Francesca Pierantozzi, Il Messaggero 1/12/2010, 1 dicembre 2010
SEGOLENE ROMPE LA TREGUA
Incorreggibile Ségolène Royal. L’avevamo lasciata sconfitta da Sarkozy alle presidenziali 2007, abbandonata dalla maggior parte dei suoi luogotenenti, sbeffeggiata e detestata dall’establishment socialista, «scippata» (almeno era la sua intima convinzione) della segreteria del partito, considerata finita, buona soltanto a gestire i formaggi di capra della sua rurale regione del Poitou Charente, e invece rieccola, più forte, determinata e guastafeste che mai. Ieri madame Royal ha ufficialmente aperto la corsa all’Eliseo e alle prossime presidenziali. Con un colpo di scena degno dei suoi tempi migliori, Ségolène ha scelto le pagine di due quotidiani locali della regione che presiede per annunciare ufficialmente la candidatura alle primarie del partito socialista per la scelta del campione della sinistra che tenterà di strappare l’Eliseo alla destra nel maggio del 2012. I giochi sono dunque aperti, e anche la guerra può ricominciare all’interno del tormentato partito socialista francese. Appena tre giorni fa la segretaria Martine Aubry aveva assicurato in un’intervista in diretta tv, durante il telegiornale della sera, che in nome della ritrovata unità del partito i tre pesi massimi, ovvero la stessa Aubry, la Royal e il superfavorito Dominique Strauss Khan, avrebbero presentato una candidatura «comune» alle primarie. Il patto di non aggressione è durato 72 ore. Ieri Ségolène Royal ha mandato in frantumi qualsiasi unità di facciata e, alla domanda dei cronisti sulla sua intenzione di ricandidarsi alle presidenziali, ha risposto: «Ho riflettuto a lungo e ho ascoltato molti pareri. E’ arrivato il momento di andare avanti con chiarezza e semplicità: la mia risposta è sì. So per esperienza che occorrono più di alcuni mesi per prepararsi e riunire. Tutti possono vedere come la destra sia già in campagna elettorale». E voilà, il dado è tratto. Nel partito, sconquassato da lotte fratricide fino alla vittoria delle regionali di marzo, che avevano riportato una parvenza di armonia, le rivalità personali rischiano di riaprire le lotte intestine. Per il momento la Royal è l’unico pezzo grosso del partito già candidato alle primarie dell’autunno 2011, che vede già in lizza altri cinque pretendenti. Si attende ora la discesa nell’arena di François Hollande, ex segretario del partito ed ex marito di Segolène, di Martine Aubry e soprattutto del presidente del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss Khan, osannato da tutti i sondaggi. DSK per il momento si fa sospirare. In una recente intervista ha dichiarato di voler arrivare alla fine del suo mandato al FMI, che scade nel novembre 2012, dunque fuori tempo massimo per l’Eliseo. In Francia nessuno ci crede, ma per il momento tutto tace. Ieri il socialista Jean-Marie Le Guen, molto vicino a Strauss Khan, si è limitato a notare che Ségolène Royal «non si oppone in nessun modo ad una eventuale candidatura di Strauss Khan». Peccato che la Royal un’idea sul futuro ruolo di DSK l’ha già: «sarebbe il miglior capo di governo che la Francia possa avere» ha detto ieri, prima di precisare che «al momento opportuno, vedrò con Dominique qual è il miglior dispositivo in grado di vincere». Una frecciatina è stata riservata anche alla segretaria del partito: «Martine ritiene che il candidato socialista debba dichiararsi il più tardi possibile per subire meno attacchi dalla destra, io invece penso che non si può entrare in una battaglia a marcia indietro». A destra, dove Nicolas Sarkozy staziona sempre più in basso nei sondaggi, la notizia è stata accolta con qualche ironia e molta prudenza. Il nuovo leader del partito Ump Jean-François Copé, che ha già fatto sapere di considerare «inutili» le primarie e invitato a riunirsi attorno al «candidato naturale» Sarkozy, ha fustigato le battaglie intestine dei socialisti: «preferiscono combattersi tra loro, che non vengano poi a darci lezioni di morale».