Primo Di Nicola e Emiliano Fittipaldi, L’Espresso 5/7/2012, 5 luglio 2012
MARGHERITA PRONTA CASSA
Bollette, conti di ristoranti, multe a non finire. Mentre Francesco Rutelli annuncia querela per calunnia contro Luigi Lusi, riserva nuove sorprese il file sui conti della Margherita, da fine maggio in mano ai pm. Perché le uscite segnate su un foglio Excel dall’ex tesoriere (per un totale di 7, 6 milioni di euro) illustrano per la prima volta come i politici di un grande partito si dividono e utilizzano i fondi pubblici. Già si conoscevano le somme milionarie girate alla fondazione di Francesco Rutelli, Centro per il futuro sostenibile (associazione che - a parte girare soldi all’Api e stipendiare collaboratori di Rutelli - per l’ambiente ha speso davvero pochino); le multe da migliaia di euro dell’auto usata - secondo Lusi - da Giuseppe Fioroni; gli appannaggi in favore di Enzo Bianco e della società di proprietà della sua segretaria. Ora "l’Espresso" ha letto tutto il documento, che elenca 412 importi diversi, divisi per numero di fattura (quando c’è), anni (dal 2009 al 2012), causale e intestazione: 19 pagine in più "capitoli", intestati a quelli che secondo Lusi ne erano beneficiari: Rutelli, Enrico Letta, Gianpiero Bocci, Enzo Bianco, Dario Franceschini, Giuseppe Fioroni, Paolo Gentiloni, Matteo Renzi, Franco Marini, Giovanni Barbagallo e Rosy Bindi. Altri capitoli riguardano le spese dei candidati Margherita alle europee 2009, tra i quali spiccano Vittorio Prodi, fratello di Romano, Silvia Costa e David Sassoli.
Dal file, al vaglio dei magistrati da un mesetto, finora non sono spuntati rilievi di carattere penale. Anche le nuove accuse di Lusi ("Ho acquistato gli immobili e creato società all’estero su suggerimento di Rutelli", ha detto il senatore Pd nell’interrogatorio di garanzia) vengono prese con grande cautela dalla procura di Roma. Parola contro parola. Comunque le spese della Margherita documentate da Lusi, se accertate per vere, raccontano per la prima volta i dettagli e i modi spregiudicati con cui vengono spesi i soldi pubblici dei rimborsi elettorali.
Secondo la deposizione del tesoriere, imputato di aver sottratto dalle casse del suo partito oltre 25 milioni di euro, il patto non scritto tra i maggiorenti prevedeva che il 60 per cento delle erogazioni finissero agli ex popolari, il restante 40 per cento ai rutelliani. Andiamo con ordine, e partiamo proprio da Rutelli. Che, ricordiamolo, ha sempre sostenuto che la Margherita non ha girato all’Api nemmeno un euro. I dati inediti riguardano il 2011. Per pagare quattro stretti collaboratori ("Nobili, Pasqualini, Podda e Sensi", annota l’ex tesoriere: i primi due sono esponenti politici dell’Api, l’ultimo il portavoce storico del leader lanciato da Marco Pannella), Rutelli avrebbe ricevuto dalla Margherita 54 mila euro a gennaio e febbraio, e altri 179 mila euro tra agosto e settembre.
Non solo. Nel capitolo "Rutelli" spuntano fuori anche i pagamenti per quattro bollette dell’Acea (non è indicata l’utenza), un "videoregistratore sicurezza" (4.200 euro) e per la "Control Security" (forse spese relative alla casa all’Eur del senatore Api, da anni sotto tutela), oltre ai 675 mila euro per il Cfs. Quell’anno decine di migliaia di euro vengono bruciate in "spese telefoniche": Gianni Vernetti, deputato Api, secondo Lusi avrebbe ricevuto nel 2011 un rimborso da 32.553 euro. Fanno 2.700 euro al mese, una cifra un po’ elevata, a meno che non si parli con la Nuova Guinea 24 ore su 24. Il cellulare di Vernetti era sempre in funzione anche nel 2010 (17.731 euro i rimborsi segnati dal tesoriere arrestato) e nel 2009, quando segna il record con un conto da 35.890 euro. Nello stesso anno c’è un’altra voce curiosa che riguarderebbe Rutelli: 11.379 euro per il "rimborso spese telefoniche" di quattro uomini della "scorta"; mentre a favore del responsabile organizzativo dell’Api, Pino Bicchielli, risultano 30 mila euro sia nel 2010 che nel 2011.
In una nota del 25 maggio - dopo che alcuni giornali rivelarono alcune spese del partito - Rutelli, Bindi, Fioroni e Franceschini definirono l’elenco "uno schemino scombinato e impreciso in cui sono annotate vecchie spese regolarmente autorizzate, ora usato a fini diffamatori". Sarà, ma le spese - di certo legittime - pongono una questione se non etica almeno politica sull’utilizzo di fondi pubblici.
