Elisabetta Reguitti, il Fatto Quotidiano 5/7/2012, 5 luglio 2012
“ELUANA È SEMPRE IL SORRISO DELLA VITA”
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, ha deciso di garantire alla Film Commission i fondi per finanziare le produzioni dell’anno in corso. Nell’elenco figura anche la pellicola di Marco Bellocchio ispirata alla vicenda di Eluana Englaro. Ripristinati i 330mila euro ed evitato quindi il peggio - anche dal punto di vista politico - verso gli elettori e l’opinione pubblica del Fvg, la regione che aveva garantito alla famiglia Englaro ciò che era stato negato in Lombardia. Ovvero, l’accesso alle strutture sanitarie. L’altra sera, quindi, dopo una lunga giornata di trattativa è arrivata la soluzione alla bega: un accordo tra Pd e Pdl che, attraverso un emendamento, permetterà di onorare gli impegni della Film Commission fino a fine anno; poi la chiusura.
Patuzza, provincia di Udine - al confine con l’Austria -, il paese in cui sono nati gli Englaro e dove dal 9 febbraio 2009 è sepolta Eluana. Beppino, abituato a guardare sempre oltre non si smentisce anche su questa vicenda.
Che idea si è fatto?
Che si sarebbe potuto evitare tutto. Che con ieri si è chiusa una discussione, evitabilissima, iniziata lo scorso dicembre. Mi astengo da ogni altro commento ricordando però come a fine dicembre 2008 il governatore Renzo Tondo, durante una sua visita privata a Eluana, affermò di non essere come Formigoni.
Cosa intendeva?
Che istituzionalmente le sentenze dei massimi organi giurisdizionali, in uno stato di diritto, vanno sempre applicate. Non a caso il Tar della Lombardia ci ha dato ragione proprio rispetto alla posizione assunta dal presidente Formigoni.
Il disegno di legge sul “fine vita” è fermo in Senato.
È un testo definito palesemente anticostituzionale dai massimi esperti della materia. Bene farebbero a cancellarlo perché imporre per legge che una persona sia obbligata ad accettare di essere alimentata e idratata in modo artificiale è qualcosa di assurdo. La politica su questo argomento è passata dal male al peggio.
Quindi il clima non è cambiato?
Certamente non dal punto di vista politico ma, al contrario, nell’opinione pubblica. Sempre più persone capiscono che non possono rimanere scoperte in caso di incapacità di intendere e di volere. Sotto il grande cielo delle norme, tra l’altro, dal 2006 è stata introdotta anche la figura dell’amministratore di sostegno. Nonostante questo, però, non mancano i tentativi di strumentalizzazione di una certa classe politica che dimostra tutta la sua limitatezza.
E l’impegno dei Comuni?
È relativo, nel senso che è la persona che si deve tutelare scrivendo le proprie volontà. Lo ripeto: la gente è più avanti della politica. Quello che manca piuttosto è un’informazione onesta e corretta. Come diceva Pulitzer: “Un’opinione pubblica informata è la nostra Corte suprema”.
Lei centellina dichiarazioni e interviste. Non si è mai lasciato tirare per la giacchetta da nessuno, eppure riesce a fare paura. Perché?
Io paura? Si sbaglia... (ride ndr). Fanno paura le due sentenze inappellabili che hanno messo la parole fine alla nostra vicenda.
Due?
Sì, due. La prima è quella della corte di Cassazione del 16 ottobre 2007. La sentenza guida che segna la storia e che molti politici farebbero bene a rileggere anziché fare finta che non sia mai stata scritta. È un testo in cui i magistrati restituiscono dignità alla persona e alla sua libertà di scelta, così come vorrebbe la Costituzione. L’altra sentenza è quella delle persone che incontro ogni giorno e mi ringraziano. Sacerdoti compresi. L’ultima volta è accaduto in un incontro a Pesaro.
Ha visto il film di Bellocchio che ha provocato il
terremoto in Fvg?
Assolutamente no. Vede, Eluana per noi è sempre il sorriso della vita. Mi è bastato incontrare Marco Bellocchio per capire il livello con cui si sarebbe occupato di questo tema di confine.
Lei usa spesso il termine
confine.
La storia di Eluana è una situazione di confine tra la vita e la morte che una certa medicina crea alle persone. La politica, su temi come la nostra vicenda, non ha capito di aver oltrepassato il confine di tolleranza delle persone che non sopportano più di sentire usare certi argomenti come slogan elettorale. Infine io sarò sempre grato al Fvg, proprio terra di confine, per avermi garantito il rispetto dei diritti fondamentali di mia figlia che mi ha sempre detto: “Libertà di vivere, non condanna a vivere”.