Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 05 Giovedì calendario

Una volta c’era la caserma Pdl dove sulle questioni Rai (e giustizia) non si fiatava, nessuno poteva scostarsi di un millimetro dai voleri della Real Casa, ovvero da Silvio Berlusconi e dai suoi interessi in conflitto

Una volta c’era la caserma Pdl dove sulle questioni Rai (e giustizia) non si fiatava, nessuno poteva scostarsi di un millimetro dai voleri della Real Casa, ovvero da Silvio Berlusconi e dai suoi interessi in conflitto. Poi è successo che le maglie si sono allentante, il Cavaliere ha perso Palazzo Chigi, i dissidi nel partito si sono centuplicati, in ogni Regione è scoppiata la guerra per bande, la metà dei parlamentari non verrà più eletta e quindi si comincia a giocare per sé, anche per interessi personali. Ecco, la “straordinaria” vicenda che sta andando in scena in commissione Vigilanza Rai rientra in questo processo di sfilacciamento in cui perfino dei fedelissimi del Capo disattendono gli ordini di scuderia. È successo infatti che il senatore Paolo Amato non era d’accordo con i quattro nomi da votare per il Cda di viale Mazzini perché era stato tagliato fuori Giampaolo Rossi, presidente di Rainet e fidanzato dell’onorevole Deborah Bergamini. Rossi faceva parte della lista degli otto nomi che era stata redatta a via dell’Umiltà, il quartier generale del Pdl, nelle settimane scorse. Ma i “fortunati” predestinati dovevano essere solo quattro e in una riunione dei componenti pidiellini qualcuno ha chiesto al segretario Angelino Alfano «e ora come facciamo?». Chi rimane dentro e chi fuori? Con quale criterio si sarebbe presa una decisione? «Magari facciamo le primarie», ha scherzato Marcello De Angelis. Battuta non raccolta. Su queste cose c’è poco da scherzare perché perdere il controllo in Rai è cosa seria, molto seria. A tagliare e scremare ci hanno pensato Berlusconi e i capigruppo l’altra sera a Palazzo Grazioli. Alla fine nella rosa dei nomi da votare in Vigilanza Giampaolo Rossi non c’era. Allora la Bergamini, così raccontano i beni informati del Pdl, si è arrabbiata e ha cercato di far saltare il piano, non credendo che ci sarebbe stata una compensazione di qualche tipo. Ha parlato con Amato, suo concittadino fiorentino con il quale in Toscana condivide la guerra contro il coordinatore nazionale Denis Verdini. Così il senatore si è presentato in Vigilanza: prima ha votato Flavia Piccoli Nardelli, la candidata sostenuta dall’inedita alleanza tra Fli e Idv. Risultato: prima fumata nera; poi si è rivotato ed è spuntata una strana scheda bianca: altra fumata nera, mandando in bestia gli uomini del Pdl e soprattutto Berlusconi. Adirato l’altra sera a Palazzo Chigi ha chiesto ai dirigenti del partito cosa serve convocare l’ufficio di presidenza e decidere la linea se poi i parlamentari fanno quello che vogliono? È partita la caccia al colpevole, Amato viene individuato, si dice che è il mandante di Pisanu in rotta con il Pdl e in avvicinamento al Terzo Polo, a Fini in particolare. Ma da una più accurata indagine salta fuori che la mano del «traditore» è stata armata innanzitutto dalla Bergamini. Così Amato è stato messo alla porta sostituito, guarda caso proprio ieri, da Pasquale Viespoli del gruppo Coesione Nazionale, in sostanza una costola del Pdl. Con la conseguenza che adesso potranno essere eletti nel Cda della Rai Verro. Pilati, Rositani e Todini, un nome, quest’ultimo, frutto di un’intesa tra Pdl e Lega. Mentre gli altri tre sono il risultato dell’equa divisione tra ex Forza Italia ed ex An. Ora su tutto questo è esploso un conflitto istituzionale tra il presidente della Camera Fini e il suo omologo al Senato Schifani, che ha messo nero su bianco la sostituzione di Amato con Viespoli. Del resto la seconda carica dello Stato, una volta che Fini se n’è lavato le mani, ha risposto a una lettera che gli aveva mandato il capogruppo del Pdl Gasparri per annunciare che il suo partito avrebbe rinunciato a un componente in Vigilanza per fare posto a Viespoli. E fin qui tutto sembrava filare liscio, ma chi avrebbe potuto prevedere che Amato si sarebbe ribellato?