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 2013  marzo 10 Domenica calendario

COLPA DI BERSANI A RUOTA DEI 5 STELLE

Serie B mi sembra troppo. Gli amici di Fitch, per quanto sputtanate siano queste clas­sifiche, sono stati indulgenti. Direi serie C. Questo meritiamo. Non tanto per la recessione, che è il pro­dotto n­ecessario di un calo ultrade­cennale della produttività, di mici­diali tutele corporative maschera­te da sindacalismo classista, di pia­gnoneria nazionale, vittimismo, cialtroneria della stampa e tv, di un debito pubblico bestiale, di un debito privato insufficiente (pochi consumi, po­co credito, pochi investimenti), di una politica accidiosa e umi­liante per tutto il Paese. Sì, la politi­ca è anche fatta per infliggere dan­ni all’avversario anziché e prima di trovare soluzioni per tutti, ma fi­no a un certo punto.
Siamo in serie B per un motivo dei motivi, una evidenza delle evi­denze. La faziosità naturale di noi italiani ci spinge al più estremo dei paradossi autolesionisti. Pie­gati dai numeri, e chiamatelo spread o come volete voi, assedia­ti dagli speculatori, ci siamo affi­dati a un commissario e stretti co­me si dice a coorte. La coorte si chiamava Abc, la strana maggio­ranza che ha liberato l’Italia e in parte anche l’Europa dall’onda­ta di sfida alla moneta unica e ai debiti nazionali, senza bisogno di diventare clienti del bund e dei suoiamministratori, senzapresti­ti, senza perdere la faccia. Buona o giusta che fosse la scelta, antipa­tico o no che risulti il professor Monti, le cose importanti per non finire nel crepaccio sono sta­te fatte, certi chiodi a cui aggrap­parsi aggravano la fragilità del percorso, questo è vero, ma ti sal­vano.
Comunque sia, questo è acca­duto. Poi una campagna elettora­le demenziale, in combinato di­sposto con la campagna giudizia­ria sempre vigile e attenta, ha de­terminato la seguente situazio­ne. Il 70 per cento degli italiani ha votato per Monti, Berlusconi e Bersani (10, 30 e 30 per cento), cioè per Abc. Ma sembra che, da­ti l’odio e la volontà di umiliare l’avversario profusi a piene mani per un paio di mesi, per fare mag­gioranza, una maggioranza fin­ta, effimera, ridicola e caciarona, fondata se nascesse sulla svendi­ta da parte del Pd dell­a sua suppo­sta serietà professionale al cialtro­nismo demagogico del famoso comico di riferimento, parlo de­gli otto punti di Bersani, bisogni adesso corteggiare (e un po’ ba­stonare) Grillo e i grillini, la mino­ranza del venticinque per cento di soliti ignoti che era rimasta fuo­ri dall’unità nazionale e che anzi ha conquistato le sue fortune sul­la solita denuncia dell’ammuc­chiata, con risultati particolar­mente generosi a forza di vaffan­culo. Il tutto in un Paese grottesco in cui le voci più brillanti dell’ esta­blishment liberale rivendicano il diritto di dirsi grillino, che fa più fi­go che bocconiano, dopo il voto per giunta (particolare impudi­co).
Il rifiuto di fare maggioranza di unità davanti alla recessione, alla necessità di riforme serie contro l’andazzo corporativo di decen­ni, il rifiuto di un decente compro­messo politico per squalifica mo­rale dell’avversario, per libidine di potere, per mandare in galera o a piazzale Loreto il solito uomo nero, e la voluttà con cui si butta nellaspazzaturailgovernotecno­cratico, il ruolo delle élite , quel po­co che era stato costruito per usci­re dall’impasse del bipolarismo impazzito, per passare subito a corteggiare la totale ignoranza de­gli scout di Casaleggio, un guru settario che predica guerra e apo­calisse, non è forse un episodio a fumetti del nostro serial di serie C?