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 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

COSI HANNO SFRUTTATO STIEG LARSSON

«Coloro che considerano Stieg Larsson esclusivamente un autore di gialli non l´hanno mai conosciuto per davvero». Lo ricorda Eva Gabrielsson, la donna che per trentadue anni ha condiviso la vita dello scrittore svedese autore di Millennium, la celebre trilogia poliziesca che, con trenta milioni di copie vendute in tutto il mondo, è diventata uno dei più grandi successi letterari degli ultimi anni. «Millennium non è solamente una buona storia fabbricata da un buon autore di romanzi polizieschi. In realtà, i suoi libri parlano della necessità di battersi per difendere i propri ideali, del rifiuto di arrendersi, vendersi o piegarsi di fronte a chi è più potente di noi», scrive la compagna del romanziere, aggiungendo che, «senza le battaglie e l´impegno civile di Stieg, Millennium non sarebbe mai esistito». Un impegno etico-politico che però, a suo avviso, oggi sembra essere del tutto sconfessato dalla deriva commerciale gestita dagli eredi, che hanno ridotto la trilogia di Lisbeth Salander a un semplice brand da sfruttare commercialmente.
È proprio per questo che, a sei anni dalla scomparsa del suo compagno – stroncato da un infarto nel 2004, all´età di cinquant´anni, poco dopo aver consegnato il dattiloscritto della trilogia a un editore di Stoccolma – Eva Gabrielsson ha deciso di raccontare la loro storia e il vero volto del romanziere, che fu un giornalista politicamente molto impegnato, sempre in prima linea contro l´estrema destra e il razzismo. È nato così Millenium, Stieg et moi (Actes Sud), un libro di memorie scritto in collaborazione con la giornalista francese Marie-Françoise Colombani, che uscirà in Francia all´inizio di gennaio, e contemporaneamente in Svezia e Norvegia (in Italia sarà pubblicato da Marsilio).
L´autrice vi ripercorre le tappe della vita di Larsson, dall´infanzia vissuta con i nonni tra i boschi del nord della Svezia fino all´ultimo anno di vita consacrato quasi interamente alla scrittura romanzesca. In mezzo, racconta i lavori precari, le difficoltà economiche, l´attività politica nell´estrema sinistra, la creazione di una rivista militante, le inchieste sui gruppi neofascisti, le minacce subite e le difficoltà per trovare un editore che accettasse i suoi romanzi. Eva Gabrielsson racconta anche la loro storia d´amore, cominciata nel 1972 ad una riunione contro la guerra nel Vietnam, data inaugurale di un rapporto duraturo fatto di sentimenti profondi e complicità intellettuale. «Trovavo le sue idee talmente interessanti che lo spinsi a scrivere», spiega Eva, che poi ricorda le loro discussioni politiche, la passione comune per i gialli e la fantascienza, le vacanze in barca a vela, ma anche «tutti gli anni di frustrazione», durante i quali diverse persone «hanno rifiutato di riconoscere le competenze, le conoscenze e il valore di Stieg».
Ma se la compagna di Larsson si è decisa a raccontare la loro storia, è anche per denunciare i torti subiti dopo la scomparsa dell´autore di Uomini che odiano le donne. Il padre e il fratello di Larsson, infatti, hanno utilizzato il fatto che Stieg ed Eva non fossero regolarmente sposati, per privarla dell´eredità, rifiutando di dividere con lei l´immensa fortuna generata da Millennium, come pure la proprietà intellettuale dell´opera. Tutto ciò, secondo la compagna del romanziere, solo per poter sfruttare a fondo la trilogia, senza doversi preoccupare delle reticenze etico-morali di colei che oggi denuncia con forza tale deriva: «Non voglio che il nome di Stieg continui ad essere un´industria e un marchio. Visto come vanno le cose, non mi stupirei di vederlo un giorno su una bottiglia di birra, una confezione di caffé o un´automobile. Ma io non voglio che le sue battaglie e i suoi ideali finiscano infangati e sfruttati».
Eva Gabrielsson ricorda anche come sono nati i romanzi di Larsson, insistendo sul suo contributo decisivo al lavoro del compagno: «Per scrivere, Stieg si serviva di mille piccoli dettagli della sua vita, della mia della nostra». Lo scrittore svedese «era una spugna che assorbiva tutto», a cui Eva ha continuato a fornire idee, consigli, contributi e materiali: «Stieg ha scritto duemila pagine in due anni, praticamente senza appunti, senza ricerche e, tranne che per pochi dettagli, senza inchieste. Come è stato possibile? La spiegazione è semplice: le nostre vite rispettive e i nostri trentadue anni passati insieme sono il database di questi libri. Sono il frutto dell´esperienza di Stieg, ma anche della mia. Per questo non saprei dire esattamente ciò che in Millennium viene da Stieg e ciò che viene da me».
Insomma, sebbene scritte da Larsson, Eva considera le avventure di Lisbeth Salander anche un poco sue: «Così come avevamo un linguaggio comune, noi avevamo anche una scrittura comune». Ecco perché afferma che, se le fosse riconosciuta la gestione dell´eredità intellettuale, potrebbe persino terminare il fantomatico quarto volume del ciclo, un testo di cui si parla da anni e su cui per ora resta abbastanza vaga.
Quel che è certo è che al momento della sua scomparsa, il romanziere svedese aveva scritto oltre duecento pagine di una nuova storia, nella quale Lisbeth «si libera poco a poco dei suoi fantasmi e dei suoi nemici». E infatti, «ogni volta che riesce a vendicarsi di una persona che le ha fatto del male, fisicamente o psicologicamente, si fa togliere il tatuaggio che incarna per lei quella persona». Insomma una storia di vendetta, dove «la giovane donna si comporta come un´indigena in una giungla urbana». Una storia che Eva vorrebbe oggi concludere per restare fedele alla memoria e agli ideali di Larsson. Un uomo la cui assenza oggi le pesa più che mai.