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 2012  luglio 05 Giovedì calendario

DOVEVA ANDARE IN AFRICA, ADESSO PRESENTA LIBRI

Usain Bolt è a Londra. Walter Veltroni in Versilia. Ma il record l’ha battuto lui, l’ex leader Pd: mancano tre settimane all’uscita del suo libro (L’isola delle rose), nessuno l’ha ancora letto, ed ecco articoli di stroncatura. Primo al traguardo è stato Libero.
Certo, mentre guardi l’uomo che sale sul palco della Versiliana pensi che l’obiettivo è quasi ideale: davanti a te c’è il Veltroni di sempre, eppure è un’altra persona. È passata una manciata di anni: Obama a recitare “Yes, we can”, Veltroni con il suo “Si può fare”. Adesso uno è presidente Usa, l’altro si cimenta in una torrida – meteorologicamente – intervista con Stefania Sandrelli. Veltroni, che succede? “Nulla, anche quando ero al governo scrivevo articoli di cinema”.
EPPURE per vedere davvero Veltroni bisogna osservare i volti di chi ha intorno, uno specchio perfetto per le persone note. Tanti gli si fanno incontro. La simpatia pare intatta. Ma non è difficile scorgere in qualcuno un sottile compiacimento: il leader che parlava al Paese, stasera è qui, a intervistare la Sandrelli. La soggezione di un tempo sembra sciogliersi.
Chi conosce Veltroni lo sa: Walter il “sentimentale” in fondo non ama aprirsi, rivelarsi vulnerabile. Non con tutti. E, però, specchiandosi in chi gli parla forse legge quella domanda: “Come sta Veltroni adesso che non è più Veltroni?”.
Ma lui non si tira indietro. “Faccio il deputato”, risponde a un signore brizzolato che gli stringe la mano , “Certo, non sono stati anni semplici. Sapevo che poteva essere dura: vivi a 200 all’ora…”, e qui chi lo conosce avverte un salto nel tono di voce, “Che belli i tempi della campagna elettorale 2008… e d’un tratto… finito”. Il signore lo guarda, come se aspettasse un’espressione, una smorfia. Che non arriva, Walter ha la faccia di sempre, affabile e controllata insieme,: “Mi chiedevo anch’io come sarebbe andata, temevo che mi mancasse l’aria. Sono cambiate tante cose, a cominciare dal rapporto con il tempo. Invece sono sereno”, ripete, come per fissare il punto. Ed ecco il cinema: “Bè, come Totò anch’io ho fatto il militare a Cuneo, conosco il mondo. Lo sapevo che i falsi amici si sarebbero dileguati, però non provo un senso di retrocessione sociale… e poi per fortuna ho tanti interessi, non sono mai stato totus politicus”. Già, i libri, come chiede un ragazzo: “Essere un politico non giova a chi scrive. Hanno raccontato che volevo candidarmi allo Strega, quando era il contrario.
PER ME SCRIVERE è una cosa seria. Un impegno totale”. E quello sfornare libri a tempo di record come sottolineano i maligni? “Scrivo veloce, forse per il passato da giornalista. Ma oggi, quando non sono alla Camera, passo dieci ore al giorno a scrivere e documentarmi. Per me la scrittura è rigore, non la prendo con leggerezza”. Sono così, assicura, le giornate di Veltroni: la Camera, la commissione Antimafia, gli incontri. Ma soprattutto i libri. “Alcuni miei colleghi, D’Alema, Bindi, Franceschini hanno accettato nuovi incarichi. Io no. Mi sono dimesso e da quel giorno faccio solo il parlamentare”.
Cincinnato in attesa di tempi migliori oppure ha ragione il rottamatore Renzi? Con il limite delle tre legislature, sorride, anche Berlinguer sarebbe presto uscito di scena. Il ricambio “è giusto se ci sono le idee”.
Spunta il solito guastafeste: “E l’Africa?”. Come dire, dovevi essere in Mozambico, che ci fai in Versilia? “Era un progetto, non sapevo che poi mi avrebbero candidato alla guida del Pd. Ma l’impegno per l’Africa è continuato, abbiamo costruito un orfanotrofio a Maputo, la città mi ha nominato cittadino onorario”. Onorario, appunto… “Ci sono politici cui nessuno contesta le nefandezze e a me rinfacciano l’Africa… non capisco”. Adesso, però, non ci ricasca: “Non so che cosa farò tra sei mesi. Mi sono dimesso da segretario del Pd, ma non dal mio impegno. E il punto centrale oggi deve essere la legalità, la lotta alla corruzione. Perché le riforme non bastano se prima non si risolvono i nodi che fanno prosperare le mafie e si mangiano 130 miliardi l’anno. Il primo punto di ogni cambiamento è questo”, più dei tagli e del rigore. Ma il Pd ha fatto abbastanza? “Ora mi pare un po’ più attento”. Negli occhi del ragazzo che lo guarda le due immagini si ricompongono, Veltroni è di nuovo Veltroni.
Per un istante. Stasera si intervista la Sandrelli. Il titolo del dibattito pare scelto per entrambi: “La magnifica illusione”. Ma chissà, per dirla con Gassman, se davvero il grande avvenire è dietro le spalle.