ALESSANDRO ALVIANI, La Stampa 5/7/2012, 5 luglio 2012
Le grandi banche fanno testamento - Mai più Lehman Brothers. Per evitare che il crollo di un istituto sistemico trascini sull’orlo del precipizio l’intero sistema finanziario globale e colga impreparati i mercati e gli attori politici, come nel 2008, nove grandi banche internazionali sono state costrette dalle autorità di vigilanza statunitensi a scrivere il loro «testamento», secondo quanto anticipato dall’Handelsblatt e poi confermato dalle autotità Usa
Le grandi banche fanno testamento - Mai più Lehman Brothers. Per evitare che il crollo di un istituto sistemico trascini sull’orlo del precipizio l’intero sistema finanziario globale e colga impreparati i mercati e gli attori politici, come nel 2008, nove grandi banche internazionali sono state costrette dalle autorità di vigilanza statunitensi a scrivere il loro «testamento», secondo quanto anticipato dall’Handelsblatt e poi confermato dalle autotità Usa. Un piano in cui descrivono nel dettaglio come potranno essere liquidate in caso di fallimento. Cosa potrà essere salvato, cosa dovrà essere chiuso: tutto nero su bianco in alcuni documenti diffusi dalla Fed e dal fondo di garanzia dei depositi Fdic. In realtà i piani resi pubblici, lunghi in genere una trentina di pagine, sono solo un estratto delle migliaia di pagine depositate presso Fed e Fdic. La maggior parte delle mosse d’emergenza e dei dati più sensibili restano insomma segreti. A fare testamento sono state le statunitensi Jp Morgan, Bank of America, Morgan Stanley, Goldman Sachs, Citigroup, più altre quattro banche straniere con una forte presenza negli Usa: le svizzere Ubs e Credit Suisse, l’inglese Barclays e la tedesca Deutsche Bank. I testamenti, che sono un risultato del «DoddFrank-Act», con cui la politica statunitense vuole evitare il ripetersi di una crisi come quella scoppiata nel 2008, dovrebbero aiutare a capire come sono organizzati e quanto sono intrecciati a livello sovranazionale gli istituti e come operare in uno scenario di emergenza, agendo in fretta e limitando i costi per i contribuenti. Le «ultime volontà» di Deutsche Bank prevedono ad esempio che la prima banca tedesca venga spezzettata in caso di crac: le parti sistemiche finirebbero in una «bridge bank», che verrebbe controllata dal fondo salva-banche tedesco Soffin. Ciò consentirebbe di dividere la parte «buona» (cioè importante dal punto di vista sistemico) da quella «cattiva» (non sistemica) e di limitare gli aiuti pubblici solo agli asset buoni. La «bridge bank» dovrebbe poter fornire liquidità anche al braccio statunitense di Deutsche Bank. Una parte delle operazioni negli Usa verrebbero vendute a terzi, altre verrebbero chiuse. Il tutto si verificherebbe in modo ordinato e con turbolenze minime per l’intero sistema, assicura il testamento. Una valutazione positiva che si ritrova anche nei piani delle altre otto banche, le quale si mostrano convinte che oggi il fallimento di un istituto non farebbe tremare tutto il sistema come quattro anni fa. Il problema: la premessa da cui partono Fed e Fdic è che solo dei singoli istituti vacilleranno e che i mercati continueranno a funzionare in modo normale. Possibile? Probabilmente, è la velata critica inserita nel testamento di Goldman Sachs, le circostanze che porteranno al tracollo di una banca sistemica saranno diverse da quelle qui ipotizzate.