Maria Lombardi, Il Messaggero 05/07/2012, 5 luglio 2012
PRESO IL BOSS DELLE PANTERE ROSA
Sarà pure una «pantera rosa» ma anche questa volta si è fatto fregare. Abilissimo rapinatore, scaltro come pochi nel portar via diamanti, smeraldi e catene d’oro, audace saccheggiatore di gioiellerie, quelle prestigiose del centro. Poco accorto però nella cura dei dettagli, quelli minimi, ovunque passa Mitar Marijanovic lascia una traccia incontestabile. L’ha fatto nel colpo da un milione e mezzo in via Vittoria, lì a tradirlo fu un’impronta digitale. Tutto studiato nei particolari, ma un sacchettino di plastica abbandonato incautamente in un negozio della catena di Roberto Coin l’ha messo nei guai. E l’ha fatto anche in via del Babuino, nella gioielleria d’Avossa, qualche gocciolina di saliva ha portato a lui.
Grazie a questi segni microscopici - scoperti con sofisticati strumenti d’indagine - gli investigatori della squadra mobile hanno dato un nome all’«angelo bianco del terrore». Così era stato battezzato il rapinatore distinto che insieme a un complice il 12 luglio scorso aveva svuotato le custodie di raso del negozio vicino piazza di Spagna: 600mila euro di bottino. «Chiuso per rapina di tutto», il cartello scritto a mano era stato piazzato in mezzo alla vetrina dalla proprietaria Maria Rosaria d’Avossa.
Mitar, 62 anni serbo montenegrino, era stato arrestato da poco, il 3 marzo scorso, per il colpo in via Vittoria. Per lui il gip ha emesso ora una nuova ordinanza di custodia per la rapina di via del Babuino. Per i «Pink Panthers» un’altra botta: si chiama così la gang di cui il bandito fa parte. Ex militari serbi, slavi e montenegrini specializzati in rapine spettacolari nelle gioiellerie di tutto il mondo, compresa quella al centro commerciale di Dubai: per sfondare le vetrine le pantere utilizzarono due Limousine. In dieci anni la banda ha portato via dai negozi gioielli per duecento milioni. Il capo si fece arrestare due anni fa a Trastevere.
Marijanovic ha continuato a mettere a segno un colpo dietro l’altro. Il 12 luglio dell’anno scorso entra nella gioielleria d’Avossa, al civico 47 di via del Babuino, con un complice. Due uomini distinti e ben vestiti, «sembravano ricchi turisti italiani», racconta la commessa filippina. Minacciano la donna puntandole un coltello alla gola, la schiaffeggiano e poi la trascinano in bagno per immobilizzarla legandola con le manette al lavandino. Le strappano anche una collanina d’oro. I due banditi prendono tutto e poi fuggono attraverso una porta del locale collegata con il condominio vicino. Il colpo è stato ben studiato: la via di fuga scelta ad arte, la conoscenza di ogni cassetto del negozio. Ma la saliva lasciata su qualche superficie consente agli investigatori della squadra mobile di Roma diretti da Renato Cortese di risalire al Dna del rapinatore. Pochi dubbi, è compatibile con quello di Mitar.
Qualche mese di tregua e poi i «Pink Panthers» alzano il tiro. Questa volta puntano alla gioielleria Coin di via Vittoria. E’ il primo febbraio scorso, tarda mattina. Una Toyota Aigo si ferma lì vicino, il serbo entra in un negozio di borse mentre gli altri due a volto scoperto e senza guanti irrompono nella gioielleria, ammanettano direttrice e commessa e riempiono di gioielli alcuni sacchetti di plastica che tirano fuori dalle tasche. Un sacchetto è di troppo e lo lasciano nel negozio, ma proprio sul cellophane gli investigatori trovano le impronte di Mitar. Nessun dubbio nemmeno questa volta: la mente della rapina è lui. Dopo il colpo i complici chiamano il capo sul cellulare, è il segnale che tutto è andato come doveva. Mitar esce dal negozio di borse e riparte con la Toyota mentre gli altri fuggono in motorino.
Il serbo al momento dell’arresto prova a negare, dice che in quel momento era in un negozio per comprare una borsa alla figlia. Ma l’alibi non regge di fronte alla prova. Credeva di aver pensato a tutto ma è stato tradito dalla sua impronta.
Adesso si cercano gli altri «Pink panthers», la polizia è sulle tracce dei complici di Marijanovic. Chi era con lui in via del Babuino potrebbe essere presto identificato. Le ineffabili pantere ricercate dagli investigatori di mezzo mondo sentono di essere accerchiate.