi che nell’arco dei vari episodi del film si trasformano in una serie di personaggi grotteschi), «Il medico della mutua» di Luigi Zampa dove Sordi regna sovrano, e «I soliti ignoti» di Monicelli, dove Gassman è affiancato da Mastroianni, Totò, e da una carrellata di eccezionali caratteristi. Proprio questo film, girato nel 1958, è considerato da molti critici, per ambientazione, tematiche, tipologia dei personaggi e impostazioni estetiche, il punto di inizio della vera e propria Commedia all’italiana. Dove è nata la commedia all’italiana? E’ stata una creazione di Cinecittà e anche per questo inizialmente i film erano ambientati spesso a Roma, con attori romani o romani d’adozione: Gassman, nato a Genova, Tognazzi, cremonese, o i ciociari Mastroianni e Manfredi, tutti si trasferirono nella capitale. Era il periodo della Dolce Vita e dei caffè di Via Veneto frequentati da artisti, attori, avventurieri e paparazzi. Quando finisce questo periodo d’oro del cinema? Il genere inizia a declinare attorno alla metà degli Anni Settanta, per esaurirsi all’inizio degli Ottanta, complice la scomparsa di alcuni dei suoi protagonisti più carismatici (è il caso ad esempio di Vittorio De Sica, Totò, Peppino De Filippo, Pietro Germi), ma anche il cambiamento dell’atmosfera dell’Italia del tempo. Il progressivo inasprimento dello scontro sociale e politico negli Anni Settanta, con l’irruzione del terrorismo, della crisi economica, e di un diffuso senso di insicurezza, finì infatti per spegnere quella spinta al sorriso ironico che era stata la caratteristica dominante della Commedia all’italiana degli anni migliori, sostituita poco alla volta da una visione sempre più cruda e drammatica della realtà. Nel 1975, Mario Monicelli, con il suo «Amici miei», imprime in tal senso una svolta fondamentale alla commedia: scompaiono definitivamente il lieto fine e il finale leggero, i personaggi rimangono comici ma diventano amari e patetici, in una atmosfera di generale amarezza e disincanto. Si può insomma dire che Monicelli segna l’inizio (con «I soliti ignoti») e la fine (con «Amici miei») della commedia all’italiana.