ALBERTO CUSTODERO , la Repubblica 1/12/2010, 1 dicembre 2010
IMPRESE NON PAGATE, LE INTERCETTAZIONI SI FERMANO - ROMA
Le aziende che per conto delle Procure fanno le intercettazioni telefoniche e ambientali incrociano le braccia e rivolgono un appello al presidente della Repubblica e al premier. «Il ministro della Giustizia non ci paga, non possiamo più lavorare per le Procure, le indagini si fermeranno». La loro associazione di categoria, l´Iliia, fa sapere che non accetteranno più nuovi incarichi, e stopperanno quelli in corso, «perché da anni vantiamo crediti per un totale di 500 milioni di euro che il ministero della Giustizia non ci paga». Il Guardasigilli Angelino Alfano, messo di fronte a questo problema che rischia di paralizzare le indagini giudiziarie dei pubblici ministeri, ha spiegato di avere le casse vuote. «Quei soldi - ha dichiarato - non glieli posso dare perché non li ho, non perché non voglio». L´Iliia con un appello si rivolge dunque al Capo dello Stato e al premier affinché «possa essere varato un emendamento urgente al ddl Stabilità in grado di programmare, già per il 2011, uno stanziamento idoneo a colmare il peso del debito contratto dal ministero della Giustizia». Sulla vicenda, che ha suscitato l´allarme degli ambienti giudiziari, è intervenuto anche Pier Giorgio Morosini, neo segretario generale di Magistratura democratica. «Speriamo - ha dichiarato Morosini - che questa notizia non sia strumentalmente utilizzata per rilanciare la riforma delle intercettazioni, mezzo indispensabile per raccogliere elementi di prova su gravi delitti. Il tema di costi non deve tradursi in un "allarme" per un eccesso nell´uso delle intercettazioni. Andrebbe insomma ripensato il sistema di ausilio per le intercettazioni per non creare una situazione che potrebbe portare alla loro abolizione di fatto. Con grave danno per la sicurezza dei cittadini».