Nella parte che riguarda Enrico Letta è evidenziata "un’erogazione liberale" da 42 mila euro per l’"Associazione 360": non un ente qualsiasi, ma il think-tank personale fondato dal nipote di Gianni nel 2007 e oggi presieduto da Umberto Ranieri. Anche a Gianpiero Bocci, presidente del comitato federale di tesoreria della Margherita, è dedicata una pagina nella quale Lusi annota spese da migliaia di euro nel giugno-luglio 2009: tra queste, due fatture da 6.197 euro totali per il ristorante "Locanda del teatro" a Norcia (in quei giorni si teneva in Umbria un convegno degli ex popolari capeggiati da Giuseppe Fioroni); altri 3.600 l’8 luglio 2009 per pagare il buffet all’"Enoteca Onofri"; 2 mila euro per "La Ginestra" e altri 2.490 per il ristorante "La Collina". Tutti soldi per le spese dei convegnisti, s’intende. Anche il cellulare che la Margherita dà a Bocci per l’organizzazione dell’evento pare costare parecchio: ben 5.089 euro.
Ce n’è anche per Enzo Bianco. Per pagare le spese sue e quelle dei suoi collaboratori e i servizi di comunicazione della M&S Congressi (società di Mario e Patrizia Minnelli, segretaria di Bianco), il parlamentare - come scritto anche da "Libero" - avrebbe ricevuto tra il 2009 e il 2011 circa 626 mila euro. Invece Antonello Giacomelli, capo segreteria di Dario Franceschini (al quale sono riferiti 31 pagamenti per un totale di 1 milione 644mila euro dal 2009 al 2012), avrebbe ottenuto nel 2011 oltre 232 mila euro. Soldi che, secondo le carte in mano ai pm, sarebbero serviti anche a noleggiare veicoli e auto (c’è una fattura da 38.500 euro alla Scs autonoleggio), a saldare service e bollette telefoniche, a pagare (15 mila euro) la Opera manager.com per realizzare portali Internet della corrente Franceschini: "Tutto regolarmente fatturato", precisa Giacomelli.
A beneficio di Beppe Fioroni, invece, Lusi avrebbe girato nel 2010 circa 11.800 euro per le multe della sua auto, e altri 16.799 per la benzina: "Sento parlare di multe di cui non ho conoscenza perché elevate alla macchina della Margherita", ha spiegato il parlamentare del Pd. Secondo l’ex tesoriere nel 2011 l’auto usata da Fioroni avrebbe fatto ancora peggio: le "multe gennaio-dicembre" dell’anno scorso ammonterebbero a 24.784 euro, in pratica oltre 2 mila euro al mese di soste vietate e affini (la voce carburante è ferma a 15.636 euro). Fioroni avrebbe avuto pagato anche il permesso della Ztl per il centro di Roma, mentre 10.080 euro sono stati fatturate allo "studio legale Ruta". Ci sono poi altri 19.440 euro spesi per il "noleggio" di automezzi; 25.934 di "rimborso spese telefoniche" per il solo 2009; mentre l’11 maggio 2011 per comprare il nuovo cellulare E7 della Nokia sono stati spesi 609 euro. Non è finita: per la corrente di Fioroni, Lusi avrebbe pagato alla Key Research, specializzata in studi e sondaggi, 6 mila euro nel 2010 e altri 8.520 nel 2011, mentre 30 mila sono andati all’associazione Orizzonte.
Il documento di Lusi è compilato con cura certosina, e riguarda tutti i big. Le spese 2010 riferite a Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni (72 mila euro), arrivano nel 2011 a quota 126 mila: molte fatture sono segnate sotto il nome "Luigi Bobba", deputato Pd, ex presidente delle Acli, considerato l’inventore del termine "teodem". Matteo Renzi, secondo Lusi, avrebbe invece avuto per le elezioni amministrative fondi per 76 mila euro, mentre un’altra fattura da 45.660 euro intestata alla Web&Press non sarebbe stata pagata perché "il budget" che il partito aveva previsto per supportare il futuro sindaco di Firenze era stato "superato". Renzi ha però sempre smentito di essere stato finanziato dal partito e ha annunciato querela.
Dalle carte della segretaria di Lusi è possibile ricostruire il costo di una campagna elettorale: per le Europee Guido Milana ha avuto 111.480 euro; Patrizia Toia 82.482; Giovanni Barbagallo 99.924; l’ex vicedirettore del Tg1 David Sassoli 117.300 , di cui 30 mila di "autonoleggio". Molto meno avrebbero avuto i bindiani Angelo Montemarano (36mila), Vittorio Prodi (17.762 ) e Franco Vaccari (40.089 euro), mentre l’ex presidente della giunta della Campania Andrea Losco ha sforato la quota di 100 mila euro concordata, tanto che Lusi annota di non avergli rimborsato un’ulteriore fattura di 18.600 euro per la Eurograph. L’altro campano, il re delle tessere Pasquale Sommese, ha spaccato il capello e speso 100.080 euro. Le elezioni però non sono andate bene ed è passato all’Udc. Obiettivo raggiunto invece per Gianluca Susta che ha girato 99.981 euro all’agenzia "Publistyle 81" di Biella per la campagna che lo ha riportato a Strasburgo.
Nel file sono segnalati anche tre versamenti dalla Margherita al comitato Centocittà - fondato da Rutelli, Bianco, Realacci e Gentiloni e sciolto sulla carta nel 1999 - ciascuno da 48 mila euro, effettuati tra il 2009 e il 2011. Tre mesi fa "l’Espresso" ha raccontato che dal conto di Centocittà 150 mila euro erano passati il 30 novembre 2009 alla fondazione Cfs di Rutelli, che il giorno dopo aveva effettuato un bonifico di pari importo alla neonata Api. Denaro di cui non v’è traccia né nei bilanci del partito, né nelle dichiarazioni congiunte a Montecitorio. Dove invece dovrebbero risultare tutti i versamenti sopra i 50 mila euro. n