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 2013  marzo 10 Domenica calendario

VOGLIONO ARRESTARE BERLUSCONI PER NON FARLO PIÙ PARLARE

«Vogliono costringermi a tacere, impedirmi di parlare e tagliarmi fuo­ri da tutto. Il loro obiettivo è met­termi il silenziatore, sterilizzar­mi ». Quello delle ultime 48 ore è un Berlusconi chiuso nel bunker, convinto che la procura di Milano sia arrivata al redde ra­tionem e deciso a combattere fi­no alla fine. «Non mi avranno»,si lascia andare con un amico di lungo corso. Una delle rarissime conversazioni degli ultimi gior­ni, visto che ieri pare che nessu­no dei tanti parlamentari che s’è presentato al San Raffaele per un saluto abbia avuto alla fine udien­za. Ricoverato in ospedale, infat­ti, il Cavaliere studia i processi sul tavolo. Un «accerchiamen­to »,lo definisce l’ex premier.Che a marzo dà per scontate già due condanne: il primo grado di Ru­by e l’appello dei diritti tv. Poi c’è Unipol, dove martedì scorso Ber­lusconi è stato condannato ad un anno. E soprattutto l’inchie­sta di Napoli, con i rumors che dalla Campania raccontano di una richiesta di arresto già bella e pronta. Voci di corridoio- ci man­cherebbe- di cui ci si limita a dare conto solo per dovere di crona­ca. Ma che tra i più stretti collabo­ratori del leader del Pdl sono con­siderate credibili.
Sarebbe questa, infatti, la chia­ve per «silenziare» Berlusconi. Con un dettaglio:aspettare l’inse­diamento del nuovo Parlamen­to, in modo che a votare l’autoriz­za­zione all’arresto non sia la vec­chia Giunta delle autorizzazioni della Camera (con numeri favo­revoli a Berlusconi) ma la nuova Giunta per le immunità del Sena­to. Un voto, insinua un ex mini­stro del Pdl, che potrebbe di fatto essere «il vero voto di fiducia a un esecutivo Bersani sostenuto da Grillo».Traduzione:Pd e M5S da­rebbero il via libera all’arresto del Cavaliere che a quel punto di­venterebbe una sorta di agnello sacrificale per giustificare un go­verno Bersani-Grillo difficile da far digerire ai rispettivi elettorati. Un esecutivo, insomma, che na­scerebbe nonostante tutto ma nell’interesse superiore di far fuo­ri Berlusconi. Uno scenario pos­sibile. E nel quale sarebbe suffi­ciente anche una richiesta agli ar­resti domiciliari. Fosse accolta, infatti, sarebbe il magistrato di sorveglianza a regolare quel che il leader del Pdl può e non può fa­re. Di fatto Berlusconi sarebbe «silenziato».Niente vertici di par­tito, niente tv, niente comizi. « Ze­ro tituli », direbbe Josè Mourinho dovesse polemizzare con la Ro­metta. Il timore del Cavaliere, in­somma, è che lo si voglia togliere dalla scena per un periodo indefi­nito. Semplicemente obbligan­dolo al silenzio. Già, perché co­me dimostra Grillo la discrimi­nante non è certo l’ineleggibilità.
Il leader del M5S non si è candida­to (né premier né al Parlamen­to), eppure fa politica grazie a die­ci telecamere che bivaccano da­vanti alla sua villa di Genova. Ber­lusconi potrebbe fare esattamen­te lo stesso, pure se non fosse più eleggibile e quindi restasse fuori dal Parlamento. Il problema ve­ro, invece, è se non potesse più far sentire la sua voce. Se un arre­sto – o anche i più «morbidi»do­miciliari – gli inibisse la possibili­tà semplicemente di parlare. Ec­co perché il Cavaliere pensa che la manifestazione del 23 marzo sia decisamente troppo in là. Già per domani, infatti, Berlusconi vorrebbe una prima mobilitazio­ne. Gli«eletti»del Pdl-parlamen­tari e consiglieri regionali - do­vrebbero riunirsi sotto il Palazzo di giustizia di Milano per una pro­testa formale.