Rassegna, 5 luglio 2012
Il Cern annuncia: ecco la particella di Dio
• Dal Cern di Ginevra è arrivato l’annuncio ufficiale della scoperta di una nuova particella e tutto fa pensare che sia il bosone di Higgs. «Buongiorno a voi qui a Ginevra, e buonasera a voi a Melbourne», ha esordito il direttore generale del Cern, salutando gli scienziati riuniti in Australia per la grande conferenza biennale Ichep (un appuntamento imperdibile per i fisici delle particelle). La caccia al bosone di Higgs ha visto impegnati due esperimenti diversi, Cms e Atlas, entrambi al lavoro sulle tracce di particelle prodotte facendo scontrare protoni all’interno del grande acceleratore LHC. Proprio fra quelle tracce, andava cercata la firma dell’imprendibile Particella di Dio. A parlare sono stati i due coordinatori degli esperimenti, l’americano Joe Incandela e l’italiana Fabiola Gianotti. Man mano che sugli schermi si succedevano le diapositive, la gioia andava crescendo. Dopo le incertezze degli ultimi giorni, il risultato è apparso chiaro a tutti: entrambi gli esperimenti possono dichiarare di aver scoperto una nuova particella, e la possibilità che sia un abbaglio è inferiore a una su un milione. La particella è senza dubbio un bosone, e a quanto si può vedere ha tutte le caratteristiche per essere proprio il bosone di Higgs. Più oltre gli scienziati non vogliono andare. Il loro punto è chiaro: non ci sono ancora sufficienti dati per affermare con certezza che questa particella sia proprio il bosone che ci si aspettava. [Gallavotti, Sta]
• L’annuncio di oggi apre un’altra epoca della fisica. Per i prossimi mesi, forse anni, i fisici saranno impegnati a capire se la particella appena annunciata corrisponde pienamente al bosone di Higgs così come è previsto dalla teoria chiamata Modello Standard, che racchiude tutto ciò che oggi gli scienziati ritengono di sapere sul funzionamento dell’Universo. [Gallavotti, Sta]
• Ricorda la Dusi (Rep) che la scoperta del bosone di Higgs è anche la storia di migliaia di fisici che da mezzo secolo hanno lavorato in vista di questa giornata. Solo per costruire Lhc sono serviti vent’anni di lavoro. L’acceleratore di particelle più potente del mondo ha sancito la superiorità della ricerca europea su quella statunitense in questo campo della fisica, innescando una “migrazione dei cervelli” dall’America verso il vecchio continente. Oggi a capo di tre dei quattro grandi rivelatori che “fotografano” le collisioni fra i protoni all’interno dell’acceleratore ci sono tre scienziati italiani. Il nostro paese partecipa alla ricerca del Cern tramite l’Istituto nazionale di fisica nucleare. Ed è stata proprio Fabiola Gianotti, che guida i 3mila ricercatori del rivelatore Atlas, ieri a presentare la scoperta del bosone di Higgs con il collega americano Joe Incandela del rivelatore Cms.
• Sulla Stampa Bianucci spiega cos’è un bosone: «Si chiamano bosoni, dal nome del fisico indiano Bose che con Fermi ne descrisse le proprietà, le particelle che trasportano una forza. Sono bosoni, per esempio i fotoni, cioè le particelle che costituiscono la luce, e i gluoni, la colla che tiene insieme i nuclei degli atomi. Il bosone di Higgs è speciale: è la particella che conferisce una massa a tutte le altre particelle, e quindi in qualche modo dà ad esse l’esistenza in quanto oggetti materiali. Questa è la sua potenza “divina”. Da ieri, dunque, conosciamo il segreto della massa delle particelle subnucleari, e quindi sappiamo come è fatto l’universo visibile (purtroppo stiamo parlando solo del 4 per cento di quanto esiste, il 96% ci sfugge perché è sotto forma di materia ed energia invisibili). Fatto non irrilevante, sappiamo inoltre perché si sono spesi sette miliardi di euro nel Large Hadron Collider, Lhc, un anello di magneti lungo 27 chilometri nel quale due fasci di protoni si scontrano a energie mai raggiunte prima.
• Scrive la Dusi su Rep: «Nel corso dell’ultimo mezzo secolo Peter Higgs ha viaggiato il mondo per spiegare la sua teoria. Ha affrontato momenti di crisi per il calo di creatività dopo gli anni ’60 ed è stato abbandonato dalla moglie: “Perché lavoravo troppo”. Con il collega Vittorio Del Duca dei laboratori di Frascati, Peter Higgs si è confessato sulla rivista Asimmetrie: “Ci fu un periodo in cui non feci molto. Poi mi interessai di supersimmetria. Ma ero troppo vecchio per fare cose nuove. C’era una gran quantità di matematica che non avrei potuto assorbire tanto rapidamente. Così lasciai perdere”».
• Sembra che l’espressione “Particella di Dio” sia stata coniata dall’ignoto revisore di una casa editrice che, in un libro in cui si parlava della difficoltà di individuare il bosone, corresse «goddamn particle» (maledetta particella), troppo forte, in «god particle», particella di Dio. [Sta]