VERA SCHIAVAZZI, la Repubblica 1/12/2010, 1 dicembre 2010
DIETE, SPORT, AMORE C´È IL MENTAL COACH PER ALLENARE LA NOSTRA ANIMA
Crisi d´ansia durante una gara? Tentativi (falliti) di mettersi a dieta? Tendenza ormai cronica a fidanzarsi con uomini sbagliati? Niente paura: c´è il mental coach, riuscita via di mezzo tra psicologo, amica del cuore e personal trainer. Una figura di casa nel mondo americano ma ormai diffusa anche in quello europeo. E che la campionessa Federica Pellegrini ha definitivamente consacrato in queste ore, chiedendone uno contro il "male oscuro" che la blocca in piscina: "La Federazione dovrebbe pagarmelo", ha detto.
Ma chi è un mental coach? La prima a spiegarlo fu, con bella ingenuità, Pamela Anderson, la star di Baywatch, raccontando in simultanea le batoste sentimentali e il tentativo di uscirne. «Continuavo a mettermi con uomini sbagliati e volevo qualcuno che mi aiutasse a liberarmi delle influenze del passato e mi restituisse fiducia. Per questo ho assunto un mental coach: le terapie troppo lunghe non fanno per me», ha confessato. Inutile dire che i mental coach hanno i loro severissimi critici. E che anche in Italia c´è chi da tempo lavora sugli sportivi forte di una laurea in psicologia e di strumenti (come l´ipnosi) più difficili da maneggiare: tra questi, Giuseppe Vercelli, docente di psicologia dello sport e autore di Vincere con la mente, dedicato tra l´altro alle performance azzurre sulla neve. Non esiste un albo professionale, né un percorso di studi obbligatori, anche se la maggior parte di questi "allenatori dell´anima" segue i percorsi della Pnl, la programmazione neuro-linguistica inventata da uno psicologo e un linguista americani, Richard Bandler e John Grinder, un metodo che utilizza le relazioni tra le esperienze soggettive e la comunicazione interpersonale. «Il coach mentale non deve per forza essere uno psicologo - ammette Roberto Civitarese, il "mago" che lavora con calciatori e nuotatori, e che vanta ormai 5000 colleghi in Italia -. Ma è giusto che chi si rivolge a noi abbia le massime garanzie sul percorso che abbiamo seguito, che deve essere rigoroso e serio». Senza eccedere nel parallelismo, forse sta accadendo per il coaching quello che era accaduto per la psicologia: nessun percorso universitario obbligatorio, ma una pluralità di scuole e di maestri per formare "allenatori" chiamati a riprogrammare i pensieri e la volontà di atleti, manager (si sta diffondendo anche nelle aziende) e persone bisognose. Così, il "mental" può trasformarsi in "wellness" (ma la parola "coach" rimane), e viene offerto, incluso nel prezzo, da catene di palestre come Sportingmood (una seduta gratis e un´altra una volta al mese su richiesta); mentre chi deve sottoporsi a una dieta severa in una clinica privata può ottenere da tre a sei sedute con un "consulente psicologico" in grado di risalire alle "negatività" (ma non si chiamavano traumi?) che hanno influenzato il rapporto di ciascun paziente col cibo fino a provocarne l´obesità. Le star restano quelle ingaggiate dallo sport. Come Daniele Popolizio, già "motivatore" della stessa Pellegrini, di Carolina Kostner e di squadre di calcio. Popolizio non fa mistero di seguire la scuola della Pnl: «Il nostro compito è rimuovere gli ostacoli psicologici che impediscono agli atleti di sfruttare le proprie potenzialità e al gruppo di mettere in comune le capacità». Sempre meglio di uno psicofarmaco.