Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sia chiaro: tutto quello che scriveremo da questo momento in poi relativamente ai tagli che il governo si accinge a fare nella pubblica amministrazione è del tutto destituito di fondamento perché il presidente del Consiglio Mario Monti ha già avvertito che una cosa sono le ipotetiche anticipazioni giornalistiche, stampate tra l’altro con un tono imprudentemente asseverativo, un’altra la realtà vera di quello che lui e i ministri si accingono a fare…
• Qualcosa di sicuro, almeno, ci sarà.
Sono sicure le proteste. Una valanga. Ed è pressoché certo l’annuncio di uno sciopero generale. I sindacalisti sono usciti dalla stanza di Monti accusandolo di comunicazioni oscure e di reticenza. Bonanni, come al solito, voleva aprire un tavolo. Il presidente del consiglio, invece, che grazie ai successi in Europa si sente forte come all’inizio del suo mandato, non intende minimamente discutere con nessuno, meno che mai con i sindacati – a cui vorrebbe, secondo quanto scrivono i giornali, svirilizzare addirittura i permessi -, forse qualcosina si farà dire dai partiti, ma si capisce che sarà poco, pochissimo. Il governo, camminando sulle gambe del tagliatore Bondi e del razionalizzatore Giarda, ha intenzione di tirare dritto per la sua strada. Vuole sentire il catalogo delle proteste? Ma si riassume facilmente: ogni categoria, dai rappresentanti degli Enti locali e quelli che parlano in nome della Sanità, i professori, le forze dell’ordine, gli avvocati che scioperano già oggi perché tra l’altro vedono nel taglio dei tribunalini un attentato alla giustizia con la G maiuscola, eccetera eccetera, tutti costoro pronunciano il seguente discorso: è chiaro che i tagli sono indispensabili, è altrettanto chiaro che noi abbiamo già dato e siamo al limite. Il discorso alternativo è questo: non è così che si cambia la Pubblica Amministrazione, ci vuole una riforma che valorizzi l’opera dei lavoratori e via elencando (questo secondo modo di ragionare viene detto dagli spiritosi “benaltrismo”). Ora tutto questo sarà anche vero, indipendentemente da quello che il governo si propone, ma è vero anche che il dilemma è il seguente: o si taglia la spesa (azione sul lato delle uscite) o si mettono le tasse (azione sul lato delle entrate). Una terza via non c’è. Anzi, c’è: aumentare l’Iva a ottobre e poi di nuovo l’anno prossimo con effetti devastanti sulla domanda e sulle tasche della povera gente. Una qualunque passeggiata in qualunque ministero alle 11 di mattina permetterà invece di visitare una sequenza impressionante di stanze vuote. Brunetta voleva tagliare 300 mila statali e l’altro giorno, da nemico dichiarato del governo, ha baciato sulle guance sia Monti che Fornero.
• Queste notizie destituite di fondamento, ma che tuttavia i giornali pubblicano, in che consistono?
Qualche giorno fa ci siamo esercitati anche noi… Il Fondo sanitario nazionale perderà tre miliardi in due anni. I soldi alla Sanità per l’acquisto di beni e servizi saranno tagliati del 5%. Negli ospedali ci saranno 18 mila posti letto in meno (taglio delle strutture con meno di 80 letti). Trasferimenti alle Regioni diminuiti di un miliardo e 700 milioni in due anni. Presidenza del Consiglio: -15 milioni. Province dimezzate. Spesa per le auto blu dimezzata. Trasferimento di 200 milioni dall’università alle scuole non statali (è l’unica misura che fa indignare anche me e che non capisco: sempre se ci sarà). Stipendi bloccati fino al 2014. Niente concorsi per dirigenti fino al 2016. Assunzioni nel pubblico impiego: -20% nel 2012-2014, -50% nel 2015. Buoni pasto a 7 euro invece che a 14. Chi non prende le ferie rinuncerà anche ai soldi. Mobilità per il 10% dei dipendenti, pensionamento anticipato per il 20% dei dirigenti.
• Come saranno calcolati questo 10% e questo 20%?
Impossibile rispondere fino a che non leggeremo i decreti. I qualio potrebbero essere emanati in due o tre tempi.
• Vantaggi da tutto questo?
Una ciambella per altri 55 mila esodati. Non aumenterà l’Iva. La speculazione dovrebbe convincersi che l’Italia fa sul serio, e lo spread scendere. Monti vuole tornare ai 200 punti di differenza, che fa molti miliardi di risparmio sui conti pubblici.
• Ma quanto spende lo Stato per tutta la baracca?
820 miliardi. I risparmi di cui stiamo parlando assommano a 8 miliardi. Meno dell’1 per cento. Dal 1970 in poi (balzo del 40% del debito pubblico) la cifra che rappresenta le entrate è stata sempre inferiore a quella che rappresenta le uscite. Ancora nel 2011: entrate per 26.050 euro a testa, uscite per 31 mila euro a testa. Numeri che dànno ragione a finlandesi e olandesi quando fanno la guerra a Monti e alla sua pretesa che l’Europa compri una parte del nostro debito.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 5 luglio 2012]