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 2012  luglio 05 Giovedì calendario

IN SICILIA 3.337 ADDETTI PER 256 AMBULANZE


Ammalarsi in Sicilia può essere molto pericoloso. Assai più che nel resto del Paese. Non a caso per la tradizione popolare “il miglior medico di Palermo è il primo aereo per Milano”. Che non sia una superstizione lo conferma un caso recentissimo. Il reparto oncologia dell’ospedale civico, uno dei più grandi del meridione, è stato chiuso per incapacità del personale: dal primario all’ultimo stagista. Ad una giovane donna malata di cancro hanno sbagliato le dosi della chemioterapia. Anziché la malattia l’ha ammazzata la cura. Eppure la sanità in Sicilia costa 9,4 miliardi e l’anno scorso c’è stato un aumento di 519 milioni. A presidiarla Massimo Russo, ex pm prestato alla politica che a quanto pare ci ha preso gusto. Probabilmente sarà il candidato di Raffaele Lombardo per succedergli alla presidenza della Regione. Ma la sanità in Sicilia offre mille spunti di scandalo. A cominciare dalle ambulanze. Il famoso 118 che arruola 3.337 addetti per 256 mezzi. All’incirca tredici portantini per ogni assistenza. Uno scandalo talmente evidente da provocare il rimprovero della Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno chiesto lo sfoltimento degli organici. Per tutta risposta la Regione ha approvato nuovi aumenti. Il 118 costa 110,5 milioni. Tredici in più dell’anno precedente. Ma volendo cominciare a far pulizia in Sicilia non ci sarebbe che l’imbarazzo della scelta. A cominciare dai dipendenti regionali: circa 20 mila contro 3.450 della Lombardia che pure conta il doppio degli abitanti. Come se non bastasse la giunta Lombardo, ormai arrivata agli ultimi giorni di vita, sta tentando il colpaccio. In vista delle elezioni previste per ottobre, ha provato a stabilizzare 18 mila precari. Un gran colpo. La soluzione che sicuramente consentirebbe al partito di Lombardo (Mpa) di vincere. Finora c’è stata l’opposizione del Commissario dello Stato. Tuttavia non è escluso che nelle prossime settimane, approfittando di qualche cavillo, l’operazione vada in porto. Nel frattempo possono sperare anche i pretendenti a una trentina di posti da commesso di piano. In gergo cancelleresco si chiamano camminatori. Questi signori riceveranno la giusta retribuzione in cambio dell’instancabile opera delle loro gambe che li condurranno da una stanza all’altra di Palazzo d’Orleans (la sede della Regione) a trasferire documenti, cartellette, incartamenti, faldoni, pratiche, fascicoli e dossier dal mittente X al destinatario Y, poiché il mittente X e il destinatario Y hanno già il loro bel daffare. Una mansione certamente di responsabilità, ma anche piuttosto suggestiva in tempi di crisi e di internet. Ma in Sicilia gli sprechi si sprecano. La regione è nota nel mondo per il mare e le spiagge. Non certo per le sue vette. Le catene montuose sono poche e decisamente piccole (Madonie e Nebrodi- Peloritani). La situazione non cambia anche aggiungendo qualche altro monte (gli Iblei, gli Erei ed il comprensorio del Sosio). Una realtà così insignificante è vigilata da oltre oltre 30 mila forestali. Un autentico esercito. La Lombardia, con una popolazione doppia rispetto alla Sicilia e una catena montuosa che comprende gran parte dell’arco alpino, di forestali ne ha appena 3 mila. Tante pietre miliari sulla strada verso la bancarotta. Eppure finora non c’è stato verso di intervenire. La Regione utilizza lo Statuto dell’Autonomia come una clava che impedisce l’arrivo di qualunque controllore. Così il resto d’Italia (e oggi d’Europa) deve pagare e tacere. Perché questo fu lo scellerato patto che fermò il movimento indipendista siciliano nell’immediato dopoguerra. L’isola accettava di restare attaccata all’Italia anziché diventare un’altra stella Usa. In cambio Roma si impegnava a tenere eternamente e copiosamente aperti i rubinetti dei finanziamento statali. Un copione impossibile da strappare nonostante il capo dell’esercito indipendentista siciliano fosse il bandito Salvatore Giuliano. Lo Statuto fa parte della Carta del ’48. Per cambiarlo (o abrogarlo) servono le stesse procedure di revisione della Costituzione. I deputati eletti in Sicilia (e i loro partiti) impediranno per sempre l’eventualità.