Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 05 Giovedì calendario

IL RUSSO TORNA LINGUA UFFICIALE, È RIVOLTA A KIEV


A soli due giorni dai cori festanti dei tifosi spagnoli che esultavano per la vittoria degli Europei di calcio, il lungo viale Kreshiatik che taglia in due il centro di Kiev ha visto scene di folla molto più cruente e drammatiche. Urla, bastonate e cariche della polizia hanno seminato il panico e fatto almeno una cinquantina di feriti tra i quali anche una celebrità dello sport locale, il pugile peso massimo Vitalij Klitchko.
La rabbia dei contestatori si è scatenata all’alba di mercoledì quando il parlamento ucraino ha approvato una legge voluta dal dieci per cento
della popolazione e vissuta come una umiliazione inaccettabile dal rimanente novanta. La legge restituisce alla lingua russa lo status di lingua ufficiale trasformandola nella seconda lingua del Paese. Il presidente Viktor Yanukovich l’aveva promesso nella campagna elettorale di due anni fa. Era un modo per ringraziare il fortissimo appoggio di Mosca alla sua elezione contro l’odiata Yiulia Tymoshenko. Ma soprattutto per ingraziarsi il gruppo degli oligarchi ucraini delle regione mineraria di lingua russa Donbass, che lo finanziavano allora e continuano copiosamente a finanziarlo adesso. La lingua russa, imposta come lingua di Stato in era sovietica, viene considerata dagli ucraini il
simbolo dell’oppressione di Mosca. Tanto che dalla fine dell’Urss in poi si è cercato di inventare neologisimi e forme grammaticali che possano distinguere sempre più due lingue che, soprattutto a orecchie straniere, appaiono molto simili.
Che la decisione potesse scatenare una violenta protesta era dunque prevedibile. Ma Viktor Yanukovich evidentemente sperava di farla passare nel clima di euforia post Europei. Ieri però ha dovuto bruscamente annullare una conferenza stampa che doveva tracciare il bilancio «dei successi ottenuti» con l’organizzazione di Euro 2012, per occuparsi degli scontri di piazza e delle dimissioni polemiche del Presidente del Parlamento. Per il momento
ha scelto la linea dura. Ratificherà la legge e minaccia elezioni anticipate in caso di ulteriori proteste. Ma sa bene che sarebbe una scelta azzardata. Un voto a ottobre potrebbe dare un imbarazzante successo al cosiddetto fronte Tymoshenko che si è coalizzato nel nome dell’ex premier condannata a sette anni di carcere al termine di un processo universalmente ritenuto falso e senza prove.
Piantonata dai poliziotti nella sua stanza di ospedale a Kharkiv, la Tymoshenko ha atteso la fine degli Europei per lanciare la campagna elettorale per i suoi eredi. Il nuovo stato di caos ucraino potrebbe essere l’occasione giusta.