Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri i carabinieri del Nas di Milano (Nas = Nucleo antisofisticazione) hanno scoperto in un magazzino all’ingrosso cinque tonnellate e mezza di carne conservata alla rinfusa dentro due celle frigorifere, congelata malamente e trattata con apparecchiature fuori norma. Le pellicole che la avvolgevano non erano quelle che ci vogliono per questo tipo di alimenti (anzi, quasi sempre erano pellicole fabbricate per prodotti non alimentari) ed erano lacerate in parecchi punti. Nella carne, proveniente da tutta Europa e destinata a macellerie ed esercizi commerciali lombardi, c’erano molti frammenti di ghiaccio. Pessima la procedura per lo smaltimento dello scaduto: i militari hanno trovato pezze risalenti al 2005, stoccate in promiscuità con altra carne non ancora controllata e potenzialmente pericolosa. Al titolare dei due congelatori sono state comminate, per ora, solo delle multe.
• Metto insieme a questa notizia l’insalata di Salerno con tracce di topicida, le capesante al cadmio di Chioggia, le polpette di cavallo e le torte al cioccolato infestate da batteri fecali dell’Ikea, i dolci e i formaggi di Nestlè e Kraft bloccati in Cina, e infine i famosi tortellini con la carne di cavallo della Findus. Metto insieme queste notizie dell’ultimo mese, e in certi casi delle ultime ore, e le domando: allarme rosso?
Forse no. Intanto precisiamo: il titolare dell’azienda di Agri (Salerno) da cui proviene l’insalata col topicida trovata in Germania sostiene che il veleno stava nei frigoriferi tedeschi. Quando il prodotto è partito dall’Italia, il 26 febbraio, era a suo dire tutto a posto. Chiede l’intervento, a difesa, del ministero. Le capesante di Chioggia sono il risultato di una furbata di dieci pescatori che sono andati a prender pesce in zone proibite. Le storie di Ikea, Nestlè, Kraft e Findus credo si possano far risalire allo stesso problema, quello dei prodotti alimentari che fanno il giro del mondo. Ne avrà sentito parlare, no? Lei mangia un’insalata di pomodori, crede che venga magari dalla Puglia e invece arriva dall’Estremo Oriente.
• Sì, ne ho sentito parlare, ma come è possibile, per esempio, che per farcire un tortellino che dovrebbe esser pieno solo di manzo, si ricorra anche al cavallo? E i controlli?
Guardi, proprio la storia del cavallo finito nei tortellini ci fa capir bene la cosa. In quel caso il percorso comincia con la Comigel di Metz (nord-est della Francia) che chiede, per conto della Findus, una partita di lasagne surgelate alla Tavola di Capellen (Lussemburgo). La Tavola ordina allora la carne alla Spanghero di Castelnaudary (Linguadoca, siamo nel sud della Francia). La Spanghero gira il problema a una ditta di Cipro. Questa si rivolge a un trader olandese che finalmente compra la carne in Romania. Ora finalmente il macinato romeno arriva alla Spanghero che lo gira all’impianto del Granducato. Qui il prodotto viene cotto, surgelato e distribuito nei supermercati europei. Prezzo: 7-8 euro al chilo. La carne di cavallo, non dichiarata, è servita ad abbassare il costo di produzione. Il ricorso al Lussemburgo si giustifica con le tasse. Tutto l’ambaradan è funzionale anche ai costi generali, per esempio quelli della manodopera. È vero che ci sono controlli, specie sul lato italiano, ma la trafila è talmente lunga che i punti di debolezza sono inevitabili.
• Il versante italiano è il più attento? Sta dicendo questo?
Sì, direi di sì. Nel percorso che le ho appena descritto la responsabilità sembra essere della francese Spanghero, registrata nell’albo del ministero della Salute francese. Sono loro ad aver certificato una cosa per l’altra. Si tratta tuttavia di una ventina di tonnellate di carne di cavallo, poca cosa in fondo rispetto alle 110 mila consumate ogni anno in Europa. I francesi ci badano poco, non le dico che cosa si trova nei supermercati inglesi, dove si sono accorti solo adesso di quello che gli rifilano. Lo sa che in America la Budweiser è stata messa sotto accusa perché s’è scoperto che diluisce la birra con acqua in modo da risparmiare il 3-8% di alcol? In Svezia, che noi penseremmo all’avanguardia di tutto (ma Ikea e Findus sono svedesi) gli si volatilizzano i cavalli senza che riescano a capire dove vanno a finire. L’Equine Industry Association (Hns) ha comunicato che da ricerche condotte dal 2000 risultano scomparsi 100 mila cavalli, circa 8.000 l’anno. Il calcolo è stato fatto così: nel paese ci sono 360 mila capi, dovrebbero morirne 22 mila l’anno e invece i decessi registrati sono 14.000. Dove finiscono gli altri?
• Nei tortellini?
O negli hamburger. Portare la carcassa di un cavallo al bruciatore costa 500 euro. Mandandolo all’estero, specialmente all’Est, ci si guadagna ancora qualcosa.
• Quindi c’entra la crisi?
La mistica del chilometro zero, cioè mangiare il prodotto cresciuto, coltivato o allevato dietro casa, non è priva di fondamento. Ma la consolerò, riguardo al giro planetario di quello che ci arriva a tavola, dicendole che il più importante produttore ed esportatore di caviale al mondo non sta in Russia ma a Viadana di Calvisano, pianura di Brescia. La differenza con tutto quello che abbiamo elencato finora? Che si tratta di caviale squisitissimo…
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