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 2012  luglio 05 Giovedì calendario

Battere il gol fantasma costa - Più volte invocata, più volte messa all’indice. La tecnologia e il calcio è la storia - infinita - di un tira e molla, forte quando il pallone supera la linea di porta senza che l’arbitro se ne accorga, debole quando il tempo sana le ferite

Battere il gol fantasma costa - Più volte invocata, più volte messa all’indice. La tecnologia e il calcio è la storia - infinita - di un tira e molla, forte quando il pallone supera la linea di porta senza che l’arbitro se ne accorga, debole quando il tempo sana le ferite. Stavolta, però, il confine è alle spalle, perché, oggi a Zurigo, il massimo consesso mondiale, l’Ifab, dovrà esporsi, cancellando la sperimentazione sul gol-fantasma o aprendo ufficialmente la porta al futuro, alle telecamere o ai micro chip nel pallone. Partita doppia, partita politica. Doppia in quanto gli otto membri dell’International Football Association Board sono chiamati a stabilire non soltanto se adottare uno dei due sistemi per arrivare alla certezza scientifica se un tiro o un colpo di testa hanno varcato la linea, ma anche se abbandonare o ufficializzare l’utilizzo dei due arbitri d’area di rigore. Il partito del sì alle tecnologia ha aumentato i suoi iscritti da quando, il 19 giugno, il fischietto ungherese Kassai non ha convalidato la rete dell’ucraino Devic giudicando (errore clamoroso) l’intervento dell’inglese Terry fuori dalla porta. «Ma a cosa serve, allora, l’arbitro in più a pochi metri di distanza dai pali? Toccava a lui segnalare il gol...», fu l’urlo mondiale la notte della beffa per l’Ucraina. Quell’arbitro, anzi i due arbitri, uno per area, servono per il gran capo dell’Uefa Michel Platini per eliminare i rischi di errore, senza, però, far perdere di centralità al giudizio del direttore di gara: l’Uefa non vuole la discesa in campo della tecnologia perché il pallone non deve essere scienza esatta, ma imprevedibilità. Platini in difesa; Blatter, presidente della Fifa, espressione del calcio dei cinque continenti, all’attacco. Conservatore, il primo. Radicale, adesso, il secondo perché Blatter chiede strada per l’Occhio di falco o per il pallone con i microchip dentro. La politica, così, fa da sfondo al giorno che potrebbe cambiare il football. Platini e Blatter ne sono l’espressione massima a livello calcistico e le scelte dell’Ifab sono destinate a modificare le strategie delle singole federazioni. Cosa accadrà se, oggi, da Zurigo dovesse arrivare il via libera alla modifica delle regole del calcio dando l’ok alla scienza esatta senza rinunciare all’aiuto degli arbitri d’area di rigore? Alle decisioni dei quattro membri scelti dalla Fifa e dei quattro rappresentanti del Regno Unito, Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda del Nord che compongono l’Ifab (per ogni voto occorre la maggioranza qualificata dei 3/4) le federazioni guardano con una certa preoccupazione. Primo problema: i costi per l’installazione dei sistemi tecnologici (di circa 400 mila dollari per tutto l’impianto). Seconda difficoltà: dove e quando formare la squadra di arbitri necessari per coprire tutte le partite di uno o più campionati. «Ci adegueremo alle decisioni dell’Ifab, siamo l’Italia, federazione all’avanguardia sotto tutti i punti di vista...», così il presidente dell’Aia, Marcello Nicchi alla vigilia della riunione di Zurigo. Lo stesso Nicchi che, però, soltanto 48 ore prima si era augurato con una certa preoccupazione che l’eventuale rivoluzione «sia graduale perché non potrà andare tutto a regime in modo istantaneo vista l’assenza di risorse umane o economiche...». Il punto sembra proprio questo: se novità dovrà essere che sia introdotta con i tempi giusti. La tecnologia, invocata a gran voce davanti ad un pallone cancellato dalla porta o spinto oltre la linea con troppa fretta dal fischietto arbitrale, piace a Blatter e agli inglesi, ma non a Platini e a gran parte dei paesi dell’Uefa. E se all’uso dell’Occhio di falco o del sistema GoalRef, l’Ifab aggiunge quello dei sei arbitri per gara nei campionati nazionali, il giorno che può cambiare il calcio, per qualcuno, diventerebbe un incubo.