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 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

L’ultimo danno delle catastrofi: in un anno spesi 222 miliardi - Benvenuti nell’«indu­stria » delle catastrofi

L’ultimo danno delle catastrofi: in un anno spesi 222 miliardi - Benvenuti nell’«indu­stria » delle catastrofi. Sciagu­re naturali, certo; ma anche un enorme business, fin trop­po «umano» (e non sempre nell’accezione più nobile del termine). Basti pensare che ormai in Italia non c’è tempo­rale che non comporti da par­te di Comuni, Province e Re­gioni l’immancabile richie­sta di «stato di calamità»; col risultato che - quando la «ca­lamità » arriva davvero - i sol­di non ci sono più perché an­negati nel fiume degli spre­chi. Ora, se moltiplichiamo questi scandali su scala pla­netaria, avremo ben chiaro come l’«azienda» dei catacli­smi - a volte veri, ma spesso fasulli - possa raggiungere «fatturati» da record. La riprova viene dalle sti­me dello studio annuale Sig­ma di Swiss Re, che ha calco­lato come la «holding» delle catastrofi sia costata all’eco­nomia mondiale circa 222 mi­liardi di dollari nel 2010: oltre il triplo rispetto ai 63 miliardi di dollari del 2009. Globa­mente, secondo i calcoli de­gli esperti, la spesa per il setto­re mondiale dell’assicurazio­ne hanno raggiunto nel 2010 i 36 miliardi di dollari, pari a un aumento del 34% rispetto all’anno precedente.In parti­colare, il costo delle catastro­fi naturali è stato di circa 31 miliardi di dollari, mentre il costo dei disastri causati dal­l’uomo è stati di circa 5 miliar­di. Da gennaio ad oggi le cata­str­ofi naturali e quelle di natu­ra tecnica hanno già provoca­to nel mondo 260 mila morti, il dato più alto numero dal 1976. Nel 2010, il numero di persone che ha perso la vita nelle catastrofi risulta netta­mente superiore a quello del­l’anno scorso, quando Swiss Re aveva registrato 15 mila vit­time: «Il netto aumento è do­vuto al terremoto che ha col­pito Haiti in gennaio ed ha causato oltre 222.000 morti», spigano gli analisti della Swiss Re. La catastrofe più «costosa» è stata invece il sisma che ha scosso il Cile in febbraio, co­stato 8 miliardi di dollari al settore delle assicurazioni. Ma quello del catastrofi­smo ambientale è un fronte su cui i media internazionali stanno finalmente riveden­do le proprie idee. Ricordate, ad esempio, il tormentone sui danni «catastrofici» del ri­scaldamento globale? Titolo tratto dal Corriere della Sera : «Allarme Mar Artico: tra dieci anni sarà scongelato». Tutti d’accordo? Macché; dopo qualche tempo, ecco la rispo­sta catastrofista climatica­mente contraria: «Sole trop­po pallido, rischiamo il gelo» ( La Repubblica del 3 ottobre 2008). Insomma, dobbiamo temere il «troppo caldo» o il «troppo freddo»: né l’uno né l’altro, trattandosi entrambe di solenni bufale. Ma a fare il paio con la reto­rica del catastrofismo è an­che l’elegia degli «aiuti ai Pae­si poveri». Salvo poi scoprire che gli enti preposto a questi fantomatici «aiuti» sono au­tentici mostri mangiasoldi funzionali solo alla sopravvi­venza di se stessi, alla faccia delle «popolazioni bisogno­se del Terzo Mondo»... Ma lo show del buonismo deve andare avanti. In questa tragica pantomina, gli inte­ressi in gioco sono troppo for­ti. E così le Nazioni Unite han­no lanciato ieri l’ennesimo appello alla raccolta di fondi per finanziare le «operazioni umanitarie d’urgenza nel mondo nel 2011»: un totale di 7,4 miliardi di dollari, la som­ma più alta mai richiesta. An­che il numero di beneficiari non ha precedenti: 50 milio­ni di donne, uomini e bambi­ni in 28 Paesi colpiti da cata­strofi e conflitti. «È il più alto contributo mai richiesto da un appello di fon­di. Riflette la scala, la frequen­z­a e la complessità delle situa­zioni di crisi nel mondo - ha affermato a Ginevra, Valerie Amos, vicesegretario genera­le per gli affari umanitari e co­ordinatore per le emergenze umanitarie- . Decine di milio­ni di persone avranno biso­gno di aiuto per sopravvive­re, spesso a causa di catastro­fi naturali». L’appello giunge al termi­ne di un ampio processo du­rante il quale 425 organizza­zioni di assistenza - agenzie specializzate dell’Onu, orga­nizzazioni non governative ed altre organizzazioni inter­nazionali - hanno esaminato come rispondere alle più grandi sfide umanitarie. Un vorticoso giro di riunioni, simposi e convegni interna­zionali costato milioni di eu­ro. In nome della lotta alla po­vertà...