Paolo Emilio Russo, Libero 5/7/2012, 5 luglio 2012
AMATO, CHI L’HA VISTO? CI HA FREGATO ANCORA
Al Senato della Repubblica, ultima assemblea elettiva della quale è stato membro il professor Giuliano Amato, suggeriscono di rivolgersi a Palazzo Chigi. Alla sede del governo, dove il Dottor Sottile lo conoscono molto bene, ammettono che da quelle parti non lo si vede da un po’. Da esattamente due mesi, quando è stato nominato Commissario per la riforma dei partiti e dei sindacati dal Consiglio dei ministri. Subito dopo quell’annuncio erano stati allertati i responsabili dei “beni strumentali”, e si era pensato di mettergli a disposizione un ufficio nella sede staccata di Largo Chigi della Presidenza; poi, però, non se n’è più parlato. Niente segreteria, nessun recapito. Più facile trovarlo all’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, del quale è presidente dal 2009. Ieri, però, non era nemmeno lì: desaparecido. Il problema è che Giuliano Amato non è soltanto una “riserva della Repubblica”, un pensionato da undicimila euro al mese, ma un Super Commissario in carica nominato dal governo di Mario Monti e chiamato a risolvere un problema di spinosa attualità come la riforma dei partiti politici e delle forme di finanziamento dei sindacati. La nomina era arrivata un po’ a sorpresa lo scorso 30 aprile nel corso di una riunione dei ministri dalla quale erano usciti coi galloni di professori dei professori lui, Enrico Bondi e Francesco Giavazzi. L’incarico, stando alle parole del premier che lo introduceva trionfalmente alla stampa accreditata a Palazzo Chigi, «è a fornire analisi e orientamenti sulla disciplina dei partiti per l’attuazione dei princìpi di cui all’articolo 49 della Costituzione, sul loro finanziamento nonché sulle forme esistenti di finanziamento pubblico, in via diretta o indiretta, ai sindacati». Col clima antipolitico che c’è, l’esigenza di tagliare tutto a partire dai Palazzi, il suo ruolo doveva essere decisivo. Tanto più che sia i principali partiti sia i sindacati si sono detti disponibili nei mesi scorsi - come non avevano mai fatto prima - ad autoriformarsi, rinunciare a qualcosa. L’impresa, insomma, era possibile. Le «analisi» e gli «orientamenti » di Amato, però, risultano al momento non pervenuti. In due mesi l’ex premier e cofondatore (insieme a Massimo D’Alema) della Fondazione Italiani Europei si è limitato a rilasciare due interviste. Decisamente poco per affrontare e risolvere un problema fondamentale della Repubblica. Il suo disimpegno ha anche rischiato di creare un incidente gravissimo: con la riforma dei partiti abbozzata ad aprile da Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini e subito stoppata alla Camera questi ultimi si erano impegnati a devolvere la rata dei rimborsi elettorali di luglio ai terremotati dell’Emilia Romagna. Il testimone poi è passato al Dottor Sottile. Ormai, però, luglio è arrivato e nulla si è mosso. Soltanto un intervento in extremis della commissione Affari Costituzionali del Senato ha evitato l’altro ieri che quei soldi finissero come sempre ai tesorieri. Si tratta di 160 milioni di euro: 91 per il 2012 e 70 per il 2013. Grazie ad un accordo tra Pdl e Pd, senza bisogno di ricorrere ad alcun “facilitatore” come l’ex socialista, si è dimezzato il finanziamento e si sono introdotti meccanismi di trasparenza e controllo dei bilanci. In vista di questo voto, confermano a Palazzo Madama, non è pervenuta nessuna relazione, nessun intervento, nessun suggerimento legislativo del Commissario. Amato non si è fatto sentire, insomma. In compenso domani sera l’ex premier, che Monti avrebbe voluto suo vice, ha annunciato la sua partecipazione ad un convegno-ritratto su “Tiziano Terzani negli anni della formazione”, organizzato a Roma dall’Istituto che presiede. Anche sui sindacati e sull’annosa questione della non-registrazione delle organizzazioni, sulla mancata trasparenza delle forme di finanziamento, il Professor Sottile ha preferito mandare avanti gli altri. È stato l’altro Commissario, quello alla Spending review Enrico Bondi, a metterci una pezza. Nel decreto che dovrebbe essere approvato oggi dal governo, infatti, c’è una stretta sui fondi ai centri di assistenza fiscale gestiti dai sindacati e sui permessi sindacali. Fosse stato per il Dottor Sottile, nulla sarebbe cambiato.