Fabio Maccheroni, Leggo 1/12/2010, 1 dicembre 2010
Sono lavoratori anche i calciatori e hanno diritto al sindacato e allo sciopero. Hanno diritto di incrociare le gambe e raccontare che non scioperano per Eto’o, ma per chi guadagna quattro soldi
Sono lavoratori anche i calciatori e hanno diritto al sindacato e allo sciopero. Hanno diritto di incrociare le gambe e raccontare che non scioperano per Eto’o, ma per chi guadagna quattro soldi. Hanno tutti i diritti. Anche quello di bussare a danaro dopo un gol o di minacciare mal di pancia quando, con un contratto già milionario in tasca, odono sirene ancora più generose. Ma questi sono i calciatori d’oro, gli Eto’o, quelli per i quali dicono di non scioperare ma che, alla fine, faranno rinviare le partite dell’11 e 12 dicembre. Rinviare: perché lo sciopero dei calciatori italiani deciso ieri non annulla la giornata lavorativa, la rinvia. Non rosicchia danaro. Per i calciatori è privilegiato anche lo sciopero. Ma immaginiamo la rivolta degli schiavi. Che un presidente alla Lotito per una volta tiri dritto: «Se non giocate metto la Primavera». Li vorremmo vedere a picchettare gli stadi, normali, di fronte a celerini che non chiedono l’autografo.