Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

MESSICO, UCCISA L´INVESTIGATRICE ANTI-NARCOS

Era la prima donna che aveva accettato di guidare la polizia nella guerra ai narcos messicani. Lo aveva fatto di slancio, dopo la rinuncia di tanti uomini terrorizzati. «Qualcuno dovrà pur fermare questa mattanza», aveva risposto ai giornalisti che le chiedevano il motivo di una scelta così irrituale, il 9 ottobre scorso. Cinquanta giorni dopo l´hanno freddata con tre colpi di pistola in faccia. Proiettili di grosso calibro, usati per sfigurare.
Hermila Garcia Quinones, 38 anni, capo della sicurezza pubblica di Meoqui, un paese a 70 chilometri a sud di Chihuahua, capitale dell´omonimo Stato sconvolto dalla violenza dei trafficanti, non ha fatto in tempo a raggiungere il suo ufficio. I sicari, a bordo di due pick-up neri, l´hanno seguita mentre usciva di casa, bloccata nella frazione di Los Garcìa, a 10 chilometri dal paese, e costretta a scendere dalla Nissan Sentra su cui viaggiava. Il suo corpo è stato trovato a pochi metri dalla macchina, riverso per terra, in una pozza di sangue.
Non ci sarebbero testimoni, nessuno avrebbe assistito alla scena. La paura è una costante in Messico. Soprattutto negli Stati che confinano con gli Usa. Le ritorsioni sono continue, come le mattanze e i massacri indiscriminati.
Hermilia Garcia lo sapeva bene. Ma aveva accettato un incarico che pochissimi, in Messico, sono disposti a ricoprire. I parenti sono indignati: perché la poliziotta era sprovvista di scorta e perché hanno dovuto attendere un´ora e mezzo prima dell´arrivo degli agenti della Municipalità. Una telefonata anonima aveva avvertito dell´esecuzione avvenuta proprio davanti ad un grande ufficio di spedizioni internazionali. La voce si era diffusa attraverso le radio, le tv e i siti internet. Alcuni familiari delle vittima erano accorsi sul posto ma hanno trovato solo giornalisti e curiosi che osservavano, a debita distanza, quel corpo disteso sull´asfalto. La polizia è arrivata dopo, con calma. Impacciata e preoccupata. Ha fatto i consueti rilievi, interrogato gli abitanti della zona, i dipendenti della società di spedizione. Ha raccolto il corpo, ha lasciato la zona. Un lavoro automatico, senza alcuno sdegno, senza troppo impegno. Complicità, connivenze? Forse semplicemente paura.
Le due grandi famiglie dei narcos che controllano il traffico nello Stato di Chihuahua non fanno sconti a nessuno. Le minacce si susseguono quotidianamente. Molti capi della polizia locale hanno rinunciato, altri potenziali candidati rifiutano. Solo le donne sembrano avere la giusta dose di coraggio che manca agli uomini. Hermila Garcia non era l´unica poliziotta a guidare un municipio aggredito dai trafficanti. Altre tre donne avevano seguito la sua scelta. Veronica Rios Ontiveros è stata eletta commissario a El Vergel e Olga Herrere Castillo nominata alla guida della polizia di Villa Luz. Un mese fa si era fatta avanti l´ultima candidata. Anche lei una donna. Giovanissima, 20 anni, si chiama Marisol Valles Garcia; studia Legge, ramo criminologia. Regge il comando della polizia Praxedis G. Guèrrero, sempre nello Stato di Chihuahua, 100 chilometri da Ciudad Juàrez, al centro di quella linea che segna il confine tra Messico e Texas. Quattro donne spedite al Fronte della lotta ai narcos. La prima è stata freddata lunedì.