Giuseppe Matarazzo, Avvenire 10/3/2013, 10 marzo 2013
IL VUOTO GOVERNATIVO? COSTERA’ 23 MILIARDI
La «vacatio» governativa e l’incertezza prolungata potrebbero costare caro a famiglie e imprese. Se nelle prossime settimane i partiti politici non troveranno un’intesa in grado di garantire la nascita di un nuovo esecutivo che affronti da subito alcune priorità di carattere economico e fiscale, il danno potrebbe toccare almeno i 23 miliardi di euro. A stimare l’effetto «incertezza» sulle tasche degli italiani è la Cgia di Mestre. «In campagna elettorale – esordisce il segretario Giuseppe Bortolussi – tutti i principali leader politici erano d’accordo nell’evitare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto nel prossimo mese di luglio, nel rivedere la nuova tassa sull’asporto rifiuti che cominceremo a pagare verso la metà di quest’anno, nello sbloccare una parte dei pagamenti dello Stato verso le imprese, nel tagliare l’Irap e il costo del lavoro e nell’abolire o ridurre l’Imu sulla prima casa». Tante promesse che a questo punto nessuno potrà mantenere. La Cgia esplicita «le dimensioni economiche di questi impegni elettorali ». Nel dettaglio: se non si riuscirà a evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% previsto dal primo luglio, i consumatori subiranno un aggravio di imposta per l’anno in corso di 2 miliardi di euro; se non si ritoccherà l’impianto della Tares (la nuova imposta sui servizi comunali, ndr ) dal prossimo mese di luglio le famiglie e le imprese pagheranno 2 miliardi di euro in più rispetto al 2012; su uno stock di 80/90 miliardi di euro di mancati pagamenti da parte dello Stato nei confronti delle imprese private, l’impegno assunto per il 2013 è di sbloccarne almeno 10; se non si ridurrà ulteriormente l’Irap e il costo del lavoro, le imprese e i lavoratori non si gioveranno di un necessario sconto fiscale pari a un importo stimabile in 5,5 miliardi di euro; la mancata abolizione/ riduzione dell’Imu sulla prima casa non consentirà alle famiglie italiane di risparmiare almeno 3,5 miliardi di euro. Una situazione che - senza un governo chiaro – rischia dunque di diventare fortemente critica. Soprattutto quando si avvicineranno le scadenze di giugno-luglio. «Così se ne avvantaggeranno solo gli usurai», tuona Bortolussi.