Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  dicembre 01 Mercoledì calendario

SI FA STRADA L’IPOTESI DI ACCORDO SEPARATO ANCHE PER MIRAFIORI

Dopo Pomigliano d’Arco, probabilmente anche per lo stabilimento Fiat Mirafiori si andrà verso un accordo separato. La cosa certa è che l’intesa tra Lingotto e sindacati non vedrà la luce prima della prossima settimana.
L’ipotesi di un accordo senza la firma della Cgil è stata sollevata anche dal partito guidato da Antonio Di Pietro. Il responsabile lavoro e welfare dell’Idv, Maurizio Zipponi, ha spiegato che «nonostante gli spot e i falsi annunci, a Mirafiori Fiat e governo perseguono la linea degli accordi separati». Stando alle dichiarazioni dei sindacalisti, sembra sia questa la sorte dell’accordo su Mirafiori. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, non considera ancora chiusa l’intesa, per la quale è ancora necessario «capirne le evoluzioni». Tuttavia, si registrano piccole aperture anche da parte del sindacato di Corso d’Italia: «Pomigliano - ha spiegato la Camusso - ha segnato una scelta non condivisa di mettere in alternativa investimenti, lavoro, diritti», mentre il confronto di Mirafiori «si è aperto con l’affermazione di Marchionne che dice “pagina bianca da scrivere”: penso che rappresenti un ripensamento sul fatto di non rispettare i contratti di lavoro». Invece, il sindacato guidato da Raffele Bonanni è più che convinto del “modello Mirafiori”. Ieri Nino Falotico, segretario generale della Cisl Basilicata, ha detto che «il riposizionamento dello stabilimento torinese verso le fasce alte del mercato apre nuove e interessanti prospettive anche per Melfi».
Secondo alcuni osservatori molto vicini all’azienda torinese, i numeri presentati da Marchionne e sull’accordo con la Opel - che prevede la realizzazione del nuovo veicolo commerciale Combo sulla base del Doblò a partire già dal 2011 - non corrispondono alla realtà: lo stabilimento torinese di Mirafiori perderà le attuali produzioni, che saranno spostate in Serbia, per cominciare a costruire i nuovi modelli a marchio Alfa e Jeep. Dunque, il numero delle vetture sarà inferiore a quelle finora costruite. A questo, si aggiunge anche il fatto che l’intesa di Mirafiori punta a una maggiore flessibilità lavorativa: si sta discutendo di quattro turni da dieci ore e tre giorni di riposo. A prima vista può sembrare vantaggioso, ma - come segnalato anche dalla Camusso - la nuova turnazione si applicherebbe agli addetti alla catena di montaggio che eseguono operazioni ripetitive sotto il minuto: «Dieci ore alla catena di montaggio non sono domandabili - ha affermato il segretario Cgil - il modello cinese non è esportabile».
Intanto, lunedì è scaduto il termine per opporsi allo spin-off, cioè lo scorporo della società Fiat Auto da tutte le altre società del gruppo industriale torinese. Non ci sono stati rilievi, per cui non esistono più ostacoli all’efficacia dell’operazione dal 3 gennaio. E per definire le ultime incombenze burocratiche, l’amministratore del Lingotto si è recato presso la sede della Borsa Italiana per mettere a punto i definitivi accorgimenti e per tenere anche un discorso agli analisti, circa la natura ed il comportamento delle nuove società: Fiat Industrial e Fiat Spa. L’occasione è stata utile anche per presentare i due nuovi marchi che verranno utilizzati dal gruppo Fiat.
Agli analisti Marchionne ha detto che il debito netto di Fiat Industrial si azzererà entro il 2013 dagli oltre 2 miliardi attuali. Per quanto riguarda le ipotesi di cessioni e acquisizioni aziendali, il manager dal maglione scuro non ha scartato a priori nessuna opzione, perfino offerte sull’intera Fiat Industrial, ipotesi che comunque gli analisti ritengono improbabile. Unica cessione non praticabile: la vendita del 100 per cento della Ferrari (mentre è molto probabile la quotazione in Borsa).
Sono iniziati anche i negoziati con l’amministrazione Obama per discutere i termini delle opzioni di acquisto in vista della quotazione di Chrysler entro la fine del 2011. Fiat dovrebbe salire al 36 per cento di Chrysler il prossimo anno. Per il Lingotto sarebbe vantaggioso (per ottenere maggiore liquidità) se fosse possibile spostare i tempi di esercizio dell’opzione call - da oggi al 2013 - sull’ulteriore 16 per cento del marchio americano. Vedremo cosa deciderà Washington.