Rassegna, 5 luglio 2012
Fornero, no alla sfiducia
• La mozione di sfiducia contro Elsa Fornero, ministro del Welfare, è stata respinta alla Camera ieri con 435 voti contrari, 88 a favore e 18 astenuti. In Aula mancavano 89 parlamentari. Il Pdl è stato spaccato da numerosi frondisti: 5 deputati hanno votato sì alla sfiducia, 40 erano assenti. E 16 si sono astenuti. Fronda anche nel Pd: in 19 non hanno rinnovato la fiducia alla Fornero. A presentare la mozione di sfiducia è stato, dall’opposizione, il capogruppo della Lega, Dozzo, che ha definito la Fornero «ministro della disoccupazione», mentre il neo segretario Roberto Maroni s’è rammaricato per l’esito della votazione. Durante la fase delle dichiarazioni di voto, anche l’altro partito di opposizione, l’Idv, ha criticato il ministro. «Sugli esodati – ha attaccato Di Pietro – ha detto che sono 65 mila mentre l’Inps ne conta 390 mila. Per questo ha commesso un imbroglio gravissimo affermando il falso mentendo sapendo di mentire». Il ministro in Transatlantico ha poi risposto: «A chi mi accusa di mentire dico che non ho mai mentito: non è mia abitudine farlo e non inizierò ora che ricopro il ruolo di ministro. La mozione di sfiducia non mi ha infastidita, non è questo il termine adatto. Mi ha creato sofferenza». [Custodero, Rep]
• Sul voto di ieri Feltri sulla Stampa: «È uno sbriciolamento quotidiano a cui contribuiscono questi folli regolamenti parlamentari: nel caso, le fiducie interminabili realizzate per chiamata nominale sotto la presidenza, quasi due ore per concludere una votazione che a pressione di pulsante richiederebbe quattro secondi; nell’attesa, accasciate sui divani, o in cortile a fumare, con l’andare del tempo anche le migliori intelligenze si intorpidiscono. Figuriamoci quelle medie».